E' la terza volta dopo quello del 1938 tenutosi a Roma e quello del 1964 tenutosi a Venezia.
La necessita' del Congresso di Venezia fu giustificata da Calogero Casuccio perche' il patrimonio teorico e chirurgico accumulatosi a distanza di 26 anni aveva completamente modificato lo scenario scientifico.
Il Congresso del 1938 portava l'esperienza chirurgica
della Scuola Italiana. Esperienza limitata, se si pensa che le operazioni
per artrosi dell'anca dell'Istituto Rizzoli, eseguite nei primi 40 anni
di attivita' da Vittorio Putti e Codivilla era di solo 89 operazioni tra
le quali figuravano 2 perforazioni ed infibulazioni cervico cefaliche;
30 osteotomie; 16 ricostruzioni del tetto; 6 resezioni; 15 artroplastiche
biologiche; 20 artrodesi.
L'esperienza della Scuola di Torino presentata da Baj
comprendeva 101 osteotomie, 37 tettoplastiche, 5 resezioni e artroplastíche,
2 artrodesi, 1 perforazione. Poche altre decine di interventi rispecchiavano
la produzione chirurgica di altri Maestri: Delitala, Zanoli, A.Albanese,
V.Camera, R.Galeazzi, A.Poli.
Nel 1964 il panorama italiano del trattamento chirurgico della coxartrosi e' completamente cambiato. Gli interventi e le casistiche a confronto, sono numerose: si tratta di centinaia e migliaia di casi.
Il tipo di indicazione chirurgica e' cambiato.
Si parla di osteotomie, artrodesi, di coxolisi (la Voss
e le sue varianti), le enervazioni. Questi sono gli interventi piu' raccomandati.
In un piccolo capitolo si parla di resezioni e di artroplastiche.
Sulle artroprotesi si fa un aggiornamento della letteratura.
Del resto le casistiche sono molto povere. Per l'artroplastica
a "bassa frizione" si accenna che oltre Charnley che ha eseguito 450 casi,
solo Francillon di Zurigo ha 22 casi e Muller a St. Gallen 85 casi.
Si ricorda il pericolo della sepsi - postoperatoria che
ha indotto Charnley ad usare speciali "sale operatorie" e la strettissima
indicazione: intervento riservato ad invalidi della poliartrite evolutiva
e del Bechterew.
Pazienti con ridotta attivita' motoria che li mette al
riparo dall'usura meccanica del materiale protesico. Nella coxartrosi l'indicazione
e' solo oltre i 75-80 anni.
Si ricorda, comunque, che nonostante i perfezionamenti
delle artroprotesi per questa "non si possa cancellare il <peccato
originale> del metodo e', cioe', l'azione antibiologica della protesi".
Si dovra', pertanto, ovviamente escludere nell'indicazione la possibilita' di un qualsiasi altro intervento diverso dall'artroplastica. Comunque Casuccio, cosi', conclude il capitolo sulle artroplastiche con un messaggio che in parte si e' rilevato una profezia: "alla fine di questa nostra rassegna dobbiamo amaramente constatare che non esiste oggi il metodo di artroplastica da poter usare con fiducia per togliere il dolore all'anca artrosica e ridarle la motilita' non disgiunta dalla stabilita'. Esistono svariati metodi e se noi non pretendessimo troppo da essi e se, nelle rare occasioni che ci offre la coxartrosi per una artroplastica, sapremo accuratamente scegliere il nostro paziente ed il tipo di artroplastica piu' idoneo al suo caso, i risultati positivi sicuramente aumenteranno".
Ha profetizzato bene che una giusta scelta del mezzo ed
una precisione nell'indicazione erano il cardine per migliorare i risultati.
Non poteva immaginare che proprio la coxartrosi e la
coxartrite avrebbero visto nell'intervento di protesi d'anca un'indicazione
chirurgica molto diffusa.
Le "rare occasioni da lui previste" sono diventate in Italia piu' di 30.000 all'anno e centinaia di migliaia nel mondo.
La giustificazione di riprendere una terza volta l'argomento
della "Coxartrosi" in un Congresso SIOT, dopo 32 anni, scaturisce proprio
da questo fatto: la letteratura delle bellissime Relazioni del 49mo
Congresso SIOT di Venezia rappresenta per il Chirurgo Ortopedico di oggi
un quadro, culturale e clinico, che sembra raccontare una favola dei secoli
passati.
E' rimasto valido lo spirito, le ansie di progredire
e di migliorare, tanti aspetti culturali e terapeutici ancora piu' che
validi, ma tutto sembra indirizzato a situazioni ed eventi di un altro
mondo.
Si tratta, invece, del patrimonio culturale che era la
"nostra cultura" di solo trentadue anni fa.
Era il "mio" patrimonio culturale e quello di moltissimi
soci SIOT che negli anni '60 hanno iniziato la loro stagione di approccio
alla Specialita'.
Siamo, noi, i sessantenni, i cinquantenni ed i quarantenni che abbiamo contribuito a modificare, filtrare, dimenticare o rinfrancare i temi che il 49' Congresso SIOT di Venezia ci aveva consegnato. Oggi e' venuto il momento di fare il punto dello stato attuale: osservare quanto del passato, e vi e' molto, e' ancora valido, quanto del presente e' valido, dimostrato o solo futuribile.
Insieme al Comitato Scientifico, abbiamo dato un taglio all'81mo Congresso SIOT di Milano che ha sapore di revival:
E' uno scenario completamente cambiato.
Abbiamo creato una trattazione che partendo dai terreni predisponenti, passando per gli aspetti ezio-patogenetici della coxartrosi, continuando con il trattamento medico e fisioterapico e quello chirurgico nei suoi vari aspetti, affrontando le tematiche della protesizzazione e gli apporti clinici e casistici e concludendo con la chirurgia di revisione e con gli aspetti teorici e terapeutici delle complicanze da' un panorama completo sulla "coxartrosi".
Il libro delle Relazioni e delle Comunicazioni sara' il testimone del nostro "sapere ed agire oggi" nei confronti di questa malattia sociale e mi auguro che tra 30 anni chi trattera' quest'argomento in un quarto Congresso SIOT possa affermare che "nel 1996 a Milano, gia', si era data una trattazione attuale della malattia coxartrosica e che il trattamento era, gia', ottimale e nel tempo si e' potuto solo migliorarlo con l'uso di materiali, farmaci e suggerimenti che hanno aumentato la qualita' e la quantita' dei risultati positivi".
Consiglio Direttivo S.I.O.T.
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