Digito, ergo sum
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Cogito, ergo sum: famosa riflessione, potenziale e pragmatica, del grande enciclopedico Descartes. La finezza concettuale e la concretezza creativa hanno trovato in questo pensatore una sintesi multidisciplinare che esalta tutta la cultura, dalla filosofia alla matematica, come un unicum analitico.
I tecnici utilizzano ancora il diagramma cartesiano per razionalizzare e focalizzare ogni argomento. E volendo sconfinare in altri campi, sociologia ad esempio, ricordiamo l'ineffabile "Così parlò Bellavista" libro anni '70, scherzosamente rigoroso ed eticamente fantasioso, di Luciano De Crescenzo: ingegnere umanista che ha diagrammato in ascisse ed ordinate i principali valori e disvalori antropici.
Compito arduo ed impopolare è pertanto il presente tentativo di eccepire sugli sviluppi del mondo digitale, da tempo imperante senza soluzione di continuità nei vari settori dello scibile: infatti certamente utile per il progresso scientifico e tecnologico nonché utilizzato nelle attività artistiche ed esistenziali.
conoscenza e liberta'Non ritengo però opinabile diffidare della crescente tendenza di affermazione della personalità umana se basata eccessivamente sulla funzionalità delle apparecchiature elettroniche a discapito di quella neuronale del ragionamento. L'essere è sempre stato nobilitato dal pensiero e dalle sue azioni conseguenziali, adesso può trovarsi impigrito dall'avere troppi facili servocomandi e loro correlata teledipendenza.
Comunque siamo lungi dal riferirci al limite conoscitivo della "dotta ignoranza" del cardinale e filosofo tedesco Cusano, evidente giudizio sulla logica nella teologia; tanto meno richiamarci alla complessa spiritualità di Pascal, manifestatasi dopo il valido apporto agli studi della fisica e l'importante distinzione speculativa tra metodo induttivo e metodo deduttivo. E' sua ed in sintonia la frase "il cuore ha ragioni che la ragione non conosce e l'uomo è l'elemento più fragile in natura, ma è quello che pensa".
Ovviamente è discutibile il timore che le giovani generazioni, non avezze ad una sufficiente artigianalità ed esperienza, tipiche dei tempi passati in quanto obbligate dalle circostanze, pur disponendo di tante modernità comunicative e fattuali possono, in deficit di esse, trovarsi in difficoltà a sostituirsi anche parzialmente a detti mezzi innovativi. Accrescere quindi l'autonomia con elaborazioni mentali può evitare danni e delusioni in carenza di comodità digitali: l'homo cogitans è sulla terra il deus ex machina piuttosto che il media deo.
In questa ottica si dovrebbe privilegiare il telelavoro per migliorare la qualità della vita, riducendo la quantità del traffico e lo spreco di denaro e salute; sperpero anche di tempo e reperibilità in molte aziende in cui si esagera con le riunioni, al punto di subirle come una patologica "riunite"! Ma la digitale è pure un'erba medicinale che ottimizza l'efficienza cardiaca...
Per contro è l'occhio, sovente anche l'orecchio, a patire l'esasperazione degli effetti digitati, soprattutto al cinema ed in televisione, già presenti ai loro esordi ma in forme delicate, persino struggenti; due esempi: Fantasia ed altri film di Walt Disney, Carosello dell'unico canale agli albori telepromozionali. A questo proposito, figuriamoci cosa ci aspetta con il prossimo dilagare nel panorama dell'etere del Sistema Integrato Comunicazione; sic, globalizzando forse più choc che chic!
Oggi invece, particolarmente per l'infanzia, cattivo gusto ed interesse commerciale degradano molte rappresentazioni in rete con un circolo negativo di autoalimentazione imperversante nella confusione e nell'acquiescenza della gente: spesso riuscendo difficile distinguere il vero dall'artefatto anche in programmi impegnati, o presunti tali. Il video ha sovente immagini rapidamente mutevoli con abbagliamenti disturbanti e l'audio oscillante con suoni e musica sopra le righe: conseguenza di una esagerata digitalizzazione, preferita da una regia pseudomodernista che concorre con contenuti discutibili a rimbambire gli spettatori. Cresce cioè la convinzione insana di attirare l'attenzione ed indurre all'approvazione, con proiezioni di sequenze convulse, di un pubblico plagiabile, dai giovani immaturi agli anziani remissivi. Adesso alternano i "consigli per gli acquisti" con la "foglia di fico" dei "messaggi promozionali", altrettanto invadenti per forma e ripetitività: fortunatamente il casalingo telecomando ci protegge parzialmente se disponiamo di adeguati riflessi reattivi.
Ma un mostro digitale è all'orizzonte della cosidetta civiltà mediatica: la proposta, addirittura europea, di dividere lo schermo televisivo in due parti contemporanee, programmi e pubblicità. Sarà bene allora cogitare un automatismo cancellatore della metà meno interessante e sperare che la sua prestazione riabiliti il titolo di questa opinione.
Ripassando dal faceto venturo al serio presente: un'amara conclusione sulle potenzialità modeste dei massimi apparati informativi a prevenire crimine e terrorismo. Se la "pioggia digitale" irrorasse meglio la "campagna investigativa" - organizzazione discutibilmente assimilata all'intelligenza... - la società umana potrebbe, parafrasando il sillogismo in argomento, affermare: intelligo, quindi vivo.


www.seeandlisten.it/opinioni/egb26.html

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