Manicomio criminale... Addirittura! E` facile capire il perché se si conoscono alcuni precedenti.
Dopo il periodo trascorso con me, come mio alunno, Corrado fu assegnato ad un'altra insegnante, perché a me era stata affidata una classe che non corrispondeva alla sua promozione. Conoscendo il ragazzo, le sue esigenze, le sue qualità e i suoi difetti, e soprattutto l'ascendente che avevo su di lui, chiesi ai superiori il permesso di tenerlo nella mia classe: dopotutto la richiesta non era assurda, essendo la scuola di tipo "speciale". Il permesso non mi fu accordato e il ragazzo si trovò spaesato, con una maestra anziana, forse già un po' stanca della scuola, con nuovi compagni che non l'amavano e lo trattavano con indifferenza, mentre prima tutti gli erano amici. Quando poteva scappava da me, e si lagnava. Cercavo di convincerlo ad accettare volentieri la situazione, ma le mie parole non erano sufficienti. Così un giorno, mentre era in direzione per uno dei soliti rimproveri, rubò una penna al Direttore sanitario. Fu il colpo di grazia: Corrado era irrecuperabile, fu la sentenza! La maestra propose un collegio, ma non era possibile perché lui lo rifiutava; pensò ad inviarlo sulla nave scuola "Garaventa", una specie di riformatorio, ma qui non erano ammessi ragazzi provenienti dalla nostra scuola. Nella speranza di farlo accettare sulla nave fu proposto di farlo ricoverare in un ospedale psichiatrico e fu mandato a Collegno.

La sua permanenza costì fu di otto anni!

La maestra un giorno mi espresse il desiderio di andarlo a trovare, specialmente per rassicurarsi che il ragazzo non aveva risentimenti nei suoi confronti, e che, quando fosse uscito, non avesse poi, chissà, da correre lei qualche pericolo per una sua vendetta! non conosceva proprio Corrado... Non era un mostro, era solo un povero ragazzo indifeso e senza affetti!

Così un mattino l'accompagnai, e venne anche la mia mamma per dargli un po' di conforto. L'ambiente era veramente choccante: e provai una stretta al cuore pensando a quel bambino costretto a viverci. Come mi vide Corrado mi corse incontro felice, e rivolgendosi alla mia mamma, a cui era molto affezionato, le disse: "Sa, signora, questo reparto, dove mi trovo io, non è proprio manicomio, ma qui mi tengono in osservazione e mi fanno studiare." Sembrava volesse giustificare la sua presenza lì!

Prima di uscire gli domandai se potevo fare qualcosa per lui, qualche regalo, o altro. E lui mi rispose : "Se può mi faccia avere notizie di mia mamma: sono tre mesi che sono qua dentro e non so più niente di lei." "Ma non è mai venuta a trovarti?". "Non si è mai più fatta viva!" Sento ancora oggi, dopo tanti anni, una stretta al cuore al pensiero dell'abbandono a cui era stato condannato da una, che non mi sento di chiamare, madre.

Giunta a casa cercai quella donna e le riversai tutta la mia amarezza e la mia indignazione per il suo comportamento. La trovai indifferente, anzi ostile verso il proprio figlio di cui si diceva stanca, perché troppo simile al padre, che non lo sopportava più e non voleva più sentir parlare di lui. Cercai di indurla a rivedere il suo comportamento, ma non so con quale risultato perché, purtroppo, un po' per la sofferenza che mi procurava il tornare in quell'ambiente (ero molto giovane, e non riuscivo ancora a vincere le mie emozioni...), un po' perché la vita crea difficoltà di tempo disponibile, non ritornai più da Corrado.

Otto anni! otto anni in manicomio per un ragazzo incidono fortemente e, anche se non era pazzo, certo il suo equilibrio psichico fu scosso.

Comunque ecco il perché del manicomio criminale: era un reduce dall'ospedale psichiatrico!

Il 16 agosto C. mi scrive di nuovo: