I FENOMENI ACCELERATORI REGIONALI (R.A.P.)
NEI PROCESSI OSTEORIPARATIVI
F. Biggi
Centro Regionale di Chirurgia Protesica, Cittadella (PD)
Il considerevole sviluppo tecnologico-industriale che gravita attorno all'ortopedia
e traumatologia, e le numerose soluzioni proposte per il trattamento delle
fratture hanno fatto sì che negli ultimi 10~15 anni si andasse delineando
un vero e proprio approccio multidisciplinare nell'intento di comprendere
e chiarire tutti quei fenomeni, in realtà abbastanza complessi,
che conducono alla guarigione della frattura e che si estrinsecano nel
processo biologico di OSTEOGENESI RIPARATIVA: ecco quindi comparire, accanto
al traumatologo, il biologo, l'istologo, il bioingegnere, l'istomorfometrista
nel tentativo di identificare le basi cellulari e bioumorali che consentono
all'osso di essere un tessuto in continua trasformazione, con fasi di demolizione
cui seguono altre di costruzione.
Gli ormoni sono stati a lungo considerati i principali regolatori della
funzione delle cellule ossee: questo criterio si è via via modificato,
essendo impensabile che i soli fattori sistemici potessero regolare i differenti
stati metabolici dell'osso che possono verificarsi contemporaneamente nei
vari distretti scheletrici sia basalmente, che in risposta a stimoli esogeni
quali un evento traumatico.
E' quindi possibile, all'interno del processo di Osteogenesi Riparativa,
identificare una vera e propria Fase Bioumorale o dei Mediatori, caratterizzata
da un insieme di sostanze liberate a livello del focolaio di frattura,
ed eventi quale scopo precipuo la sensibilizzazione, attivazione e proliferazione
di elementi cellulari indifferenziati e totipotenti, con una accelerazione
di quei processi che richiederebbero, altrimenti, anni prima di condurre
a guarigione un segmento fratturato: i FATTORI LOCALI, pertanto, sono stati
proposti quali regolatori principali del processo di rimodellamento osseo
e mediatori dell'azione esercitata dagli ormoni sul tessuto osseo; inoltre,
svolgono un ruolo fondamentale sulla proliferazione e differenziazione
cellulare attraverso meccanismi d'azione paracrina ed autocrina.
La Biologia Molecolare ha, quindi, indicato importanti aspetti del fenomeno
osteoinduttivo: già nel 1981 Dekel ha dimostrato la liberazione
di PGE1 e PGE2 (prostaglandine) nel focolaio di frattura, e Chapman, nel
1987, ne ha chiarito la capacità osteoinduttiva rallentando, fino
ad inibirla, l'osteogenesi con un potente antagonista delle prostaglandine
quale l'indometacina; Davidovich, inoltre, ha sottolineato come funzione
e carico, importanti stimoli eutrofici, non agirebbero direttamente sulle
cellule osteoprogenitrici, ma inducendo la liberazione in loco di TGF (transforming
growth factors), vero e proprio "ormone locale" in grado di indirizzare
in senso osteoblastico la proliferazione cellulare.
E' possibile, quindi, elencare quelle sostanze che, ad oggi, vengono
ritenute capaci di stimolare la risposta osteogenica che, nel caso di una
frattura, assume finalità esclusivamente riparative, potendo il
callo osseo esser definito come una "cicatrice calcarea":
La frattura sembra essere, in realtà, il primo "segnale" in grado
di innescare il processo, e già all'interno dell'ematoma perifratturativo
si determinerebbe una "reazione immediata" in quanto cellule di linee diverse
(ossee, endoteliali, muscolari, connettivali) ricevono, da mediatori chimici
liberati in loco, una sensibilizzazione che si traduce in attivazione e
proliferazione cellulare: in particolare, sarebbero i macrofagi, i polimorfonucleati
e le piastrine i più importanti produttori di Mediatori, ed indubbiamente
tali elementi cellulari sono già presenti nel focolaio di frattura
poche ore dopo l'evento traumatico che l'ha determinata. Ne consegue, a
mio avviso, una importante indicazione circa la strategia terapeutica da
seguire, vale a dire la necessità di ridurre, per quanto possibile,
una frattura "a cielo chiuso", onde non disperdere elementi osteoinduttori,
e di stabilizzarla in maniera adeguata onde favorire la formazione del
callo periostale.
L'Osteogenesi Riparativa è un processo biologico altamente specializzato,
multifasico e multifattoriale, essendo il callo osseo, sua espressione
più tipica, l'unica garanzia di restitutio ad integrum anatomica
e funzionale; la biologia cellulare e molecolare del tessuto osseo ci permette
di meglio comprendere i meccanismi che controllano la costruzione e la
distruzione ossea; di conseguenza, la moderna traumatologia non può
prescindere dalla conoscenza di tutti quei fenomeni che tracciano la "storia
naturale" della guarigione di una frattura, ma deve essere in grado di
favorirla e non, come talvolta avviene, di ostacolarla.
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