Nel periodo in cui avveniva questa corrispondenza mi trovavo molto occupata perché, oltre all'insegnamento, mi dedicavo, con un gruppo di persone volontarie, a soccorrere i casi disperati della città: erano anni difficili per il gran numero di immigrati che venivano da ogni parte d'Italia, specialmente dal Meridione, attratti dalla facilità di trovare qui un lavoro, mentre invece la difficoltà di trovare una sistemazione per la famiglia era enorme.
Bisognava trovare alloggi o pensioni, istituti per collocare bambini, assistenza di ogni tipo. A volte arrivavano famiglie intere con bimbi piccoli poco vestiti, perché al loro paese faceva caldo e qui era inverno...

Povera gente, piena di speranza e sprovvista di tutto.

Inoltre da poco la legge Merlin aveva fatto chiudere le "case" e quelle povere donne non sapevano più dove alloggiare, come vivere : questi erano i casi veramente più disperati: così il nostro Comitato della "Catena della Carità" si vide costretto a risolvere problemi veramente ardui: si ricorse anche all'acquisto di una casetta nei dintorni per ospitare e dare una occupazione a chi desiderava risollevarsi da una vita disgraziata.

Tutto questo mi occupava assai, come è facile capire, perciò non sempre riuscivo a rispondere subito a Corrado, che sapevo sospirava una mia lettera!

Anche questa volta non riuscii a rispondergli che dopo un mese: