C'era una volta un "boom"...
Quando l'offerta superava la domanda
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo |
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization
Erano i favolosi anni '60 per l'ltalia del secondo dopoguerra: per
tutti ma soprattutto per i giovani di allora: quelli di oggi non si
devono dispiacere per questo ricordo "anziano" che non vuole essere
provocatorio. Se mai, di speranza e di accettazione di iniziali
attività talvolta non gradite, comunque referenziali per quelle
successive e potenziatrici del carattere, elemento sempre essenziale
nella vita.
Posto fisso o flessibile, lavoro (in)determinato?
E' attuale la discussione sociale e politica per quel terzo dei
giovani disoccupati, anzitutto, poi per il resto la situazione
dell'impiego duraturo, magari insoddisfacente, viceversa confacente
ma precaria; oppure la combinazione peggiore.
Mezzo secolo fa si affermava il primato dell'industria, rispetto
all'agricoltura; il terziario era minoritario (adesso è ipertrofico,
come la burocrazia). La produzione di beni consistenti e
commerciabili era la ricchezza della nazione: e la sua eccedenza, ed
eccellenza, premiava l'esportazione sulla importazione, intesa
questa come materie prime ed energetiche.
La ricostruzione del paese era sostenuta coralmente e la nuova
generazione ne era il soggetto e l'oggetto del tempo. Cresceva il
benessere in termini assoluti e comparativi di allora: il morale
civico e collettivo era il beneficiario ulteriore e il motore
volitivo della società. L'impegno era garantito e l'ingegno era
alla prova, la gratificazione era socioeconomica, l'autostima consequenziale.
Il merito della ripresa era dovuto anche alla congiuntura
postbellica in fase ricostruttiva e partecipativa europea. Nel
decennio a seguire la crisi petrolifera contribuì all'aumento
generale dei costi, ma non dei risparmi: alla stagione consumistica
delle "cicale" non subentrò quella riformistica delle "formiche"
- adesso é forzosamente subita - aggravandosi il debito pubblico e la
stagnazione produttiva.
Pesa sui nostri giovani questa eredità negativa, certamente un
attenuante per la disaffezione comportamentale: che devono però
contrastare con disponibilità al sacrificio attitudinale
nell'attività lavorativa e magari diversificando, se capita, la
tipologia aziendale.
Qui presento un "curriculum" di esperienze che non vogliono essere
di esempio, sarebbe utopico, una curiosità d'epoca avendo
volontariamente operato in dieci società con quattro mestieri e
nell'ultimo tre specializzazioni.
Brevemente, a partire dal 1953 (gli anni di prestazioni e le
iniziali delle aziende): disegnatore nell'edilizia delle
infrastrutture (l,MC); ufficiale di macchina nella Marina Mercantile
(3,IN); assistente d'officina nella costruzione di motori e turbine
(l,AM); tecnico commerciale nella refrigerazione (4,W) e
nell'impiantistica di condizionamento (2,AD); capo ufficio settore
frigoriferi (2,IS); tecnico commerciale ed esecutivo nei gruppi
condizionatori (3,T) compreso un corso semestrale di aggiornamento
negli USA; capo settore sviluppo e gestione centrali frigorifere
(4,MA); tecnico commerciale frigoriferi industriali (9,TI);
progettista sistemi di cogenerazione e climatizzazione (9,Y);
consulente in quest'ultima attività con soluzioni innovative anche
recenti.
Da notare che avrai potuto, come i miei contemporanei, scegliere una
posizione consona e stabile in sicurezza, mobile in carriera e
retribuzione. Ho preferito invece cogliere alcune occasioni in
aziende e ruoli diversi, spesso senza incrementi economici, mosso da
interessi di cultura professionale e non gerarchici. Quindi in
rispettata autonomia nelle realizzazioni progettuali che in parte ho
trasferito in relazioni congressuali e pubblicazioni su riviste.
Questa sintesi autoreferenziale vuole significare che un lavoro
alquanto gratificante, ancorché mediamente retribuito, può
preservare da ansie di carriera e possibili delusioni nonché da
stress di inevitabili asservimenti a doveri dirigenziali: che
riducono solitamente le attenzioni verso la famiglia e le amicizie.
Per non parlare dello scherzoso monito de "ll principio di Peter"
(titolo di un precedente articolo).
Interessarsi delle materie attigue alla propria specializzazione
allarga la visuale conoscitiva e applicativa potenziando le
opportunità migliori nel mercato del lavoro: purtroppo e per fortuna
anche all'estero.
Nel bilancio della vita pertanto pesano volontà e merito: la
casualità è un accessorio e la fatica è una certezza, il coraggio è
un rischio e la responsabilità un premio; un augurio di un giovane
di ieri ai giovani di oggi.
"C'era una volta ...": una favola vera!
www.seeandlisten.it/opinioni/egb86.html
"C'era una volta un boom... " all rights reserved - 1 maggio 2012
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