L'ultimo Ivan
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Non é un granduca o uno zar della Russia, tantomeno quello più assolutista degli altri da essere ricordato come il “terribile” (1530-1584).
Non scherzava comunque un omonimo - Ivan Illich, e questo è il ricordo della sua recente scomparsa - nelle sue famose reprimende, verbali e scritte, come teologo-sociologo-storico e, direi, tuttologo.
Infatti, dalla nascita a Vienna nel 1926 alla morte a Brema, la sua vita è stata un caleidoscopio di azioni e dichiarazioni in giro per il mondo, soprattutto in America.
Dopo gli studi in Europa, Italia compresa, divenne sacerdote cattolico esercitando l'apostolato tra gli immigrati newyorkesi per divenire poi Rettore dell'Università di Puertorico.
[jpg - 497 kilobyte] Questa esperienza umana e culturale lo spinge a lasciare la Chiesa, conservatrice per le sue aspettative in quel contesto, per dedicarsi più liberamente all'emancipazione sociale dei popoli latinoamericani, oppressi dai poteri economici e frenati dalla gerarchia ecclesiastica, anni '60. Fonda allora in Messico un centro studi di documentazione interculturale in cui la sua forza intellettuale si manifesta anche provocatoriamente, come vedremo, con opinioni multidisciplinari che movimentarono tante coscienze e precorsero i nostri tempi.

Ne fanno fede i suoi libri più noti (l97l-77) con i seguenti titoli: Descolarizzare la società; La convivialità; Nemesi medica; Per una storia dei bisogni; Energia, velocità e giustizia sociale.
Il primo libro è uno strale contro l'istituzione scolastica che vorrebbe abolire nella sua forma tradizionale con una alternativa innovatrice. La scuola inquadra i giovani con una serie di passaggi e titoli formando dei prodotti di “consumo” per una attività “consumistica”. L'educazione dovrebbe essere una fase in cui è meno importante apprendere cose sul mondo che trarre il proprio sapere dal mondo: visione cioé di una crescita più diretta e libertaria. Descolarizzare quindi nel senso di strutturare diversamente l'istruzione per migliorare l'esistenza: si direbbe, oggi, a misura d'uomo.
Nel secondo libro la critica si estende alla società industriale e - completeremmo adesso - dei servizi, in cui il “profeta di Cuernavaca” individua una spirale economica crescente di offerta/domanda che avrebbe alterato sulla distanza l'equilibrio esistenziale delle nazioni ricche, incrementandone più la competitività che lo sviluppo. Contrapposto alla materialità di un benessere, discutibile per gli eccessi a danno sicuro per le nazioni povere, troveremo la diminuzione dell'essere, inevitabile per l'affanno dell'avere. Questa dicotomia verrà poi estesa alle risorse e ai danni ambientali, anticipando i fautori e gli avversari della globalizzazione: e il “terribile” Ivan auspica tra le varie collettività una “armonica” convivialità.
Con il terzo libro l'autore documenta un'analisi impietosa sull'espropriazione della salute, intesa come forzatura modernista, anche per disturbi da sempre insolvibili con rimedi naturali, sino a quel risultato controproducente detto iatrogenesi. Questa ingiusta nemesi, che ha a lungo automatizzato il curante e spersonalizzato il curato, si é certamente attenuata nel frattempo con la consapevolezza di un gratificante e reciproco obiettivo di guarigione e salute, pur nella continua pressione di convenienze sanitarie e farmaceutiche. Il quarto studio, composto di cinque saggi, tratta della situazione societaria di allora riprendono i principali argomenti: disoccupazione, sviluppo, insegnamento, consumismo, energia. In sintesi: la volontà politica è di creare aspettative crescenti di beni anche superflui, favorendo l'economia mercantile dei monopoli ma non l'occupazione, dato l'avanzamento tecnologico; le nozioni e le istruzioni sono collaterali in massima parte, pertanto complici di questo tipo di progresso nei consumi, con l'esasperazione della pubblicità; di conseguenza cresce esponenzialmente il fabbisogno energetico – con l'intermezzo della crisi petrolifera del 1973 - disgregando ulteriormente l'equità tra i popoli e l'illusione prometeica dell'uomo.
Infine il quinto titolo, un “libello” in cui la provocazione sull'utilizzo sconsiderato dell'energia - pubblicato nell'anno di detta crisi - tocca il paradosso dimostrando che il massimo rendimento termodinamico di locomozione è la bicicletta. Quindi l'analisi si estende al trasporto merci insistendo sul concetto di velocità redditizia volta al contenimento degli sprechi ed al rispetto dell'impatto ambientale.

Illich é stato un uomo colto e coraggioso, un personaggio chiamato in convegni internazionali a presentare opinioni memorabili controtendenza: otteneva consensi di principio ed attestazioni di rispetto; ma il mondo dell'ufficialità proseguiva la strada diritta degli interessi predominanti dell'economia e non le deviazioni scomode di questo originale precursore. Oggi molti movimenti opinionistici globali si riconoscono infatti nelle idee “terribili” dell'ultimo Ivan.


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