Le fratture delle falangi e delle ossa metacarpali
Lesioni traumatiche fratturative a carico delle ossa metacarpali e falangi sono molto frequenti come conseguenza di attività sportive, incidenti stradali e attività domestiche. Le fratture che interessano il segmento diafisario, se composte, possono essere trattate con la semplice immobilizzazione gessata. In caso di scomposizione, possono presentare vizi di allineamento o rotazione che se di entità rilevante possono determinare dei deficit funzionali oltre che estetici. Se la riduzione e correzione stabile di questi difetti non è ottenibile con l'apprecchio gessato, è necessario ricorrere all'impiego di mezzi di sintesi. Le fratture articolari, in particolare a livello delle metacarpo-falangee e interfalangee prossimali, sono particolarmente suscettibili di dar luogo a rigidità post-traumatiche. In tali casi oltre alla riduzione più anatomica possibile della superficie articolare, è desiderabile una sintesi stabile e una distrazione articolare. L'impiego di viti e placche nelle ossa della mano, sia pure di dimensioni ridotte, è facilmente causa di fenomeni cicatriziali e aderenziali notevoli, con conseguente rigidità. Inoltre è richiesto un successivo intervento di rimozione. Per tale motivo, l'orientamento in traumatologia della mano è quello di ricorrere a sintesi di minima con mezzi il meno invasivi possibile.
Il mini-fissatore esterno sec. Joshi
Consiste in un montaggio di fili di Kirschner (diametro
di 1.2-1.4 mm) impiegati come fiches connessi da una barretta di diametro
maggiore tramite dadini metallici forati per permettere il passaggio sia
dei fili di K che della barretta e serrati da una vite. Il sistema può
essere impiegato in montaggio semplice, in quadro o biplanare. Ha il vantaggio
della estrema economicità e semplicità di utilizzo e si è
rivelato estremamente versatile nello stabilizzare numerosi tipi di fratture
delle ossa metacarpali, delle falangi prossimali e intermedie e nel porre
in distrazione le fratture articolari. Generalmente viene impiegato unitamente
alla sintesi diretta del focolaio tramite fili di K accessori, spesso introdotti
per via percutanea sotto controllo fluoroscopico. Il sistema di fissazione
esterna Joshi fornisce stabilità alla frattura evitando l'immobilizzazione
in apparecchi gessati costrittivi ed un precoce recupero funzionale.
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