Parola di Luca Enoch
Intervista al "giovane maestro" a cura di Gianni Brunoro

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Luca Enoch è nato a Milano il 12 giugno 1962 e, dopo aver compiuto regolari studi in campo artistico, si è dedicato all'attività che ha sempre amato, quella di grafico e illustratore; esercitata operando come free lance, sia nel settore editoriale che pubblicitario. Nel 1990 ha partecipato al concorso bandito annualmente dal Convegno Internazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato, conseguendovi il primo premio con la storia "RAPTUS". L'esordio professionale è avvenuto nel luglio dell'anno successivo, sul n°10 di Fumo di China, con la cupa storia "ELIAH". Ma il suo definitivo avvio professionale alla grande risale al 16 giugno 1992, con la bellissima, benché per palati "forti", breve storia "BERSERK", uscita sul n°6 dell'Intrepido. Solo qualche mese dopo avrebbe dato il via sulla stessa testata, sul n°14 del 6 ottobre, alla serie "SPRAYLIZ", che ha rapidamente incontrato un notevole gradimento da parte dei lettori. Da allora, come s'usa dire, il resto è storia.

Tu non sei più adolescente, quindi è ovvio che non vivi di persona i temi adolescenziali. Allora come riesci a dare una così fresca immagine degli adolescenti, e, una così autentica rappresentazione dei loro ideali, rabbie , illusioni?
Non so, sinceramente, rispondere. Forse è dovuto al fatto che ho una discreta memoria; oppure una discreta fantasia; o che sono una persona evidentemente immatura; o magari che ho avuto un discreto culo ad imboccare il "clima" della vicenda narrata. Scegli un po' tu tra questa opzioni...

Tra l'altro, nei tuoi adolescenti, indipendentemente dalla loro connotazione omo o etero, hanno un notevole peso gli amori. E' un calcolo di opportunità narrativa oppure l'importanza dell'amore corrisponde a una convinzione dell'autore?
L'importanza degli amori nelle mie storie è indubbia. Credo sia proprio nella sfera affettiva, negli slanci e nei tentennamenti dei rapporti interpersonali che si riesca a connotare in maniera più efficace l'indole e l'animo dei personaggi; è anche più facile, diciamo, poiché la persona innamorata è notoriamente più scoperta e decifrabile.

Qual è la particolare motivazione che ti ha spinto ad approfondire in un fumetto un tema come l'omosessualità femminile, in precedenza così poco frequentato, almeno fino a quando il tuo personaggio l'ha spinto a diventare una moda?
Volevo a tutti i costi inserire un personaggio bello, simpatico, intrigate, vincente e... omosessuale; il fatto che sia una donna è dovuto principalmente alla circostanza che la protagonista sia femminile. Tenevo particolarmente a dare il mio contributo per la definitiva cancellazione di quello stantio e polveroso stereotipo che vuole la lesbica "cozza", mascolina e costretta a frequentare il suo sesso perché nessuno se la fila. Kate invece ha tutte le caratteristiche che possono attrarre i mosconi eterosessuali: è bella, sportiva e con forme anche più procaci di quelle di Elizabeth; semplicemente preferisce le donne e questo per una ragione che, più che culturale e ambientale, io definisco sacrosantamente biologica.

In Sprayliz tu hai raffigurato una notevole galleria di tipi e caratteri femminili. In senso sia fisico che di personalità, quale di essi corrisponde all'ideale femminile di Luca Enoch?
Parlare del mio ideale femminile è cosa difficile e "pericolosa", dato che lo scorso giugno convolai a giuste nozze... Diciamo che per me non esiste una donna ideale ma un insieme di caratteristiche, fisiche e spirituali, che di volta in volta mi colpiscono in persone che conosco o vedo solo di sfuggita e che poi mi piace riportare sulla pagina disegnata.

Sul piano creativo, Sprayliz si profila un po' come "il" personaggio della tua vita: lo pensavi da molto oppure è nato da circostanze contingenti?
Direi piuttosto che Sprayliz è il mio primo personaggio che sia andato oltre il primo episodio amatoriale. E' nato nel clima agitato e confusionario dell'Intrepido della gestione Pennacchioli; gli input erano pochi e semplici: personaggi giovani, possibilmente femminili, ambientazione metropolitana, sangue e sesso. Accantonati o almeno annacquati gli ultimi due ingredienti, avevo la strada segnata; ripensando a Zorro e Paperinik, ho avuto la trovata dei "murales", che ho sempre apprezzato come genuina espressione artistica, nel senso più "puro" del termine, e per la loro perturbante creatività.

