Celsius 232
Celsius 232 è il valore equivalente di Fahrenheit 451 la temperatura dell'autocombustione della carta ...e titolo del famoso libro di R. Bradbury
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

fahrenheit 451

E' il valore equivalente di "Fahrenheit'451" la temperatura dell'autocombustione della carta e titolo, fortunato e meritevole, del libro di Ray Bradbury, che aveva anticipato questo tema nel romanzo breve "The Fireman" sulla rivista di fantascienza Galaxy, febbraio 1951; poi sviluppato nel 1953, tradotto da Giorgio Monicelli per l'editore Martello nel 1956 e per l'Oscar Mondadori nel 1966 con il sottotitolo "Gli anni della Fenice".
In quell'epoca il regista Francois Truffaut diresse un film su questo argomento e con il nome originario dell'opera letteraria il cui autore ne presentò nel 1979 una versione teatrale. Ricordiamo, per la conversione termometrica dalla misura anglosassone a quella centigrada, che si sottrae 32 da 451 e si moltiplica per 5/9 ottenendo 232,(7) °C; tra parentesi il decimale continuativo o periodico.
Prima di motivare la rilettura del libro nell'attuale contesto antropologico, sintetizziamo il messaggio dell'autore : trattasi di un'astrazione premonitrice dei tempi, un affresco drammatico di una società sovvertita, un appello simbolico per la conservazione della cultura. Forse prevedendo un clima incandescente ed incombente? Certamente non per il crescente effetto serra, peraltro sconosciuto allora pur da un futurologo, in quanto un ambiente siffatto sarebbe causato dalla progressiva vicinanza del sole alla terra: collasso presumibile verso l'eternità e con gli esseri umani manlevati dalle proprie creazioni e preoccupazioni...
Superare 232°C é facile in natura e nella tecnica, dai vulcani all'industria: ma il romanziere sceglie un'allegoria termica del limite esistenziale dei libri in un divenire che li teme e li avversa anzi il potere previene il titolato evento spontaneo con la combustione cartacea di una fiamma censoria.
Qui riecheggia il mondo allucinato di Huxley e la dittatura telematica di Orwell con la premessa in copertina: "Un grido d'allarme contro il pericoloso avanzare del progresso tecnologico". Non é un atto di accusa alla scienza bensì alla sua eventuale applicazione distorsivamente manipolata. In mezzo secolo lo sviluppo sociale si é consolidato, pur con molte imperfezioni, l'evoluzione politica ha garantito il principio, nel cosiddetto "occidente", della democrazia e della libertà, pur con la tendenza all'uso spregiudicato e sovente personalizzato.
La trama in breve: é la vicenda di un vigile del fuoco che deve non più spegnerlo, paradossalmente ha ordini di attivarlo, grazie alla delazione di parenti o vicini di casa, su tutti i libri conservati dal proprietario; "illegalmente" secondo il regime vigente.
Il patrimonio culturale viene così bruciato assieme all'abitazione ed il possessore "clandestino" sanzionato: talvolta dentro il rogo "purificatore".
Lo scopo é l'omologazione acritica dei cittadini, anzi individui divenuti conformisti ed, alienati da una televisione da appiattimento mentale: programmi monocordi, continuativi ed interattivi, a schermo pieno sulle pareti e con effetti speciali:che "-le famiglie assorbono ormai passivamente da salotti fatui ove tutti discorrono del nulla. La gente pertanto é dissuasa dal passeggio, le strade sono deserte e meglio controllate dall'occhio elettronico del potere, per cui non é facile socializzare con altre persone: cresce l'ignavia senza più ritorno alla dialettica del passato.
Ma il protagonista incontra una giovane con matura personalità, riflessiva e sognante, che lo turba poeticamente e lo induce a recuperare la morale: "l'uomo del fuoco" sottrae dagli incendi libri da leggere ed inizia a ribellarsi al suo capo, anche con il conforto intellettuale di un saggio dissidente - dal significativo nome Faber -che lo aiuterà nella fuga per sottrarsi alla vendetta mortale dell'autorità costituita.
