Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Pitagora enuncio' in una successione di punti la contrapposizione tra i numeri pari (indefiniti) e dispari (definiti) partendo da 1 (parimpari) e formando con 10 (tetractis) il triangolo perfetto, cioè l'equilatero. Il contesto era la scuola pitagorica di Crotone - Magna Grecia del VI Secolo avanti Cristo - votata alla conoscenza (cultura) di allievi scevri da egoismi (filosofia) e alieni dal potere.
Cose di casa nostra, quasi, ma d'altri tempi evocanti utopia: viviamo nel mondo delle imperfezioni connesse alla natura umana e dobbiamo accontentarci di triangoli scaleni di lato e spesso ottusangoli!
Una seconda sbilanciata triangolazione e' da tempo sotto gli occhi di tutti: molti gestori di società, non sazi delle cospicue prebende concesse dai proprietari, hanno giocato in proprio alcune carte riservate, arricchendosi alle spalle degli ignari azionisti risparmiatori. Il "lato" di tali dirigenze è cresciuto a dismisura, al di la' di regole tecniche, oltre che etiche, compromettendo ogni equilibrio aziendale e vanificando la fiducia degli investitori, e non solo, nell'odierno sistema liberista. L'aridita' degli speculatori e' la massima distorsione della geometria sociale, gia' frequentemene perturbata da egoismi e rivalita', che sono distonie "normali" della vita. Accenniamo infatti ad un terzo "triangolo" esistenziale, coinvolgente tutti per il rapporto umano tra volonta'/capacita'/casualita'. Carriera e retribuzione sono dipendenti da questo "tris" se producono profitto, convalidato o preventivato, piuttosto che meritate per conoscenza e serieta'. Ovvia la critica: come valutare le "qualita' interiori" e tanto piu' retribuirle cosi' come e' realizzabile con le "quantita' esteriori"? L'approfondimento opinionistico porterebbe lontano nelle nebbie salottiere; al momento basta notare quanti "stati maggiori aziendali" vengono retribuiti al di sopra della loro abilita' e necessita', troppo in confronto ai collaboratori: molti di questi sono determinanti per il successo o comunque per la posizione dei capi e, spesso, neppure considerati adeguatamente. Il comando deve giustamente essere compensato per il bagaglio di esperienze conseguite e per i rischi connessi alla responsabilita' delle decisioni operative. Pero' logica vuole che la gratificazione di un'elevata condizione gerarchica consiste anche nella stima e nel rispetto circostanti piuttosto che in proventi esagerati, offensivi per terzi ...per non dire sospetti! E poi tanti personaggi non hanno personalita' equivalente, i loro meriti sono soprattutto apparenti e comunque non stanno alla pari di quelli degli scienziati e degli artisti, per i quali la ricchezza non e' il primario obiettivo. Il denaro di per se' non riduce l'imperfezione umana del possessore, semmai riduce la comprensione e collaborazione degli altri attorno. Realisticamente sacrificio e risultati sono visibilmente premiati piu' dell'intelligenza e della cultura. E' pero' dominante il terzo lato, il destino (salute in testa!); una combinazione misteriosa di fattori che da' il tocco finale alla rotta del navigante: se il mare e' calmo non bisogna insuperbire, e se e' tempestoso occorre temprarsi, dal mozzo al comandante. Il triangolo retto - lo dice la parola stessa - ci ricorda la rettitudine, ideale fortunatamente condiviso nella vita della maggioranza e propedeutico ad una tendenza equalitaria (sia chiaro: non un appiattimento al basso!), diciamo il miraggio di un triangolo equilatero. Tralasciamo ulteriori figurazioni - per non scivolare nell'iperbole - ricordando che in qualsiasi forma triangolare la somma degli angoli e' 180 gradi: "sinonimo di "status quo"? Naturalmente, in questo contesto dialettico, l'aspirazione perfezionista è la visuale circolare di 360 gradi offerta dalla natura, la quale pero' ha confini piu' vasti di quelli dell'umanita'!
"Il triangolo imperfetto" all rights reserved - 10 settembre 2002
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