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Indice dell'Album
Luca Enoch, nato il...
Il 12 giugno 1962, a Milano.
A che età hai scoperto il fumetto?
Da piccolo, col Corrierino dei Piccoli; è stato una amore a prima vista ed è cresciuto col tempo. Ho cominciato a disegnare da giovanissimo, a scuola disegnavo la Divina Commedia a fumetti.
Che scuole hai fatto?
Mi sono diplomato in un liceo scientifico dopo di che non avevo molta voglia di studiare e mi sono iscritto all'Istituto Europeo di Design dove ho fatto un paio di anni di corso di illustrazione.
Parlaci dei tuoi primi amori fumettistici, dei personaggi e degli autori che in qualche modo ti hanno segnato.
Inizialmente Bonvi, col suo Nick carter, poi è arrivato Magnus con Alan Ford. Nel versante realistico c'è stato Hugo Pratt, in seguito Manara, Moebius e ancora Magnus con lo Sconosciuto. Più tardi è arrivato Andrea Pazienza; è stata una presenza breve ma incisiva, è l'autore che mi ha influenzato di più.
Però ci sembra di capire, con una certa sorpresa, che i tuoi primi amori sono stati umoristici.
Sicuramente, e questa influenza l'ho mantenuta nel segno; infatti per una decina d'anni, quando rimbalzavo da una casa editrice e l'altra, mi dicevano che il mio tratto era troppo grottesco. Ancora oggi, quando disegno Sprayliz, salta fuori Pazienza perché era un autore che manteneva, anche nel fumetto realistico, dei tratti grotteschi.
Il Giappone quando è arrivato?
E' arrivato con Akira, perché prima non conoscevo nulla dei Manga. Qualche cartone animato, tipo il primo Gundam, ma poco altro. Con Otomo ho scoperto un nuovo modo di fare fumetto.
Ne hai sposato alcune soluzione grafiche?
Sì, il taglio della pagina, le linee cinetiche, la struttura cinematografica.
Nel nuovo mensile pensi di riuscire ad avvicinarti maggiormente a questa cinematograficità dedicando molto spazio alle scene d'azione e di movimento?
No, ho provato ma il formato tascabile non lo permette. Fosse stato un bonelliano come inizialmente previsto sì, ma ora non è possibile perché le 90 tavole formato tascabile corrispondono a circa 30 pagine a sei vignette, non vi è abbastanza spazio per certe soluzioni.
Torniamo ai tuoi inizi...
E' stata una lunga agonia. Per dieci anni ho fatto l'illustratore per la pubblicità e l'editoria. Facevo di tutto, serio e umoristico, calendari e cronaca, con tecniche differenti, aerografo, ecc... Ogni tanto preparavo delle tavole dimostrative e andavo in giro per fiere e case editrici, ma non serviva. Le tavole umoristiche venivano trovate "carine" ma mi suggerivano di provare in Francia (!), mentre quelle realistiche non andavano bene.
Per cui hai bussato a molte porte...
A tutte; l'unica ad avermi pubblicato è stata la Ned 50 proprio sulle pagine di Fumo di China. Poi Sauro Pennacchioli mi ha chiamato per il nuovo Intrepido ed è stata una grande opportunità. Prima ho fatto una storia autoconclusiva, "Berserk", un po' violenta poiché così mi veniva richiesta. Io proposi la serie di Sprayliz ma non erano molto convinti, perché avevano già molte serie e pensavano che sarebbe stato troppo difficile portare avanti le vicende di una ragazzina che disegna sui muri. Allora ho fatto due episodi autoconclusivi di Sprayliz, in qualche modo collegati tra loro. Sono arrivate lettere di lettori, il personaggio è piaciuto e quindi mi è stato richiesto di disegnare nuovi episodi. Soprattutto era piaciuta la trovata dell'amica lesbica.
In seguito Sprayliz è diventata uno dei personaggi trainanti dell'Intrepido...
Sì, a tal punto che insieme ad ESP e Billitteri (ora Billi Band) divenne la possibile titolare di una testata autonoma di tipo bonelliano.
In fondo devi ringraziare questo tentativo sperimentale dell'Intrepido, perché la situazione editoriale italiana degli ultimi dieci anni, almeno riguardo la tua esperienza, non ha offerto molti spazi a giovani autori che avessero qualcosa di più personale da dire.
Sì, in effetti l'Intrepido ha rappresentato l'unica occasione in 10 anni, e questo è molto triste per il fumetto italiano che non dà opportunità. Non ci fosse stato l'Intrepido avrei probabilmente rinunciato al fumetto.
Sprayliz ha qualche antecedente, si rifà a personaggi o letture precedenti o è totalmente figlia tua?
Magari ci sono influenze, suggestioni di vecchie eroine, tipo Barbarella, Valentina o Druuna, la Lubna di Rank. Tutte queste caratterizzazioni femminili possono confluire in Sprayliz, così come altre suggestioni cinematografiche; si tratta di un magma rielaborato, personalizzato, difficile da ricostruire; non vi è un modello preciso.
La scelta del personaggio femminile è stata casuale?
E' stata indotta da Sauro Pennacchioli che mi aveva richiesto storie complete, possibilmente con ragazze come protagoniste. Voleva dare un indirizzo di questo tipo. Dato che preferisco disegnare personaggi femminili, mi sono adattato volentieri a queste indicazioni.
