Considerato il valore etico di questo
rapporto nel tempo docente/discenti, pubblichiamo parte della lettera
citata (in cui il professore declina per motivi di salute l’invito al pranzo
conviviale della classe).
...”Non so dirti quanto piacere mi abbia fatto ricevere
il ricordo affettuoso di vecchi e cari allievi, toccando i più profondi
sentimenti del mio animo: giovani, vecchi nel tempo che si allontana, ma
pur sempre nella loro maturità cosciente che mi auguro per tutti
accompagnati da molte soddisfazioni morali e professionali; e tanto caro
al mio cuore di insegnante, ora veramente carico di anni e di tutte le
vicende liete e tristi della vita, e che nel bagaglio della propria esistenza
ha sempre un posto preferenziale per il lungo periodo di insegnamento svolto
con passione e sincero affetto a contatto di ottimi giovani seri, onesti,
corretti e responsabili che non disdegnavano di avere anche un occhio di
riguardo verso il loro insegnante che poteva sembrare severo, pignolo,
esigente.
La vita di ogni uomo è un alternarsi
di fatti più o meno lieti, e quel che importa è poter superare
con serena rassegnazione le avversità e trarne motivo per tirare
avanti il più possibile e nel miglior modo, arricchendo lo spirito
e rinvigorendo il fisico. E raggiungendo la piena maturità
si potrà fare un bilancio meditato della propria esistenza che bisognerà
chiudere in attivo, non dimenticando che il proprio bene non potrà
mai essere disgiunto da quello degli altri (ovvero che mai nessuno potrà
basare il proprio bene su di un male altrui); la libertà del singolo
mai disgiunta da quella del vicino e mai in contrasto col bene e la libertà
della collettività.
La nostra era una materia tanto complessa che
richiedeva un’applicazione costante e profonda da parte di tutti, studenti
ed insegnanti.
Credo che qualsiasi materia di studio risulti tanto
più formativa quanto più sono le difficoltà nell’apprendimento.
Ed io, mentre parlavo, mi chiedevo sempre: “ ma quel che dico è
esposto in maniera comprensibile per questi miei giovani?”. Era un continuo
ruminare per assicurarmi che io stesso avevo prima assimilato al meglio
quanto andavo esponendo, cercando di porgere in maniera chiara e scorrevole
quanto poteva apparire astruso e difficile.
Il rapporto corretto ed onesto tra insegnante
ed alunno credo debba consistere in un continuo dare e ricevere,
e nel duplice scambio ciascun attore arricchisce la propria cultura,
nell’intelligenza, ragionamento, comportamento, senso morale ed onestà,
per tradursi nel fondamentale rapporto sociale di libertà, giustizia,
rispetto. E tutti sono buoni ad esprimere tante belle parole, si presentano
alla televisione pieni di zelo, particolarmente in periodo elettorale,
assicurando le migliori condizioni di vita per il cittadino: ma noi siamo
di quelli che preferiscono giudicare più dai fatti che dalle
parole...
***
Cena del Diploma di Capitano
Direzione Macchine, classe Quinta B, anno 1953
con il Preside Levi, la
professoressa Crescini, i professori Lunardi e (il quarto da sinistra)
Otello Caocci
...A quanto pare, cari amici, mi è scappata
la penna e faccio un po’ di filosofia spicciola. Non intendo certamente
portare una nota stonata in un simposio che vede cordialmente riuniti vecchi
compagni di scuola e le proprie famiglie. La vostra è una riunione
dove si ha la soddisfazione di rivedere gli antichi compagni, e molto probabilmente
le vere amicizie sono proprio quelle disinteressate che hanno
inizio tra i banchi della scuola. Si fanno bilanci di anni di vita trascorsi lontani
gli uni dagli altri, delle realizzazioni, dei propositi, delle responsabilità
che ciascuno ha dovuto affrontare da uomo, riuniti da una base comune trovata
proprio nella Scuola.
Ed il caso vuole che in questa gioiosa riunione
sia presente in ispirito anche un vecchio insegnante il quale non ha saputo
resistere alla tentazione di salire ancora una volta in cattedra per aprire
il proprio animo, con una confessione pubblica tra i suoi allievi, cattedra
allo stesso livello di ciascuno di voi, in tutta umiltà, con l’animo
denso di amicizia e stima...
***
...Grazie per il caro ricordo che è servito a rallegrare
il mio spirito, e con affetto vi abbraccio tutti...”
O. Caocci
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