Pelli di foca
Attimi di ebbrezza
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite per riflettere
Energy and Civilization




Scalare con gli sci monti innevati e fuori pista: grandioso sforzo fisico ed elevata gratificazione emotiva, un tuffo all'insù nella natura. Ciò senza nulla celare delle esperienze straordinarie sul mare: culla degli studi e navigazioni giovanili - descritte in rete in precedenti articoli - ma nel proseguio della vita milanese ecco la visione delle alpi circostanti e il desiderio di avvicinarle, anni '60, nella gradualità consapevole del principiante.
Avevo provato anche lo sci nautico al traino del mio potente gommone "Zodiac" con peripezie culminate - vedere l'articolo "Cavalli scossi" - in un grosso rischio evitato. In contemporanea iniziavo a sciare sulla neve, salita tradizionale con mezzi meccanici e discesa con mezzi propri. Alquanto scarsi come stile, anziano autodidatta ma con poche cadute anche in traiettorie difficili: come ad esempio la pista del Furgen sotto il monte Cervino. Alternavo il piacere della velocità, relativa, a quello della vista, panoramica, con gli sci di fondo: come i suggestivi percorsi in Valnontey verso il Gran Paradiso. Nell'incanto primaverile del bosco sempre verde e delle rocce scure lambite da tortuosi ruscelli, tra baite silenziose e fauna avvicinata, lo sciatore può sostare diluendo la fatica in un ambiente sognante, scegliendosi l'itinerario tra dossi e avallamenti.
Ma guardando ammirato verso il cielo come superare la pendenza con le proprie forze e la tecnica disponibile? Evviva quindi lo sci-alpinismo con l'ausilio delle pelli di foca e la frequentazione di corsi, teorici e pratici, del Club Alpino Italiano, scuola Mario Righini.
Anzitutto lezioni serali con l'apprendimento di varie nozioni sulla sicurezza: meteorologia, topografia e orientamento, ecologia, formazione delle valanghe e conoscenza del ghiaccio, preparazione di una barella rudimentale ed elementi di pronto soccorso medico.
A seguire le raccomandazioni sull'acquisto di indumenti idonei e di equipaggiamento necessario, una trentina di voci dal vestiario al1'attrezzatura. In particolare sci specializzati, più corti e più larghi, con l'aggancio delle punte di scarponi flessibili i cui talloni sono serrati nella discesa e liberi nella salita. Questa, di passo in passo, si realizza con strisce di similpelle di foca, aderenti sotto gli sci: caratterizzate da peli alternativamente appiattiti nel movimento e raddrizzati nella sosta.
Nel passato muoversi nei dislivelli nevosi era fattibile utilizzando l'epidermide di questi animali del Grande Nord, ora sostituita da materiale sintetico. Restare fermo in pendenza con minimo sforzo su uno sci soltanto e contemplare un orizzonte di nevi vergini: un'euforia di conquista simbolica della natura. Paragonabili alle "Ferrate storiche" e "Rìtorno in parete" - vedere gli articoli su questo sito - emozionanti arrampicate estive sulle rocce delle Dolomiti.
Dopo la teoria una prova pratica collettiva di discesa fuori pista, prova piuttosto difficile, da essere accettato soltanto nell'ultimo gruppo, cioé con un differenziale altimetrico sostenibile.
Sabato partiamo da Milano e arriviamo in località San Bernardino, Svizzera, alloggiando nelle case di legno dismesse dalle maestranze costruttrici del traforo omonimo. Domenica all'alba sono pronti i 10 gruppi (10 istruttori e 40 allievi); iniziano i più forti, sci sullo zaino salendo in poca neve, poi attacco delle pelli di foca e apertura delle talloniere, direzione in monte Cavriola. Il mio gruppo si ferma prima degli altri dopo due ore di fatica dolente e appagante. Una breve ristorazione, quindi con le pelli di foca nello zaino ed i talloni bloccati una discesa inebriante: l'entusiasmo dell'avventura "causa" la pubblicazione di una poesiola dal titolo "Musica alpinismo"...
Ma il programma delle gite successive é sempre più severo, accessibile ad allievi giovani e/o allenati, pertanto rinuncio a proseguire per non mettere in imbarazzo l'organizzazione.
Ripensando a quanto piacere perduto delle escursioni mancate, pensai di sensibilizzare il CAI che ospitò una mia lettera, qui inizialmente riprodotta, nella rivista di settembre 1977.

"Scuole di sci-alpinismo: una parola a favore dei meno forti; é una delle esperienze capacitative più sublimi, ignota ai paurosi e ai pigri, negata però ai meno forti seppur volenterosi."

Seguiva una perorazione al riguardo per allargare la possibilità a molti altri principianti.
Evidente la felicità nel leggere, sulla rivista del marzo 1978, il commento dell'istruttore Gianni Lenti, che qui riporto integralmente.

Agli istruttori di sci-alpinismo.
Ho letto la nota di Bacigalupo sulla rivista del CAI di settembre. Ha ragione e tutta la mia simpatia: se facciamo il giro fra le 50 scuole di sci-alpinismo i meno forti sono numerosi. Non é un demerito per nessuno, é solo mancanza di uno specifico allenamento. Possiamo fare qualche cosa? Certo, dico che possiamo fare molto, possiamo aiutarli a diventare quasi tutti sciatori alpinisti d'alta montagna. Aiutiamoli con modestia e con gli accorgimenti opportuni a guadagnare un allenamento graduale e progressivo, la scuola ha anche questi fini. Saranno i primi a partire al mattino e gli ultimi ad arrivare, che importa! Per un istruttore la soddisfazione più grande é la gioia e la felicità procurata a quelli che si credevano i meno forti e che invece arrivano con lui alla vetta, come i primi della classe, magari con il passo della "vacca stracca" ma arrivano e sono i più contenti. Si, ha ragione l'amico Bacigalupo, nelle scuole e nei corsi di sci-alpinismo dobbiamo favorire una via di avvicinamento ai più bravi_ma gli istruttori lo sanno e sono convinto che possiamo avere fiducia.


Con il fardello dell'età l'attività fisica cala, si spera compensata da quella mentale in una simbiosi esistenziale: e la memoria rivive, tra tanti ricordi di bellezza, alcuni attimi d'ebbrezza.


www.seeandlisten.it/opinioni/egb98.html

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