Torino, 2/5/1963 Rispondo con un poco di ritardo, alla Sua lettera, e per questo mi scuso. Ma cause di forza maggiore mi anno impedito di scriverle, prima. O ricevuto l'istanza per il collocquio, ma e stata negativa. La ringrazzio comunque per tutto ciò che sta facendo per me. E per la roba che mi a portato. Ora so che o ancora qualcuno che mi ricorda. Per quanto riguarda me sto abbastanza bene, o la fortuna di avere due ottimi compagni di cella. Che tra l'altro, uno a più o meno la mia età. Ora siamo arrivati nella bella stagione e i cancelli del carcere che rinchiudono le nostre persone fisiche, non riescono a trattenere, il flusso dei sentimenti dolcissimi a volte ingenui, e sempre struggenti, che ci porta la primavera. Sono sicuro che per tutti noi rinchiusi in questo luogo di pena, La bella stagione sia più ardua da sopportare. Mi creda non si può apprezzare la libertà se prima non si e provata la "galera". Ma i sentimenti che tutti noi portiamo nel cuore, sono soppressi dalla dura prova che per nostra colpa siamo costretti a sottoporci per scontare il nostro debito verso la società, verso quella società che ci a condannati. Condannati, si perché la legge degli uomini non può tenere conto di ciò che vi è nell'animo di un uomo. Lei sa che non sono mai stato un grande scrittore di lettere, ma spero che questa mia non abbia molti errori. Spero sempre nell'avvenire, e ogni tanto guardo in celo per cercare la mia buona stella, ma se davvero lo avuta, mi a abbandonato da un pezzo. E stia tranquilla, che o smesso già di bere, non bevo più vino, perché so che mi fa male, per questo stia tranquilla. Ma non sono proprio sicuro di riuscire a fare del bene, e continuare, a essere un bravo ragazzo, ma tentero, tentero, perché non sono vecchio, sono giovane, e devo, voglio rifarmi una vita. Spero, Lei voglia continuare a mantenere la corrispondenza, con me, ne saro contento, e avrò almeno una persona che mi ricorda e mi aiuta. Spece Lei che e stata la mia maestra. Cordialmente Corrado C. Scriva presto. |