Torino, 18-III-1963 Mi scusi se torno a scriverle questa mia, prima di avere ricevuto la sua. Ma proprio non resistevo più. Lei capirà che nel triste luogo che mio malgrado sono costretto a vivere, la mia diventa una battaglia continua contro il tempo, che sembra non passare mai. Lei certo non può sapere cosa vuol dire attendere con ansia che attanaglia il cuore una lettera che si attende. Di ora in ora, di minuto in minuto l'ansia sale, aumenta così la mia già tanto provata fermezza di riflessi, i miei nervi si tendono sino allo spasimo. Mille pensieri si accavallano l'un l'altro nella mente. E come si venisse a mancare improvvisamente l'aria, che si respira. So che non dovrei disturbarla, che non dovrei neanche permettermi di scriverLe. Ma Lei e l'unica persona che puo darmi un poco di conforto. Che o tanto bisogno. Vede, in carcere col passare del tempo tutti i sentimenti passano, e lasciano il posto a una grande e sconfinata malinconia. Si pensa e si ripensa a cose tristi, non vi e posto per l'allegria, non vi e più posto per nessun sentimento. Un essere umano per la maggior parte dei casi e portato a sopportare la prova più dura della sua vita. Alla sera quando tutti sono in branda a dormire e la luce e spenta, io non dormo, penso. Penso a tutto ciò che e stata la mia vita, a cio che o provato, ai posti che sono stato, al luogo umigliante in cui mi trovo, alla paura di tornare alla vita libera nella societa. Alla paura che il carcere lasci in me un marchio che mi distingue dagli altri, alla paura che la mancanza di fiducia da parte delle persone che troverò nuovamente fuori, mi faccia fallire, alla paura che la società mi respinga. Mi creda tutte le sere, come un ossessione mi tormentano questi pensieri. Mi creda, e facile dirsi di prendere la strada retta, quando si ese da una tortuosa, e facile bussare a una porta aperta, ma e difficile, quando le porte sono ermeticamente chiuse farle aprire senza sentirsi, menomati moralmente. Questi sono i miei pensieri! Ora si avvicina la bella stagione e la mia carcerazzione si fa sempre più difficile. Mi creda e ancora molto ciò che o da fare, 21 mesi, sembrano pochi, ma sono lunghi. Chi mi aspetterà per tanto tempo? Chi si ricorderà ancora di me? di un povero detenuto? Mi creda, e tanto il mio sconforto, la mia solitudine, la mia pena. Ma forse, e giusto forse merito tutto questo. Dio si e dimenticato di me, non voglio male a nessuno, ma certo la mia famiglia mi a rovinato. Ma me lo merito, mi sono rovinato, ma ormai non si puo purtroppo non si può tornare indiettro. Sarebbe troppo comodo. Ma se e vero che un Dio esiste vedrà tutto questo e metterà fine a questa mia triste esistenza perché sono stuffo, stanco di lottare, di combattere questo mio destino che mi e stato sempre avverso, ormai non o più la forza di combattere e stanco di sofrire, in fin dei conti che o fatto io per meritare tutto questo? Perché Dio a permesso che io avessi dei genitori come i miei? Perché Dio permette che io viva? Ormai ora non o altro da fare che aspettare un miracolo. Ma quando si avvererà? Ma. Comunque spero e l'unica cosa che mi sia ancora concessa. Mi scusi se con questa mia l'o forse annoiata, e Le chiedo scusa, e mi perdoni. Ma o liberato il cuore e l'anima con questo mio sfogo. Distinti saluti. Con affetto. C.C. La pecora nera. |