Ipazia e la Pazzia
La prima scienziata della storia
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo |
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Mind, Energy and Civilization
Personaggio eclettico e ammirevole, vittima dell'intolleranza religiosa dell'epoca: nata e uccisa (370-415 dopo Cristo) in Alessandria d'Egitto.
Figlia di Teone matematico illustre, maestro e reggitore della scuola alessandrina: lei stessa studiosa e docente di astronomia, collaboratrice del padre. Scienziata unica nella storia passata e, per ben oltre un millenio, in quella successiva.
Se nel precedente articolo la Follia includeva anche un tocco di genialità, qui la Pazzia presenta soltanto brutalità: un omicidio originato dal genere - una femmina che osa competere con i maschi nel sapere ed apparire - e dall'autorevolezza della filosofa ellenica, una pagana neutrale dal culto dell'ebraismo e del cristianesimo.
Infatti nella Città-Stato di Alessandria - celebre per il gigantesco faro sulla costa mediterranea e per la ricca biblioteca preziosa per la conoscenza dell'umanità - coesistevano inizialmente pacifici i "gentili" rispettosi sia degli Dei dell'Olimpo sia dei fedeli alla Bibbia e dei fedeli al Vangelo. Questi ultimi crescevano in potenza politica e sociale, mal tolleravano gli altri in particolare i "gentili" perché pagani, seguaci delle scienze e della filosofia: dal passato di Atene al presente di Costantinopoli.
Ipazia eccelleva nelle attitudini culturali e nelle attività intellettuali, rinunciando alle relazioni amorose distraenti spesso offerte da vari estimatori: tra cui il prefetto Oreste, rappresentante dell'imperatore romano, il quale tentò invano di salvarla, con rischi personali, dalla persecuzione dei vescovi locali. Questi erano Teofilo e poi Cirillo, seppure contrastati ma senza successo dal moderato Sinesio di Cirene, vescovo di Tolemaide e già allievo di Ipazia nella scuola alessandrina. Questa donna colta ed intelligente produsse molti documenti purtroppo perduti: lasciarono però testimonianze interessanti numerose autorevoli fonti.
Citiamo: lo storico Socrate Scolastico, l'erudito ariano Filostorgio, l'enciclopedico bizantino Suda, il poeta grammatico Pallada, e lo stesso Sinesio filosofo neoplatonico. Ipazia affrontò temi fondamentali come il sistema matematico di Tolomeo, criticandolo in un commentario a Diofante nel Canone Astronomico e nelle Coniche di Apollonio. Si occupò di sperimentare strumenti innovatori come l'astrolabio e l'idroscopio.
In campo filosofico conosceva e insegnava il pensiero di menti illustri, da Socrate a Platone e Aristotele; ed era degna erede di Plotino. Il suo insegnamento non era soltanto scolastico, ma educava alla filosofia come pratica di ricerca allargendosi al pubblico. Ciò aumentava sia il proprio prestigio culturale e la propria autorevolezza intellettuale, nonché umana, sia l'avversione religiosa del ceto autoritario ed ecclesiale emergente. Era quindi tanto stimata per le doti morali quanto aspramente avversata perché donna tra uomini prevenuti in dottrina sino al fanatismo.
Quando l'imperatore Teodosio emise i famosi decreti di Tessalonica, a partire dall'anno 381 d.C. con la proibizione di ogni culto pagano, l'equiparazione del sacrificio offerto dagli elleni agli Dei olimpici veniva punito con la morte per delitto di lesa maestà.
Le conseguenze furono drammatiche e poi tragiche: il potere vescovile attivò i Parabolani, monaci estremisti plagiati dall'intolleranza religiosa, riconoscibili per le funeree vesti nere (già allora, sic). Questi provocarono contese e scontri con i pagani, in seguito anche con gli ebrei sino a costringerli ad abbandonare la città. Danneggiarono i vari templi, eccetto quello di Dionisio trasformato in cattedrale: iniziarono dal Serapeo il più antico e prestigioso, capolavoro monumentale, e rovinarono la meravigliosa biblioteca con le sue migliaia di libri preziosi.
La reazione dei "gentili" fu la ripresa, temporanea, del tempio del Serapide in cui venne ferito mortalmente Ammonio, capo popolo della milizia cristiana, a cui seguirono altre rappresaglie. Si completò così l'egemonia episcopale di Cirillo - in seguito stranamente proclamato santo dalla Chiesa - e un crescendo di tensione politica e ideologica culminò con l'aggressione fisica a Ipazia: orribilmente torturata, fatta a pezzi, bruciata.
Ipazia - commenta la professoressa Ciribino dell'UNITRE - simboleggia l'amore per la verità e la ragione che avevano resa grande la civiltà ellenica; con la sua uccisione inizia quel lungo periodo oscuro che vide il fondamentalismo religioso ostile alla razionalità sino alle storiche vicende dell'inquisizione all'alba della modernità (Giordano Bruno, Galileo Galilei).
Questa martire laica, dopo tanto oblio, é stata di recente ricordata con una meritevole rappresentazione cinematografica intitolata AGORA: grandiose figurazioni di genti e monumenti, colte relazioni dialettiche tra personaggi prima menzionati. La visione espressiva dei vari episodi é ovviamente funzionale ad una interpretazione artistica, comunque coerente con quanto sopra detto; più qualche particolare significativo sui meriti scientifici di Ipazia, come segue.
L'esperimento del peso fatto cadere dalla sommità dell'albero del veliero, presupposto di una forza gravitazionale dominante.
La riflessione astronomica, assistita dal sempre fedele segretario Aspasio, sulla diversa ipotesi della traiettoria annua della Terra attorno al Sole: non in un cerchio - che rappresentava la perfezione del credo di allora influenzato dall'idea di Tolomeo - bensì in un ellisse a doppia focale.
La scena finale del film drammatizza l'intervento di Davo, l'allievo prediletto ma respinto per la scelta verginale della filosofa. Convertito al cristianesimo combatte i miscredenti e si distingue perseguitandoli. Quando però comprende che un gruppo di fanatici cristiani, nella chiesa di Cesario, stanno per infierire su Ipazia denudata, Davo con dolente abbraccio la soffoca per non farla soffrire.
Una struggente epifania della Pazzia.
Nota dell'Editore:
Ipazia venne uccisa l'8 marzo 415 d.C., 1600 anni orsono, ma la sua storia è ancora (purtroppo) attualissima in un mondo di intollerante ignoranza. Che il suo ricordo ci possa far riflettere.
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"Ipazia e la Pazzia" all rights reserved - 8 marzo 2015
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