Cavalli scossi
Ogni tanto il cavaliere viene disarcionato... e se poi si è in mare...
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Palio di Siena, ippodromi vari, galoppi solitari: ogni tanto il cavaliere viene disarcionato e l'equino prosegue la corsa ancora più veloce.
Quando ciò capita a 22 cavalli scossi seppure equivalenti "horse powers" é curiosità personale il ricordo di un grave pericolo fatalmente sfiorato: agosto 1965. Oltre un anno prima avevo acquistato per circa 300.000 lire un canotto nuovo modernamente accessoriato, tipo Zodiac Mark 1, dimensioni 3,1 x 1,3 metri fuori tutto, velocità 45 km/h (24,3 nodi) con un motore d'occasione di potenza 22 Hp.

cavalli scossi

Avevo scelto questa nautica da diporto come il compagno di classe Franco Chiesa - al quale dedico questo racconto - che possedeva un gommone simile, marca Viking.
Anzi tutto, dopo aver navigato entrambi qualche anno come ufficiali di macchina della Marina Mercantile, a fine 1959 aveva trovato a Milano due possibilità di impiego in aziende termomeccaniche confacenti alla nostra esperienza: scelse inizialmente il settore del riscaldamento lasciandomi, fortunatamente, quello della refrigerazione per il condizionamento dell'aria, allora agli albori in Italia.

Le vacanze lavorative videro i nostri scafi, sgonfiati in auto o pronti sul portapacchi, percorrere laghi e fiumi, lombardi e non; assieme quando volevamo praticare lo sci nautico, sport altrettanto all'esordio.
Affrontai in seguito il mare, non sempre calmo, con alcune traversate: Portovenere – Palmaria - Tino, Cannes - Lerins, Massa Lubrense - Capri e persino lo stretto danese dell'Oresund, agosto 1964, partendo da Helsingor nei pressi nel castello di Amleto.
Infine, in traghetto un anno dopo, da Rabac all'isola di Cherso, in Istria; il rischio era in agguato: dulcis in fundo, in realtà quasi un amaro affondo. Ci ritrovammo assieme, invitati da un terzo compagno dell'Istituto Nautico, Giovanni Bracco (con al seguito il cognato Franco) presso suo cugino Mario a Nerezine, sull'isola di Lussino; residente con una attività meccanica nonché pescatore con una imbarcazione che poteva 'accoglierci in dieci, consorti conaviganti: un’allegra brigata.

Acque trasparenti con pesci multicolori da cogliere facilmente, piacevoli spiagge e scogliere poco frequentate, abitati rustici ed abitanti cordiali: una tranquillità agreste ed una vita sportivamente rilassante.
Ma il mio motore fuoribordo stava covando uno scherzo “barbino” dovuto a due peculiarità tecniche oltre all'anzianità di servizio: infatti superava di due cavalli il limite consigliato, però - a detta del venditore - essendo datato rendeva un po’ meno; inoltre il cambio direzionale era incorporato nel variatore di potenza sulla barra del timone. Croce e delizia: l'accelerazione sulla manopola precedeva di un attimo l'innesto della marcia avanti o indietro dello scafo; e l'unicità delle funzioni con la mano sinistra permetteva all'altra di assicurarsi sul bordo destro per non essere sbalzato dall'esuberanza "cavallina" nell'impennata di partenza.
L'attività diurna si concludeva solitamente con i due gommoni attraccati alla barca "ammiraglia", tutti a pescare per pranzare in comunità.
Un pomeriggio il citato cognato mi chiese un supplemento di sci d'acqua; dopo aver compiuto un largo giro rallentai presso il barcone per poi riprendere adagio: ecco la sgradevole sorpresa del mancato ingranamento della marcia a pari dosaggio di potenza.

Scoperchiati i due cilindri a motore spento, il manovellismo sembrava normale; il "compagno d'avaria" propendeva per l'inserimento forzato in avanti e poi l'avviamento a strappo, ma ero di avviso contrario temendo uno scatto pericoloso dell'imbarcazione. Trovammo il compromesso pur dubbioso per la potenziale imprudenza: l'ospite accoccolato con una mano sullo specchio di poppa e l'altra sul pulsante elettrico pronto ad interrompere l'alimentazione delle candele; il sottoscritto guardingo nell'angolazione minima dell'acceleratore e preparato nel tirare il cavo di avviamento. Ne scaturì una scena drammatica con attori ed attrici esterrefatti per un copione imprevisto ed un finale imprevedibile: il "fuoribordo" ruggì, lanciando "fuori bordo", appunto, i due avventati avventurosi.

Il canotto balzò impennandosi come un missile con il passeggero che non aveva staccato la corrente ed ora stava rannicchiato appeso a poppavia dello specchio, con le gambe sfiorate dall'elica. Ovviamente ciò lo seppi in seguito essendo stato catapultato in mare almeno un metro sotto; sopra soltanto l'indizio del mio cappello di paglia, il tutto agli occhi degli otto spettatori a qualche decina di metri. Appena emerso vidi il canotto chiudere la rotta circolare (antioraria, un dettaglio giornalistico) con la prua alta interposta alla vista del barcone ma con l'elica del mio Mercury in rotta di collisione.

Con uno scatto vitale mi tuffai in tempo, di istinto non per calcolo e così altre due volte, emergendo e rituffandomi sotto il percorso concentrico dello scafo.
Il minuto d'angoscia collettiva terminò quando, avviato il proprio gommone, Franco 1° salvò Franco 2° affiancandosi e strappando i fili delle candele. In una calma irreale fui "pescato" indenne graziato dalla fortuna e "forse" da un'incosciente autocontrollo: la verità é nel destino!

Tornati a terra liberammo sia l'elica del Viking dalle lenze strappate nell'urgenza del soccorso nautico, sia l'inceppamento meccanico dello Zodiac, ma senza più verificarne la funzionalità. Anzi mia moglie - evitata la vedovanza - mi fece giurare di vendere il tutto, magari svenderlo, appena rientrati in Italia.

E così fu: troppi 22 cavalli scossi!

atleta della Croazia

P.S.: a Firenze, Palazzo Medici Riccardi, é in mostra l'atleta della Croazia, la statua bronzea alta 193 centimetri dal volto piacevolmente inquietante; datata tra il IV e III secolo avanti Cristo, forse opera di Lisippo. E' stata recuperata dai sommozzatori nel 1999 vicino al porto di Lussino: peccato non averla vista nei miei tuffi salvavita ... (foto dal Venerdì di Repubblica, 15/9/06).


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