Siccome le storie di Sprayliz sono piuttosto connotate, senti di avere spunti indeterminatamente continuativi o immagini che il personaggio andrà cambiando? In particolare, hai idea di farne un personaggio in progress?
Non essendo un personaggio studiato a tavolino, credo che sia inevitabilmente destinato a cambiare con me, seguendo l'evoluzione dei miei gusti e interessi. Basta guardare anche solo come è mutata la caratterizzazione fisica del personaggio rispetto ai primi episodi. Si dice che solo Valentina abbia avuto il coraggio di invecchiare; è vero e non so se saprò o potrò emulare il buon vecchio Crepax.

La lingerie che compare nelle storie è molto elegante e fantasiosa: come ti tieni... "aggiornato"?
Il primo personaggio che mi ha dato brividi erotici è stato proprio Valentina; me la ricordo ancora scorrazzare per il sottosuolo con indosso delle impalpabile mutandine di pizzo bianche. Per cui vesto le mie eroine con intriganti intimini che rubo dalle riviste di moda femminile e di cui ho ormai un ricco dossier.

Quali sono stati e quali sono - naturalmente, "perché - gli autori fumettistici dei tuoi riferimenti, sia grafici che di contenuto?
Il mio primo personaggio è stato Flash Gordon di Alex Raymond, le cui tavole ho copiato e ricopiato; subito dopo sono venuti Nick Carter, le Sturmtruppen e Alan Ford, che hanno impresso al mio disegno quel tratto grottesco che non sono mai riuscito a eliminare e che mi ha sempre fatto rimbalzare indietro da Casa Bonelli. Magnus è sempre stato il mio punto fermo per la sua impressionante padronanza del chiaroscuro e la varietà dei suoi personaggi (uno su tutti, il primo Sconosciuto). Poi sono venuti Moebius, per il suo tratto rivoluzionario e la sfrenata fantasia; Manara (il primo, quello di HP e Giuseppe Bergman); poi è arrivata la folgorazione con Andrea Pazienza, il genio pazzo che ha così sciaguratamente bruciato la sua miccia, lasciando molti cuori infranti; quindi l'avvento dei Manga, in particolare l'inarrivabile Akira di Otomo: definitivo! Adesso come adesso sono aperto a tutte le suggestioni che mi arrivano dagli USA (Mignola, Giffen, Miller: il suo Sin City è quanto di più interessante ci sia sul mercato), dall'Australia (Hewlett e Martins), dal Giappone (Shirow, Fujishima, Takachico) e da casa (Mari, Alberti, Ghermandi).

Tu manifesti una certa attenzione ai problemi sociali di vario livello. L'autore di fumetti "può", oppure è più impegnativamente "tenuto a", occuparsi della società nei suoi fumetti?
Io credo che la valenza di informazione, denuncia o anche solo di divulgazione del fumetto sia sottovalutata se non addirittura ignorata dai critici letterari; invece anche una storiella come la mia può contenere spunti di riflessione su argomenti specifici o di carattere generale. L'autore non deve certo sentirsi obbligato ad affrontare certi temi se non lo desidera o se vuole dare al suo fumetto una connotazione di mera evasione; ma anche se ambientasse le sue storie nel lontano spazio o in qualche universo fantastico, non potrà evitare certi temi che caratterizzano la nostra vita reale. Si può parlare di razzismo, intolleranza religiosa, della violenza del potere e di ingiustizia sociale anche tra folletti, guerrieri barbari ed esploratori spaziali, senza per questo tradire lo spirito avventuroso della storia.

Tempo permettendo, quale altro tipo di fumetto ti piacerebbe creare?
Ho una sconfinata passione per la fantasy, quella con i maghi, draghi parlanti e saggi, fate, gnomi, troll... Trovo estremamente gratificante l'assoluta libertà che questo genere di ambientazione offre all'autore; buttare a mare ogni tentativo di credibilità e verosimiglianza a lasciare briglia sciolta all'immaginazione. Un progetto che da qualche tempo ho nel cassetto è appunto una serie fantasy "dura", con un personaggio femminile atipico e cattivello.
Ma questa è storia futura.

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