Dallo Statuto al Progettodi Pietro M. Toesca
Problemi linguistici Al di là del rilievo giuridico - che è soprattutto quello di definire l'ambito
dinamico in cui un'istituzione si muove - il significato di uno statuto
è quello di orientare immediatamente il lettore circa il messaggio generale
che quella realtà costituita vuole comunicare. Ogni termine del nostro attuale discorso è fortemente consumato, carico
di pesi indicativi a volte anche soltanto contingenti, ma risonanti nell'immaginario
dell'utente in modo preciso, e tanto più tale quanto più lontano dal valore
semantico originario o fondamentale a cui sembrerebbe di poter far capo
semplicemente con l'ausilio del vocabolario. Abbiamo allora scelto una via intermedia, quella di un certo compromesso
linguistico che ci è sembrato paradossalmente il meno ... compromesso storicamente. La rete è ad un tempo un reticolo che rimanda da ciascun punto a tutti gli altri, e una superficie in movimento che filtra, trattiene e fa emergere ciò che serve ad animare ulteriormente il rapporto esistente. E le piccole città. Si aggiungano gli equivoci connessi all'aggettivo storico e la confusione è sicura. Il che non importa tanto sul piano teorico che è quello che consente, perché richiede, continue precisazioni ed approfondimenti, ma sul piano pratico: noi vogliamo collegare città che hanno precisi connotati e che da questi possono trarre gli elementi dell'invenzione di un modello dinamico riguardante non solo l'agglomerazione sociale ma in generale la gestione possibile che l'uomo fa oggi del mondo. Ciò che si chiama sviluppo e che a sua volta è fortemente compromesso dai concetti relativi all'accumulo quantitativo di beni, forze, energie e valori costituenti a sua volta, tout-court, un modello contro il quale noi ci poniamo attivamente.
..e poi ancora:
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