E così questa lettera chiude il carteggio durato più di un anno con questo sfortunato mio ex alunno.

Poche sono state le lettere in cui mi ha richiesto un aiuto materiale: le sue erano piuttosto richieste di conforto, di comprensione, di affetto. I suoi scritti denotano sentimenti che è raro trovare nei giovani, specialmente oggi. Espressioni forti di illimitata riconoscenza, di devozione rispettosa, di grandi aspirazioni per una vita migliore, impostata diversamente che per il passato. Nessun risentimento particolare verso chi purtroppo gli aveva fatto tanto male, sia nella famiglia che nella scuola.

Non ho molti ricordi di lui nel suo periodo posteriore, dopo il ritorno a Torino. Nonostante tutti i passi fatti per il suo inserimento nel pensionato di via Asinari di Bernezzo, convalidati dal suo fermo desiderio di farne parte, non so come né perché tutto andò a monte. Infatti ebbi un incontro con lui alla stazione di Porta Nuova, secondo un nostro precedente accordo, e vi presenziò con suo padre che non avevo mai conosciuto prima.

Ebbi difficoltà a riconoscere nel volto di quel giovane che mi stava di fronte, il volto del ragazzino che avevo lasciato dodici anni prima. Il tempo e le sofferenze l'avevano profondamente segnato e invecchiato. Il padre si presentò come un dignitoso, anche se poco convincente, uomo d'affari. Proclamò che del ragazzo si voleva occupare lui, che aveva capito molte cose e che non voleva che il figlio dovesse soffrire più.

Corrado mi guardava sorridendo: ricordo quello sguardo pieno di riconoscenza, e di sottomissione alle circostanze. Mi promise che avrebbe mantenuto la parola che mi aveva dato e che si sarebbe messo presto a lavorare: il padre, cosa strana, gli aveva trovato lui il lavoro. Confesso che ci rimasi male: non tanto perché vedevo andare in fumo tutto ciò che avevo tentato di fare, tutti i progetti che avevo maturato con tanta fatica, ma piuttosto perché non mi convinceva la situazione che si presentava così impensabile solo pochi giorni prima.

Passò del tempo, forse due anni, senza che sapessi più nulla di Corrado. Un giorno, inaspettatamente, ricevetti una sua visita: venne da me con una donnina, che mi presentò come sua moglie, e una bimbetta. Le parole che ricordo mi disse in quell'occasione furono: "Mi comporterò in modo degno di un padre, cosicché la mia bambina non abbia da soffrire quello che ho sofferto io". Mi rivolsi allora alla moglie, che mi fece buona impressione, raccomandandole di amare tanto suo marito, perché aveva sofferto troppo nella vita e aveva quindi bisogno di essere ripagato, sostenuto dal suo affetto e dalla sua comprensione. Le dissi pure che avevo fiducia in lui, e che certamente si sarebbe comportato bene se avesse trovato in lei e nella figlia quell'amore di cui tanto aveva bisogno.

Purtroppo di Corrado non ho più saputo niente, ma qualche volta ho pensato fosse bene così: una volta purtroppo di lui avevo notizie, ma solo dai giornali.

Ringrazio il Signore perché mi ha aiutata in quest'opera d'amore, nel seguire questo ragazzo nei periodi più oscuri della sua vita, e sono certa che Egli ha ascoltato le mie preghiere e che l'ha accompagnato lungo il cammino della sua esistenza, portandolo ad una maggior presa di coscienza delle proprie responsabilità e ad una serenità che tanto ho desiderato per lui.



FINE