Dallo Statuto al Progettodi Pietro M. Toesca La solitudine e il confronto La grande sfida contemporanea è ormai quella della convivenza, di un intreccio reciproco che permetta di contemperare le scoperte della ragione e le attrezzature approntate in funzione di quelle scoperte, con il bisogno, il diritto, la condizione dell'esistenza singola come agenzia (per usare un termine postmoderno) della fruizione e dell'iniziativa per questo inaffondabilmente personali. Perché dunque ci siamo riuniti in associazione? Possiamo metterla in due modi. Perché l'alternativa all'associazione è la solitudine, l'isolamento, e quindi la divisione insanabile, impotente, tra la realtà data e il sogno, tra la necessità di adeguarsi al grande processo di omogeneizzazione e il vagheggiamento di alternative impossibili. Perché insieme, invece, quella divisione diventa tensione reale, confronto
capace di sollecitare l'invenzione e l'azione. In una società spietatamente divisa tra un "pubblico" che non è altro che la delega assoluta di tutto ciò che riguarda il rapporto ad un'unità che poi si arroga ogni decisione a nome del delegante in tal modo espropriato, e un 'privato" costretto a identificarsi con prospettive di puro inserimento e dunque di connivenza tanto più promozionale quanto più obbediente e adeguata, ciò che manca è proprio il luogo pubblico, lo spazio comune da attrezzare e in cui esercitare un rapporto che via via, invece di consumarsi, cresca su di sé, si configuri come riferimento sicuro sempre più ricco di opportunità per tutti e, dunque, per ciascuno.
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