Lasciamo alla fantasia, meglio alla lettura i dettagli di questa avventura conclusasi con la domanda sulla quarta di copertina: "La civiltà dopo le rovine del male offrirà ai superstiti della guerra una possibilità di riscatto e di speranza?" Riportiamo comunque qualche parola interessante di questo libro: "sapere é potere / un gnomo sulle spalle di un gigante vede più lontano di entrambi / la bellezza del fuoco sta nel fatto che distrugge responsabilità e conseguenze / scoprì che la fiamma non serviva soltanto a bruciare (distruzione) ma a riscaldare (vivere) / non si può obbligare la gente ad ascoltare se non vuole / detesto un senatore chiamato Status Quo / sotterrare la guerra nella fossa più grande possibile".
Infine il monito comparativo: la Fenice, un uccello mitologico, ogni lungo lasso di tempo costruiva una pira e si auto bruciava,per poi. rinascere dalle proprie ceneri e ricominciare nuovamente. Noi esseri umani ripetiamo l'errore con la differenza di esserne consapevoli: da ciò la speranza che in ogni successiva generazione il ricordo del passato aiuterà la ricerca di un migliore futuro.
"Fenice" é anche il teatro veneziano che si é materializzata nel fuoco per dolo umano, purtroppo, ma rinata all'arte umana con la sublimità della musica; Quanto sopra riportato ha similitudine pregresse ricordando gli antichi romani, quando l'imperatore assicurava alle masse "panem et circenses" cioè gli alimenti indispensabili al corpo ed alla mente, questa saziata dai giochi del circo anzicché da idee civiche.
Oggi la " profezia di Fahrenheit 451" non si é avverata per i libri, d'altronde era una previsione volutamente apodittica per sensibilizzare la pubblica opinione. Anzi, nel 60° anniversario della Costituzione della Repubblica Italiana, citiamo il paragrafo di apertura dell'articolo 21: "Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Nel frattempo la produzione libraria e pubblicistica si é dilatata esponenzialmente - corre la battuta che gli autori superano il numero dei lettori - ed anche ,"il troppo storpia" senza con ciò voler calmierare la libertà di stampa: la massa cartacea (quanti alberi in meno!) appare esuberante rispetto alle ragionevoli necessità; che in particolare non sono pubblicità, manifesti, volantini, ecc.
A fronte di una meritoria fioritura di pubblicazioni - classiche e tecniche, discorsive ed informative, di apprendimento e di intrattenimento - la profezia dell'invasione televisiva, pur con moderni metodi sofisticati, si é sostanzialmente avverata.
Schermi a diagonale crescente, audiovisivi miniaturizzati, quadri murali dappertutto ; sono i principali canali di contatto e trasmissione; non certamente deprecabili in sé, ma per quanto spesso irradiano, sia per calante livello di gusto e stile che per il miraggio ossessivo del profitto.
Il primo elemento conferma il disinteresse alla cultura della bellezza e dell'intelligenza da entrambe le parti, offerenti e fruitori. Il secondo é connaturato alla natura umana e solitamente é un indicatore di capacità operative, ma la sua esasperazione incrementa divaricazioni nella società e turbative nell'educazione.
Più chiaramente: dall'infanzia nella famiglia e nella scuola, alla crescita con certe mode e programmazioni, molti sono indotti a preferire le strade della vita facili e discutibili, evitando fatiche e sacrifici - ma non possibili raccomandazioni - per cercare traguardi di posizione poi immeritati e spesso controproducenti.
Il "grande corruttore" é il mercato, locale e globale che sembra accontentare le richieste della gente mentre invece la plasma nei bisogni. In modo palese, pubblicità di ogni tipo e in ogni momento (sovente sciocca, talora volgare) e subliminale, ad esempio insinuando che il premio di un risultato sarebbe sempre dovuto alla bravura del vincitore; senza tenere conto cioé degli altri fattori esistenziali e con ciò tendendo a perturbare gli equilibri sociali e sminuire i valori meritocratici.
Progresso e tradizione, cultura e svago, non sono antitetici negli attuali frangenti: lo sono invece consumismo e sobrietà, comunicazione e plagio.
In conclusione non é il caso, ovviamente, di "bruciare l'elettronica" basterebbe utilizzarla rispettando "il buon senso": peccato questo sia in crisi mutevole nel tempo ed ognuno di noi percepisca il proprio. Curiosamente sempre il migliore! ...


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"Celsius 232" all rights reserved - 9 gennaio 2008
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