In un
paese così lontano da non entrare nemmeno nella carta geografica,
in un tempo così remoto da non ricordarmene più, in un magnifico
castello collocato su di una verde altura, vivevano un re ed una regina
molto amati e stimati da tutti gli abitanti del regno.
I due sovrani avevano un figlio: un bambino della vostra
età, ammalato di una malattia che nessun medico aveva saputo diagnosticare.
Il principino se ne stava tutto il giorno a letto:
non aveva voglia di alzarsi, né di lavarsi, né di vestirsi,
né di uscire a giocare con gli altri bambini. Parlava pochissimo
e, cosa ancor più sorprendente, non sorrideva mai.
In poche parole soffriva di tristezza, anche se a
quell'epoca nessuno sapeva cosa significasse questo stato d'animo.
Il re e la regina erano molto preoccupati per questo
strano comportamento e chiamarono a corte i migliori dottori e specialisti,
sperando che in qualche modo potessero guarire il loro adorato erede.
Ma nessuna medicina e nessuna terapia servirono a
riportare la gioia e la serenità sul bellissimo volto del piccolo
principe.
Alla fine, il re decise di chiedere aiuto ai suoi
sudditi:
Il forestiero venne allora accompagnato nella
stanza del piccolo principe. "Ciao -
gli disse -gli disse - lo vengo da molto lontano,
sono vecchio e ho visitato tantissimi paesi.
Vedi questo sacco? In ogni
posto che vado cerco una cosa unica, rarissima, che non si trova altrove
e la infilo qui dentro:
portandomela dietro è
come se avessi un pezzetto di quella terra
sempre con me.
Questo mi fa sentire come
se fossi ancora lì, pur essendo dovunque".
Il piccolo principe ascoltava con interesse, anche
se non riusciva a comprendere pienamente cosa volesse intendere quell'uomo.
Dal tono della sua voce, doveva ad ogni modo trattarsi
di una cosa importante.
"Sono venuto da te
- continuò il vecchio - perché nel
tuo regno non ho trovato niente che mi potesse essere utile, nulla a cui
affezionarmi, se non una cosa che tu possiedi, ma non hai."
"Una cosa che io possiedo,
ma non ho? ripeté con stupore il principino, mettendosi
di scatto seduto sul letto.
"Impossibile, io ho tutto:
sono il principe
ed il futuro re di questo
grande regno!"
"La cosa a cui mi riferisco
- spiegò il forestiero - è preziosa,
ma non costa nulla e dato che non la usi, potresti vendermela: io saprei
cosa farne.”
"Cos'é questa cosa?"
domandò il principino incuriosito.
"È il tuo sorriso"
rispose
il vecchio con un sussurro misterioso.
"Ti sbagli - ribatté
il principino - Non puoi comperare una cosa che
non costa nulla!"
"Hai ragione - disse
il vecchio - Allora il tuo sorriso dammelo
in dono. Potrai riprendertelo quando vorrai, senza portarmelo via,
perché io ne conserverò
sempre un pezzetto con me.
Se accetti, ti farò
anch'io un bel regalo."
“Ma a cosa ti serve il mio
sorriso?" chiese il principino.
"A portare felicità
ai bambini che soffrono, ai poveri, agli ammalati" rispose seriamente
il vecchio.
"E va bene: te lo dono"
esclamò finalmente il piccolo principe.
"Grazie, non te ne pentirai"
concluse il forestiero e tirò fuori dal suo enorme sacco uno specchio
dalla cornice di osso di tartaruga e dal vetro lievemente incrinato.
"Eh no! -urlò
il principe arrabbiato - Avevi detto che il mio
sorriso era prezioso ed ora mi dai in cambio uno stupido vetro rotto.
Non vedi quanti specchi belli
ci sono nel mio castello?
Sono di fine cristallo ed
incorniciati d'oro e di pietre preziose.
Che me ne faccio di questo?"
"Ma é uno specchio
speciale - ribatté il vecchio -
L'ho ricevuto tanti anni fa da un povero mercante che abita in Oriente.
Prova a specchiarti."
Il principino prese in mano lo specchio e lo pose davanti
a sé. Improvvisamente si impaurì:
il suo viso appariva deformato, lungo lungo e magro
magro.
Le guance erano tutte ricoperte di puntini rossi
ed i denti non esistevano più.
Alzò la fronte e guardò il re e la regina,
i cortigiani e la servitù: tutti lo fissavano con il fiato sospeso.
Si girò e si specchiò nel cristallo
del suo comò e vide un bellissimo bambino, dagli occhi color dei
cielo e dalla pelle liscia e delicata.
Riprovò a guardare nello specchio di tartaruga
e vide la faccia mostruosa di prima.
"Che sollievo
- pensò – E’ uno specchio matto!"
I suoi occhi si illuminarono e la sua bocca abbozzò
un sorriso timido, che si tramutò tosto in una fragorosa risata.
Di corsa, scese le scale ed andò a raggiungere
quei bambini che aveva sempre osservato da lontano,
ma di cui aveva imparato a riconoscere le voci.
"Guardate -urlò
con gioia - Ho un magnifico gioco da farvi vedere,"
"Evviva - urlarono a corte - Il principino
è riuscito a sorridere."
Il re sì guardò attorno, alla ricerca
di quello strano individuo cui stringere la mano con riconoscenza.
Ma il forestiero aveva approfittato della baldoria
generale per mettersi in cammino, con il suo pesante sacco in spalla.
Dentro aveva anche il ricordo del sorriso del principino.
E quando incontrava qualcuno che era triste, lo tirava
fuori e glielo mostrava:
"Vedi .. -diceva
- la felicità è dentro ciascuno
di noi e può nascere se impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo
nel più profondo."
Il vecchio continuava il suo peregrinare, portando
il sorriso del piccolo principe da un paese all'altro.
Un giorno lo fece vedere anche a me.
"Sono così stanco
- mi confidò -Aiutami tu: porta questo
sorriso in tutto il mondo, affinché tutti possano conoscerlo."
"Non posso - risposi
io di fretta - È un compito difficile,
é un fardello troppo pesante ed io non ho spalle robuste."
"Allora tieni questo"
mi disse e si allontanò incespicando, con il suo enorme sacco in
spalla.
Mi ritrovai sola nella polvere della strada, con una
penna in mano ed un quadernetto in un’altra.
La sera, a casa, mi misi a scrivere di getto la storia
che vi ho appena raccontato.
E, nel rileggerla, una lacrima che scendeva furtiva
andò a morire in un sorriso di tenerezza, nato al pensiero di quello
strano vecchietto che portava un carico così prezioso da non costare
nulla, così immenso da poterlo donare a tutti, senza per questo
perderlo e soprattutto senza esaurirlo mai