Novara, 16/8/1963

Gent. ma Signorina.

O ricevuto i soldi, e mi è stato detto che meli a portati Lei. Guardi un poco quanto disturbo le sto dando, ed è venuta fino a Novara.

Mi creda, mi dispiace doverle dare tanto disturbo. Ma è destino, guardi, Lei non crederà. Ma anche 6 anni or sono, quando ero nell'ospedale psichiatrico di Collegno, Lei mi è venuta a trovare, Lei e la Sua cara Mamma. Mi ricordo sa? Guardi, Lei e stata la prima a venirmi a trovare.

Mio papà e mia mamma, non erano venuti. Queste sono cose che un essere umano, con un benché minimo di intelligenza e di cuore non può dimenticare. Guardi, io sono calcolato un seminfermo di mente. Ma ricordo cose che nemmeno Lei e in grado di ricordare. Tutto quello che in me e avvenuto dal giorno che o conosciuto Lei alla scuola Medico Pedagogica sino ad ora non l'ò dimenticato. Nessuno e stato abbandonato in tenera età dai famigliari come lo sono stato io. Ne o sofferto molto, tanto, troppo, ma ciò che più a influito a questa mia situazione e questo: Sono stato portato in manicomio. Cio non è stata un'esperienza efficace. Ciò a rotto, a spezzato in me qualcosa. Non meritavo un manicomio, ma all'età che avevo allora (12 anni) piuttosto un buon colleggio avrebbe risolto tutto. un incubo è stato per me il manicomio, uno sfibrante incubo durato tre anni*, tre lunghi anni nei quali o pregato, pregato tanto, che Dio mi facesse morire.

Ora l'incubo si sta dinuovo avvicinando. Ma in tutto il mio inferno solitario o avuto un barlume di felicità. Lei, Lei è venuta a trovarmi, lei a portato un poco di felicità al mio animo, e al mio spirito. Vede, non so come trovare le parole, non è facile spiegare ciò che si a nel cuore, ciò che si prova verso una persona, a volte si a paura che nel parlare ci si offenda il sentimento e la pace altrui. Ma Le voglio dire questo, che Le voglio bene, Lei è per me ciò che era la mia mamma. Io la considero la mia mammina. Sono certo che ciò non la urti. Si Lei può aspirare a molto, ma molto meglio che a un affetto di un ragazzo senza domani, e senza tutto.

Ma La prego non calpesti questo mio sentimento che o per Lei, perché io vedo in Lei ciò che avrebbe dovuto essere la mia mamma per me, e che purtroppo non e stata. Io spero vivamente di poterla vedere, un giorno, ma quel giorno sarò un onesto cittadino, rispettabile e osservante delle leggi.

E allora quel giorno Lei potrà dire che il suo ex allievo e un essere come tutti gli altri. Tutto ciò che farò nella vita libera, non o nessuno a cui offrirlo, ma a Lei lo offrirò.

Se avrò qualche soldo da mettere da parte Lei me li terrà vero?, proprio come farei con una buona mamma.

Sono certo che Lei mi a capito.

Vedrà, vedrà che il suo C. sa fare anche cose utili, vedrà che non sono poi cattivo come mi anno giudicato.

Spero Lei abbia tempo per rispondermi subito. La ricordo e la penso.

Suo C. Corrado
A presto.

(*) Le date sono diverse... gli anni furono otto, purtroppo!