Le fratture e pseudoartrosi dello scafoide
Le lesioni a carico dello scafoide rappresentano molto spesso un problema terapeutico in virtù della precaria vascolarizzazione di quest'osso e della sua funzione chiave nella biomeccanica del polso. Il trattamento conservativo fornisce buoni risultati solo in caso di fratture composte interessanti il III medio o distale dello scafoide, ma richiede tempi lunghi di immobilizzazione (45-60 gg). Il trattamento chirurgico si impone in tutti i casi di fratture scomposte, fratture interessanti il polo prossimale o fratture associate a lussazione del carpo e nelle pseudoartrosi. Gli innesti ossei sono largamente impiegati in tutti i casi di perdita di sostanza ossea, specialmente nelle lesioni di vecchia data (tecnica tradizionale sec. Matti-Russe).
Questo schema illustra il posizionamento dell'innesto osseo e il meccanismo compressivo della placca:
Ecco un esempio di una pseudoartrosi di vecchia data con
massivo riassorbimento osseo trattata con innesto spongioso e miniplacca
in compressione:
Le metodiche alternative di osteosintesi dello scafoide
in uso presso il nostro centro sono costituite dalle minicambre dotate
di memoria di forma e dalla vite di Herbert a passo differenziato. E' attualmente
allo studio in collaborazione con la ditta Leibinger la realizzazione di
una miniplacca in titanio specifica per lo scafoide che, basata sugli stessi
principi biomeccanici della miniplacca di Ender permetta una maggiore versatlità
d'impiego e una maggiore tollerabilità per il suo minore ingombro
e l'inerzia biologica del titanio.
Ecco un esempio di tale placca in sede:
Ecco un esempio di insufficiente osteosintesi con vite
di Herbert trattata con successo con miniplacca di Ender:
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