La stazione di MI - S. Cristoforo
Q
uando ci si accinge a costruire un plastico inevitabilmente per la stazione sorge il dilemma: di testa, di transito, piccola o grande? E dopo aver esaminato i pro e i contro si casca su S. Nazario o Dubino magari con tanto di rimessa locomotive e rotonda girevole da 3000 posti!Eppure vi sono tante stazioni con architettura standard che potrebbero essere prese ad esempio e costruite da tutti con poca spesa. E gli esempi non vanno cercati solo lungo linee secondarie e sconosciute perché, anche se incredibile, si possono trovare perfino nelle grandi metropoli. Milano è una di queste città e pochi immaginano che abbia stazioni minime come P. Romana, due semplici binari di corsa e una biglietteria appollaiata su una scala a livello del sovrappasso stradale (salvo avere poi dietro le spalle uno scalo merci vastissimo), o medio-piccole ma sempre dignitose come quella appunto di S. Cristoforo, peraltro dotata di svariati binari per transito e ricovero.
Il fabbricato viaggiatori è di facile realizzazione e può essere preso come base per molti plastici almeno nella composizione fino agli anni 80-90. Oggi infatti risulta munito di sottopassaggi, di semplice fattura, e di un secondo corpo dove è stato trasferito il bar-ristoratore, prima simpaticamente dotato di tavolini esterni sotto una pergola. E’ adattissimo a plastici medi e grandi, ove si voglia rispettare la scala anche nelle distanze, e può essere realizzato con qualche migliaio di lire anche da ragazzi delle elementari.
Ve ne descrivo i particolari costruttivi proprio per invogliare i giovani alle prime armi a cimentarsi in una impresa che darà loro soddisfazioni.
La struttura è realizzabile in cartoncino ordinario di spessore compreso tra 0,5 e 1 mm (nulla vieta di usare cartone più spesso, legno di balsa o compensato sottile) che può essere facilmente inciso con un taglierino (cutter). L’irrobustimento dei muri si ottiene incollando tra loro diversi strati di cartone sottile ritagliati secondo i vari abbellimenti del muro esterno. La tecnica è intuitiva: si fanno diverse fotocopie del disegno (dopo aver cancellato i numeri) e si incollano sul cartoncino sottile (ottima a questo fine la colla spray tipo Display Mount della 3M da spruzzare sul cartone perché evita che la carta si arricci per l’umidità delle colle acquose). Col cutter sulla prima copia si aprono finestre e porte; dalla seconda copia si ritagliano le varie parti in rilievo contrassegnate col numero 2; dalla terza quelle col numero 3 e si incollano in successione sulla prima, previa verniciatura nei vari colori onde evitare successive antiestetiche sbavature. Nel nostro caso il corpo è in giallo paglierino, con rifiniture in bianco e grigio chiaro. Una fotocopia su foglio trasparente servirà per i vetri, mentre le tendine è bene ritagliarle a mano in modo che non vengano una uguale all’altra. Ovviamente le tende andranno incollate all’interno dei vetri.
Una volta realizzate le quattro facciate (il lato strada è in 3 parti: due corte laterali ed una lunga centrale da incollare sovrapponendo di qualche mm. la lunga alle due corte) si procederà a un primo assemblaggio dei due angoli opposti (lato A con B e C con D). Per facilitare la tenuta consiglio di congiungere i muri con un quadrotto di legno da 10x10 mm o anche meno. Quando il Vinavil avrà fatto presa si congiungeranno alla stessa maniera i due prefabbricati (B con C e A con D). Per irrobustire il tutto ho incollato anche un legnetto lungo tutto il perimetro interno del 1° piano: ho così ottenuto anche la base di appoggio per un rettangolo di cartone che funge da pavimento e che pur non essendo indispensabile è utilissimo per dividere l’illuminazione della zona abitativa superiore dall’atrio biglietteria ed uffici sottostanti.
Un rettangolo più spesso e di maggiori dimensioni servirà da base del complesso, mentre un altro di circa 15 mm più largo del perimetro del fabbricato fungerà da appoggio per il tetto.
Il tetto è composto dal suddetto appoggio con un trapezio alto circa 26 mm incollato sulla linea di mezzeria congiungente i lati corti; su questo trapezio si appoggeranno le tegole in plastica, se acquistate, oppure un cartoncino di copertura e successive tegole sempre in cartone, se si opta per il metodo del certosino (sfogliando il cartone ondulato da imballaggi e ricavandone ottime tegole a costo zero). Per la coloritura di base ho usato un colore terra di Siena bruciato mescolato a nero; successivamente ho sporcato di nero fumo le zone intorno ai comignoli per dare un’aria vissuta.
La scritta Milano S. Cristoforo non è in azzurro ma è stranamente in grigio (anni fa era in nero).
Nella speranza di aver esposto il tutto in modo abbastanza chiaro, auguro a tutti un proficuo lavoro e buon divertimento!
Irene
Nota: il presente articolo è stato pubblicato sul Bollettino FIMF n.239 del maggio 2001