E' più difficile per un autore uomo gestire un personaggio femminile rispetto a uno maschile?
In realtà non creo una psicologia femminile, butto sulla carta quello che mi piacerebbe trovare in una ragazza. E' una trasposizione maschile, non mi pongo il problema di creare un personaggio dalla precisa mentalità femminile, anche perché ne saprei veramente poco. Fa parte del mio immaginario, erotico e no.
Le lettrici cosa ne pensano?
Nella rubrica della posta ricevevamo (sull'Intrepido - N.d.A.) lettere di ragazze a cui piaceva lo spirito indipendente di Liz, più che i differenti gusti sessuali.
Sul nuovo mensile ci sarà la rubrica della posta?
Sì, mi piacerebbe, anche se non credo di poterla gestire io stesso. Comunque credo sia importante avere un colloquio con i lettori, anche perché ti danno degli input, dei suggerimenti.
Qui alla NED 50 abbiamo avuto l'opportunità di vedere un altro tuo personaggio in preparazione, Hécuba, un personaggio fantasy, anch'esso femminile e con tendenze omosessuali. Si tratta quindi di una tua costante?
Innanzitutto cerco di creare dei personaggi fuori dagli schemi, ma cerco anche di non fare pesare la cosa, di mostrare l'omosessualità come una cosa normale.
Questa cornice di normalità che hai dato all'omosessualità dei tuoi personaggi è piaciuta a chi l'omosessualità la vive realmente?
Gli unici contatti li ho avuti con la redazione di Babilonia che ha espresso degli apprezzamenti su come avevo affrontato l'argomento, lontano da certi stereotipi per cui la lesbica è brutta, femminista fino al fanatismo, porca, ecc... E' stato apprezzato anche il fatto che nel fumetto gli elementi che manifestavano intolleranza o fastidio erano identificati con persone perdenti o stupide.
Questo argomento ti ha dato anche una certa notorietà giornalistica. Come è stato il rapporto con la stampa non specializzata? Sprayliz era trattata in maniera superficiale?
Sì, a parte il Corriere della Sera, gli altri quotidiani avevano semplicemente ripreso la notizia stampa dell'agenzia che mi aveva contattato. Alcuni hanno addirittura scritto che era Kate la protagonista del fumetto. Non accennavano neanche ai graffiti. E' stato un approccio estremamente superficiale.
I murales arrivano da qualche tua esperienza precedente?
No, però mi sono sempre piaciuti, li trovo una delle poche vere espressioni artistiche metropolitane. Chi li dipinge li fa per sé, come puro valore artistico. Mi piacciono molto.
Pensi di dedicargli delle rubriche sulle pagine del mensile?
Vedremo. Mi piacerebbe ma per ora non sono in grado di prevedere. Dipende da come andrà la serie.
Ora da una rivista contenitore passi a una testata sorretta solo ed esclusivamente da Sprayliz, tra l'altro cambiando formato e lunghezza delle storie. Come stai vivendo questa trasformazione?
Terrorizzato. Per ora ho fatto solo una sceneggiatura, si tratta di una presentazione per la maggior parte dei lettori, nuovi, che acquisteranno l'albo. Devo presentare i personaggi e i rapporti ormai instauratisi. E' una sceneggiatura in cui succede poco ma che presenta tutto. Per quanto riguarda le storie successive è tutto da vedere. Mentre per l'Intrepido potevo anche lasciarmi andare, fare un po' di teatrino, in questo nuovo albo devo lavorare di più sulla trama. Si tratta di un passo avanti dal punto di vista della sceneggiatura. Ho creato dei soggetti in cui ci sarà un'evoluzione della vita dei personaggi e del centro sociale che frequenta Liz.
Come ti sei trovato con il cambiamento del formato?
Bene, pur seguendo una gabbia base, posso prendermi una certa libertà; vignette oblique, verticali, caselline, ecc... Il mio formato ideale è quello di Akira di Otomo, ma mi trovo bene anche con questo.
Che ne dici di fare uno specialone estivo alla Otomo?
Speriamo che le vendite lo consentano.
Sappiamo che stai studiando la possibilità di gestire, o far gestire, al computer parte della lavorazione. Ce ne vuoi parlare?
La cosa è interessante. Io fornirei alla persona che dovrà completare l'originale, semplicemente la tavola inchiostrata senza le campiture nere, retino e lettering. Acquisendo la tavola con lo scanner ed affidando al computer queste operazioni, avrò la possibilità di sfruttare una varietà infinità di retini e quindi di sfumature di grigi. Il lettering computerizzato sarebbe il mio, "scannerato" e importato nel computer. Inoltre questo mi permetterebbe, spero, di avere una produzione mensile di buon livello senza ammazzarmi di lavoro. Si apriranno nuove vie all'utilizzo del computer nel mondo del fumetto.
Pensi quindi di non utilizzare disegnatori di supporto?
Spero di no. Mi ero rassegnato all'idea di avere altri disegnatori quando si doveva fare il "bonelliano" con l'Universo, ma con questo formato spero invece di poter fare un lavoro di autore.
Non avrai però modo di lavorare ad altri personaggi.
Certo non produzioni impegnative.