L'A.I.S.O. rimanendo fedele ai principi per cui è stata fondata
prosegue con il Bollettino a diffondere l'informazione riguardante le teorie
e le tecniche di trattamento delle fratture e pseudoartrosi allo scopo
di migliorare la loro guarigione.
Un problema importante che dovremo affrontare in futuro sarà
l'accelerazione dei processi di riparazione.
Numerosi sono i fattori che sono stati scoperti, ma da questo cumulo
di dati sarà necessario scegliere i più efficaci nella pratica
clinica. Nonostante i numerosi studi vi è ancora un'alta percentuale
di ritardi o non consolidazioni. Poiché esistono sedi particolari
con alto rischio come il collo del femore e lo scafoide, si è voluto
dare molta importanza alla causa vascolare ( peculiare di queste sedi )
ma anche alla difficoltà del controllo delle sollecitazioni per
le caratteristiche anatomiche locali. Queste due cause sono ancora molto
discusse.
Vi sono molti indizi, ma non prove, che i fattori meccanici diano un
considerevole contributo alla qualità, quantità e velocità
dell'osteogenesi mentre l'azione negativa del danno vascolare, indubbiamente
importante, sembra poter essere compensata sufficientemente da una valida
osteosintesi che non disturbi la rivascolarizzazione e la neovascologenesi.
La riparazione di una frattura è un processo singolare, che per
una cascata di eventi evolve verso la formazione del callo di guarigione.
Per molti motivi, in cui intervengono diversi fattori, non sempre ciò
avviene, per cui il chirurgo impiega tutta la sua esperienza per evitare
il ritardo o la non consolidazione cercando di accelerare questo processo.
Per fare ciò ha a sua disposizione molte tecniche che possono ridurre
i rischi del fallimento terapeutico.
Allo stato attuale possiamo disporre di strumenti, mezzi e trucchi
per trattare le nostre patologie, specie quelle traumatiche e siamo passati
dal pressappochismo ad una maggior precisione. Ci troviamo nella condizione
di poter scegliere, tra le diverse opzioni, la procedura in grado di risolvere
o almeno affrontare i problemi con maggiori speranze di successo. Una gamma
rilevante di combinazioni tra impianti e frattura è a nostra disposizione.
Ma questo maggior spazio per la fantasia ci costringe a delle regole e
dei limiti oggettivi: i modelli devono essere il frutto della logica, i
mezzi e i metodi devono essere razionali.
L'osso è un solido materiale da costruzione, ma è anche
un tessuto vivente. Le cellule sono responsabili della riparazione delle
micro e macro lesioni traumatiche a cui rispondono con la rigenerazione
di elementi cellulari e della matrice lesa, attivando processi di riparazione,
proliferazione e differenziazione, rendendo la struttura ossea più
resistente in vivo. Un miglioramento della guarigione delle fratture è
stato messo in relazione all' applicazione di micromovimenti controllati
con un regime osteogenetico e non osteolitico, a causa sia della sollecitazione
che funge da stimolo di proliferazione e di differenziazione, sia in forma
lesiva creando reazioni biologiche endostali e periostali che entro certi
limiti sono utili al R.A.P. ( Regional Acceleration Process ).
Le condizioni meccaniche migliori non sono ancora state stabilite.
si sa che una rigida fissazione può essere utile, ma poche informazioni
sono state riportate sulla quantità e qualità dei movimenti
che possono influenzare ciascuno stadio della guarigione di una frattura.
Riducendo il grado di movimento le pseudoartrosi ipertrofiche guariscono
rapidamente. White d'altra parte, applicando un regime intermittente di
forze, non ha visto modificazioni delle caratteristiche e velocità
della consolidazione. Goodship e Lanyon hanno dimostrato che un piccolo
numero di cicli di carico mantengono l'osteogenesi nell'osso intatto ed
evitano l'osteopenia.
Molti hanno dimostrato che un regime particolare di movimento nella
prima fase può favorire il callo senza però considerare il
rapporto tra diastasi e movimento suggerito dal modello di Perren. Inoltre
già il Powels aveva sostenuto che nessun tessuto può essere
vitale ed esistere se la forza a cui è sottoposto supera la sua
resistenza all'allungamento.Indubbiamente il movimento può essere
utile, ma la sua intensità deve essere rapportata alla riduzione
ed alla diastasi residua o presente per perdita di sostanza, che può
tollerare più o meno un determinato regime di forza a seconda dell'ampiezza
del tessuto interposto.
Secondo i lavori di Carter, di Frost e Jaworski gli stimoli possono
essere prodotti anche da microdanni a patto che questi non si accumulino
rendendo negativo il bilancio metabolico e l'omeostasi cellulare. Quando
trattiamo una frattura modifichiamo e riduciamo lo stimolo meccanico; è
perciò probabile che esista un appropriato regime di forza che possa
influenzare la velocità tanto auspicata di guarigione. Questo stimolo
ottimale non è ancora conosciuto. Potrebbe trattarsi di sollecitazioni
a bassa intensità o movimenti controllati in prevalente azione assiale
delle risultanti con neutralizzazione delle forze nocive alle strutture
Secondo Woo un certo movimento stimola la proliferazione del callo esterno.
Comunque ripeto, un consenso non è stato raggiunto sulla rigidità
di fissazione ottimale per differenti tipi di frattura e non vi è
ancora un accordo su come e quando modificare questa rigidità nel
decorso, sebbene per la maggior parte degli autori nella prima fase è
necessaria una maggior quiete meccanica. A livello cellulare esiste un
controllo della proliferazione, della differenziazione e della sintesi
della matrice con la conseguente deposizione di calcio, ma il meccanismo
di questi fenomeni non è ancora ben chiarito a livello molecolare
e non sono stati ancora ben stabiliti i parametri meccanici ottimali. Sono
tutti motivi per affrontare e discutere questi argomenti in futuro.
Attualmente per mettere ordine nelle indicazioni è necessaria
un'attenta valutazione delle metodiche, che utilizzi le statistiche con
un maggior numero di variabili. Nonostante il numero di ricerche in questo
settore rimane ancora molto significativa la prova di validità che
consegue all'osservazione clinica e valutazione dei risultati.
Con queste metodiche è possibile selezionare i mezzi di sintesi
più idonei ad ogni tipo di frattura. L'informazione è necessaria
nella nostra chirurgia che deve agire con tecniche sempre più sofisticate
per accelerare i tempi di consolidazione delle fratture.
La confusione cresce e diminuisce a seconda del decremento o rispettivamente
dell'aumento dell'informazione, ma occorre allontanare l'incerto e mettere
ordine e progredire tenendo presente il gioco delle interazioni e delle
correlazioni tra i diversi fattori per poter affrontare anche le contraddizioni.
Platone, che può essere considerato il precursore della tecnologia,
sostiene che la virtù di ogni cosa non si acquista a caso ma mediante
un ordine, una regola, che sono difficili per ciascuna cosa.
Prefazione Bollettino
1995 a cura del Prof. Romano Marsano