Forma e sostanza della conoscenza (e della sua carenza) sono temi vecchi e nuovi, particolarmente evidenziati, dagli addetti ai moderni mezzi di comunicazione, più per gli aspetti spettacolari e commerciali che per finalità etiche ed educative. Cresce la tendenza a premiare il successo visibile ed il denaro (dollaro caposcuola), mentre il sapere si riduce a ricchezza accessoria, forse effimera, di certo faticosa quando non sorretta dalla curiosità, spesso banalizzata dalla moda corrente. Nel passato l'ignoranza era giustificabile in una società economicamente arretrata, largamente incolta e comunque priva di accesso agli strumenti conoscitivi. Da tempo però disponiamo di famiglie evolute ed istruite, di scuole obbligatorie ed altre di possibili frequentazioni, di carta stampata e programmi televisivi a profusione sino alla rete informatica. Eppure la responsabilità della disaffezione intellettuale, e quasi parallelamente civica, consiste proprio in detta "abbondanza" provocata dall'uso improprio del benessere, nonchè nel contrasto disagiato di chi non lo possiede. Vorrei esprimere in tre passaggi questo pensiero avendo avuto la fortuna di un'esistenza confortata e piena di molteplici esperienze, anche negativamente contrapposte ma, in definitiva, positivamente complementari (e tentando di fare di necessità virtù...). (d) IstruzioneLa famiglia è il nucleo originario dell'educazione, culturale in embrione e determinante nel futuro comportamento, uscendo di casa per incontrare il mondo.Tale "imprinting" dipende dal tipo di parentela e di ambiente, per cui motivi genetici e rapporti interpersonali sono parametri casuali nonchè disomogenei, e dall'esterno si può influire solo sul contesto sociale. Peraltro l'arco scolastico, di recente esteso e perfettibile, è un diritto/dovere inalienabile per le generazioni, attuali e successive, e deve ricevere la massima cura dei responsabili, dagli insegnanti ai politici. Si insiste infatti, giustamente, sul miglioramento professionale degli operatori allo studio, degli strumenti e siti didattici, quindi anche su investimenti economici mirati. Ma severità di condotta ed obiettività di valutazione vengono spesso contrastate dal pietismo di molti genitori, per i quali i figli sono "belli e bravi", a prescindere. E certe amicizie omologhe, o peggio, non aiutano i giovani a rispettare e stimare i professori, che a loro volta possono scivolare dal rigore al lassismo (persino nell'omertà, caso recente). D'altra parte i messaggi bombardanti edonismo (leggasi egoismo) da video e riviste non creano forse facili miraggi e falsi traguardi evitando l'ingegno, tantomeno l'impegno? Ecco quindi la spinta uguale e contraria ad un'istruzione seria, strada maestra per l'apprendimento inventivo e realizzativo! Questa via è personale essendo soggetta alle proprie doti intellettive, nonchè di ceto e di salute, ma un robusto bagaglio scolastico servirà certamente nel viaggio della vita, lavorativa e non, utilizzandone quanto si vorrà e potrà, a seconda delle circostanze e decisioni. Qualcuno ha asserito: la cultura è quel che resta nella mente dopo gli studi; occorre proseguirla contrapponendo al pessimismo della volontà, se osserviamo cosa succede attorno, l'ottimismo della ragione. Questa matura imparando e dialogando, dentro e fuori della scuola, poi verificando ed apprezzando i veri valori dell'essere, compresi civismo e tolleranza, più dell'avere e dell'apparire. (de) FormazioneL'equivoco di una cultura tecnica teorica e sufficiente per entrare nella sfera degli adulti, e ivi completare l'istruzione con l'applicazione pratica, è tipica di un'idea elitaria carente di pragmatismo, specialmente oggi in una società accelerata da necessità operative.Parliamo del ritardo accumulato dall'Italia nella ricerca e nell'innovazione, nella formazione e nell'investimento di risorse, capitale umano incluso: tenerne conto e rimediare è programma di governo, ma vorremmo parlassero i fatti, dopo gli atti. Per deformazione personale, spero costruttiva, insisto sull'interdisciplinarietà delle materie, pur emergendo ovviamente quella prescelta per inclinazione giovanile, al fine di aprire la mente ad una più vasta conoscenza e comprensione del sapere. Il nuovo esame di Stato, sostitutivo della "vecchia Maturità", sembra andare nella direzione di titoli di studio credibili in Europa: ma similmente agli indirizzi tecnici completati da studi umanistici, questi devono essere integrati da discipline razionali e moderne, peraltro più "valorizzate" nelle richieste di lavoro. E se istruire senza formare era accettabile nel passato, adesso lo studente deve acquisire, in parallelo alla fase accademica, la concretezza di esercizi che lo favoriranno nel primo impiego ed in seguito. Cito due esempi molto diversi "al limite dell'opinione": il metodo Suzuki che, a partire da 4 anni di età, applica l'insegnamento musicale classico in un contesto, preferibilmente familiare, tale da esibirsi in pubblico con simpatia e successo; l'Istituto Nautico che, tra i 14 e 19 anni di età, forma professione e carattere per assicurare efficienza e sicurezza in situazioni di obbligata autonomia girovagando i mari. Sovente l'eccesso di formazione appiattisce la creatività e la differenziazione, e la deformazione ne è la possibile conseguenza extralavorativa: tutti, forse, la subiamo, l'importante è avvertirla per trarne soltanto i risvolti interessanti e propulsivi. (dis) InformazionePrima e durante la scuola, e soprattutto dopo nell'arco esistenziale prevalente, aumenta il volume di notizie e nozioni da tutti i mezzi informativi e a tutto campo: ma se nel proprio mestiere possiamo e dobbiamo distinguerle per competenza, questa non ci può assistere bene nel filtrare i restanti messaggi, accettarne criticamente alcuni e respingerne molti.Infatti le varie verità proposte, un tempo affidate ai libri e quindi autorevolmente meditate, comunque in buona fede, ora dilagano nella stampa e sul video persuadendo sempre meno perchè spesso contrastanti, parziali, strumentali: in definitiva disinformanti. Persino nel settore tecnico specifico, al di là delle convinzioni personali, opinabili ma controllabili, si svolge una battaglia commerciale che degenera in guerriglia pubblicitaria. In generale questa fantasiosa attività, talvolta simpatica, ma immeritatamente lucrosa quando supera i confini del buon senso e del buon gusto, consegue l'effetto "boomerang" per i soggetti meno influenzabili, cioè il rigetto di chi è più culturalmente strutturato. Pur escludendo l'area della politica per manifesta instabilità - ogni testa un'idea, magari incostante - la nostra quotidianità è frequentemente oggetto di informazioni mescolate al loro contrario, gestite non poco dall'ego presenzialista di esperti in carriera, fideismo materialista di una concezione preoccupante per la promozione dell'uomo. Acquisire in fretta soldi e visibilità con eccessiva disinvoltura significa infatti incrementare le differenze morali e sociali tra i ceti, già diversi per caratteristiche impresse ed apprese. E se le prime conseguenze possono restare soltanto potenziali, cioè di giustizia, le seconde comportano quelle reali, sulla distanza, cioè turbative crescenti ad uno sviluppo civile e sostenibile. Per concludere quest'opinione è sintetizzabile con un equivalente gioco di parole: trattasi delle tre (dis)Grazie.
[Bacigalupo: 21 novembre 1998]
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