Pensanti e Speranti
Spiritualità e salute, del corpo e dell'anima: temi ardui per chiunque... La malattia nel contesto della Fede.
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Spiritualità e salute, del corpo e dell'anima: temi ardui per chiunque, specialmente per "i non addetti ai valori" se riferiti ai misteri del dolore innocente e al fine escatologico.
Questo intervento, tentativo opinionistico tra il sacro ed il profano, scaturisce dalla cronaca e dalla riflessione conseguenti ai recenti convegni milanesi dell'Associazione Medici Cattolici Italiani: "La preghiera, medicina dell'anima e del corpo" e "Il senso dell'umana sofferenza", nei quali si coniugano gli aspetti più significativi della nostra vita, le prove e le aspettative.
Mentre i "pensanti" in titolo richiamano un'idea laica nel distinguere più se stessi dai non pensanti che i credenti dai non credenti, gli "speranti" riflettono una condizione diffusa dell'essere umano che può postulare un divenire di fede.
Prestigiosi i relatori: S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, il Sindaco veneziano Massimo Cacciari, 1'Abbadessa suor Ignazia Angelini, il regista Ermanno Olmi, i medici Alberto Cairo e Mario Melazzini. Che dire? Il minimo, per rispetto alla vastità e profondità degli interventi (a braccio) concernenti argomentazioni di auspicabile diffusione.In breve: il biblista, prefetto dell'Ambrosiana ora Arcivescovo, Presidente del Consiglio della Cultura in Vaticano, ha confermato la nota "maestria sapienzale" nel descrivere "il respiro dell'anima" e domandare al Signore "sino a quando Sofferenza e Rivelazione?"
Il filosofo, docente d'Estetica, ha spaziato nella propria eclettica cultura tra "Pregare/Pensare" dissertando su "Lo scandalo del male".
La religiosa ha evidenziato "il valore orante, senza limiti di tempo, al Dio vivente" (Salmo 42,9).
L'artista ha manifestato in "Pregare/Contemplare" l'apprezzamento dell'amicizia durante una grave malattia. I due operatori di medicina hanno testimoniato la loro dedizione e partecipazione alle cure di patologie invalidanti.
Importanti sono state le introduzioni e le conclusioni degli esponenti dell'AMCI, professori Lambertenghi ed Anzani, altresì i saluti del Cardinale Dionigi Tettamanzi da parte di Mons. Italo Monticelli e Don Lattuada; idem i moderatori Cesana-Pizzul-Torno, nonché Vito Mancuso autore del libro di attualità "L'anima ed il suo destino" (Editore Cortina, 2007). Molti i personaggi storici citati dai relatori: il filosofo greco Plotino, il teologo cattolico Balthasar, San Benedetto da Norcia, il profeta ebreo Osea, la mistica mussulmana Rabia, lo scrittore milanese Testori, il poeta Padre Davide Turoldo, il riformatore protestante Lutero, il frate domenicano Savonarola.
Quali personali emozioni dopo tali colte tematiche?

il Papa polacco


La preghiera é stata evocata come contrasto terapeutico al soffrire, come coadiutore salvifico della mente, come efficace ausilio psicosomatico.
Le radici di questa speranza sono antiche, precristiane; ma i rami sono contemporanei, spirituali e popolari: l'evoluzione sottende una pratica fideistica e tende ad una credenza materiale. Pregare é talvolta pensare meno, nel senso di pretendere la guarigione anziché auspicarla: forse é un bene perché così si ottenebra il male, inteso come sofferenza. Il male "coram Deo" l'unica tentabile teodicea - sostiene il teologo Piero Stefani (conferenza del 2/12/2006 in San Fedele) - parola del filosofo Leibniz indicante la dottrina di una giustizia divina che risolve le problematiche negative della volontà umana.
Diceva il medico-teologo-missionario Albert Schweitzer, premio Nobel 1952, che “il dolore per l'uomo é un padrone più terribile della morte". Comunque (Luca 21): "la preghiera é anche vigilanza nella veglia di attesa della liberazione vicina, dominio sull'angoscia per la fine della vita terrena". E se la preghiera non allevia la malattia del corpo, supporta il peso dell'anima: qui rammentiamo il titolo ammonitore del libro di Ferruccio Antonelli "Per morire vivendo" (Città Nuova, 1981). Infine "l'ultimo ostacolo esistenziale - é l'emozionante invito del Cardinale emerito Carlo Maria Martini (nell'omelia del 20/5/07 nella Basilica di San Marco) - possa essere su­perato con dignità, possibilmente con eleganza!"
Torniamo al primo convegno con la notizia di alcuni studi nord americani sull'influenza delle preci nel miglioramento delle malattie: penso sia poco analitico e statistico riferire come lo spirito interviene sulla salute.
L'oncologo Umberto Veronesi, in una recente intervista, citando alcuni esperimenti, conclude che la preghiera può avere un "effetto placebo"; e alla domanda se si può "pensare al sovrannaturale" risponde: "forse, ma a questo punto la scienza si ferma qui".
A proposito vorrei accennare a tre esperienze, oltre un quarto di secolo fa agli albori delle innovazioni antidolore.
La prima é la valutazione della soglia di resistenza personale alla sofferenza, effettuata con un elettromiografo che registra le risposte oggettive a stimolazioni amperometriche sul corpo, con intensità crescenti variamente modulate.
La seconda é la retroazione biologica (biofeedback): una serie di applicazioni per captare con dei sensori sul corpo i sintomi dolorosi, ascoltando in cuffia le sonorità conseguenti, tentando quindi di attenuarne le cause scatenanti; metodo elettronico di interferire con la mente sull'organismo.
La terza é l'autoipnosi: una sequenza sperimentale di un medico specialista induce il pensiero ad astrarsi dalla presente materialità e ad elevarsi verso un poetico creato; concentrandosi nella quiete e nella penombra può ancora ripetersi la lievitazione involontaria del braccio sino a posare la mano sul capo, sperando di alleviarne il dolore.
Pur non traendone vantaggi sanitari si ricordano gradevolmente queste "forme profane di preghiera" quali meditazioni personalizzate. Non sembri ciò un'irriverenza essendo stato autorevolmente asserito che nelle avversità "é meglio vocalmente litigare con Dio che ignorarlo nel silenzio".
Inoltre la biblica vicenda della "pazienza/impazienza" di Giobbe é stata doverosamente ricordata: e credo si addica, pur in una- più modesta proporzione, a molti di noi esseri moderni "pensanti e speranti".
Avvento in merito é l'odierna enciclica "Spe Salvi": salvezza nella speranza, opera "pontifex" (Pontefice = Costruttore di ponti) tra il pensare ed il credere.


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