Avevo letto da bambina un bellissimo libro di Mario Chiereghin
intitolato "CODAGUZZA". Era la storia di un topolino e di tutte le sue
avventure.
Mi appassionavo nella lettura e simpatizzavo per lui
prendendo in antipatia i gatti che lo minacciavano.
Sarà in conseguenza di quella lettura o perché
amo molto i cani, ma, anche se i micini mi fanno tenerezza, non li ho mai
amati molto e non ne ho mai tenuto uno in casa.
Ecco un topino. Non si chiama Codaguzza, non è
quello del libro, ma un altro topolino. Si chiama TOPINO. Vive in una casa
di campagna con la sua numerosa famiglia. Si sa che in campagna c'è
più libertà ed anche per i topolini ci sono meno pericoli.
Gli uomini non danno molto la caccia a loro, che vivono nelle cantine,
nei granai, nelle capanne abbandonate.
Trovano facilmente il cibo, specialmente grano, pane
e, a volte, se sono fortunati, anche formaggio.
Topino un giorno volle avventurarsi nei dintorni di casa
sua e scoprì molte novità Vide animali piccoli e grandi e
si stupì nell'osservare una formicuzza appoggiata ad un ramo.
Poiché la formichina era assai più piccola
di lui non ne ebbe paura.
Infatti i suoi genitori l'avevano messo in guardia contro
i pericoli che avrebbe potuto incontrare.
Soprattutto gli avevano insegnato ad avere paura del
gatto.
Ma chi era costui?
Era un micetto dall'apparenza tranquilla, un po' sornione
quando aveva il pancino pieno, ma se aveva fame diventava pericoloso!
Topino si fidava di lui, ma un giorno lo vide minaccioso,
appostato in atteggiamento aggressivo, pronto a fare un balzo e Topino
cominciò a tremare. Se la diede a gambe e cercò il buchino
della sua tana.
Finalmente si sentì al sicuro e, con il batticuore,
pensò che doveva stare sempre in guardia.
Nella cascina c'era anche CHICCHIRICCHI'
Era un galletto che camminava impettito sempre minaccioso,
ma innocuo. Cercava solo qualche chicco da beccare e qualche gallinella
innamorata di lui.
Le gallinelle, si sa, fanno le uova ed un giorno Topino
provò a giocare con una di quelle appena scodellata. La fece correre
spingendola con le zampine e, sul più bello, quella si ruppe e Topino
scoprì quanto fosse gustoso il contenuto.
Così di quando in quando cercò uova da
gustare in santa pace.
Una volta Chicchirichì se ne accorse e gli corse
dietro starnazzando con il becco proteso in avanti per colpire il ladruncolo,
ma Topino fu più svelto e se la diede a gambe levate.
Ma chi è quel grosso tipaccio che corre come se
lo stessero inseguendo?
E' Fufi, il cane di casa, che forse insegue un gatto,
o forse si sta soltanto divertendo a modo suo.
Topino ha paura, ma Fufi non lo degna neppure di uno
sguardo. Un topo: e che interesse può avere per lui!?
Topino però, tutto tremante, si ritira in buon
ordine e si rifugia nella cantina dove è sicuro di trovare sempre
qualcosa di ghiotto. Uhhh! Il cacio! Questo sì che è interessante!
Si accinge a gustarlo, quando sente all'improvviso un rumore di porta che
si apre. "Ci mancava solo lei!" - pensa Topino - "Se mi vede prende la
scopa e, per me sono guai".
La padrona è scesa in cantina proprio per prendere
il formaggio. "Che disdetta! Ho potuto solo guardarlo. Speriamo che ne
riporti ancora un po'".
Aspetta, aspetta, la padrona ridiscende con un pezzo
di cacio, più piccolo, ma ancora più che sufficiente per
Topino, che, felice si accinge a rosicchiarlo.
Dopo un po' il nostro amico si sdraia contento in un
cantuccio e si addormenta.
Comincia a sognare. Si ritrova in una città con
tante torri. Non aveva mai visto una città Topino, ma gliene aveva
parlato un giorno un suo simile giunto appunto da un luogo strano, dato
che era proprio un topo di città.
Era un tipo molto superbo, si credeva chissà chi
perché sapeva tante cose e disprezzava i vari topolini di campagna,
così ignoranti al suo confronto.
Nel sogno vide anche degli strani animali, o forse non
erano animali. Camminavano su delle ruote ed erano velocissimi. Non sapeva
che erano automobili.
Vedeva tante cose nel sogno e, quando si svegliò,
si stropicciò più volte gli occhi nella speranza di aver
vissuto realmente quella bella avventura.
"E' stato solo un sogno! - esclamò - ma un giorno
voglio proprio fare un viaggetto per conoscere il mondo. Chiederò
a quel superbone che viene dalla città di abbassare le sue stupide
arie e di farmi da guida".
Così, non appena vide il suo futuro amico gliene
parlò.
Musetto, così si chiamava il topo di città,
non era poi così superbo come voleva apparire e, felice di poter
mostrare la sua sapienza, accondiscese volentieri.
Topino con Musetto un bel giorno partirono. Passarono
attraverso prati , superarono ruscelli e, cammina cammina, giunsero finalmente
in una città.
Non era molto grande, ma certo era assai più grande
del vecchio cascinale di campagna.
Topino sgranava gli occhi ad ogni novità. Capì
che doveva stare attento alle auto ed a tante altre cose. Per fortuna non
incontrarono gatti né scope, ma per il cibo ebbero qualche difficoltà.
Dove trovarlo?
Musetto, pratico, rassicurò Topino facendolo entrare
nella cantina di un negozio di formaggi.
"Ohhhhhh! - esclamò Topino - sei veramente grande!
Non avrei mai immaginato di trovare tanto ben di Dio!"
Si leccò i baffi e attaccò voracemente
il primo pezzo trovato.
"Stai attento! - gli disse Musetto - qui forse non ci
sono gatti, ma ci sono le trappole". - "Che cosa sono?" domandò
impaurito Topino.
Musetto cominciò a spiegarglielo e così
il nostro amico capì che nel mondo non si può mai stare in
pace, tranquilli.