Di buon mattino si
alza il sole
e Duccio e Nuccia
apron gli oecchietti
si guardano attorno
ed esclamano insieme:
"Oh, come è
bello il nuovo giorno.
C'è il sole,
l'aria è profumata.
Andiamo presto
in passeggiata!"
Una stiratina, uno
sbadiglio e presto
vanno verso la fonte.
Si bagnano il viso, si strofinan gli occhietti
e cercano bacche con
cui sfamarsi.
"Andiamo nel bosco
- esclama Duccio -là
certamente troveremo
del cibo"
Lungo la strada incontrano
degli amici
Cervi, caprette, daini
e gazzelle.
Ad un certo punto scorgono in lontananza
un animale a loro sconosciuto:
un muso sporgente tra le foglie.
Che paura!
"Sarà un lupo? Ho sentito che il lupo
è un animale feroce"
esclama Nuccia spaventata.
Ma quel bel muso a loro sconosciuto
non è altro che quello di un bellissimo cane.
Un muso veramente espressivo, direi rassicurante.
Ma la paura fa brutti scherzi e i due amici
cercano un riparo dove nascondersi.
Flik, così si chiamava il cane, non aveva
assolutamente intenzioni bellicose.
Anzi era preoccupato perché non riusciva più
a trovare
il suo padrone.
Flik si avvicinò al rifugio
di Duccio e Nuccia
annusando l'aria e i poveretti
furono terrorizzati e tremavano come una foglia.
Flik li rassicurò :"Non
temete. Non vi farò del male.
Sto solo cercando il mio padrone.
Volete aiutarmi?"
I due, tranquillizzati, uscirono
dal loro nascondiglio
e si offrirono di aiutare Flik.
Cominciarono
così le ricerche.
I tre si diedero un gran da fare.
Percorsero tutti i sentieri del bosco, mentre Flik
abbaiava per richiamare l'attenzione del suo amato padrone.
Passò di lì un cavallo in corsa.
Era cavalcato da un fantino che si allenava per la prossima
gara.
Nel sentire l'abbaiare del cane, il cavaliere si fermò.
Osservò Flik e, consideratane la bellezza,
cercò di chiamarlo a sé.
Ma Flik non volle avvicinarglisi per paura
che lo portasse via e riuscì a fargli capire qual
era
il suo tormento.
Il fantino capì ed ebbe compassione di quel cagnone.
Si offrì di controllare se nei dintorni ci fosse
un uomo che
avrebbe potuto essere il vero padrone di Flik.
Corri e corri, cavalca e cavalca, finalmente giunse
in una radura dove sostavano i turisti.
Domandò loro se avessero visto un uomo così
e così,
descrivendo loro il padrone di Flik.
Quei turisti erano accompagnati da un frate
Il frate si offrì di aiutarli nella ricerca.
Disse che conosceva tanta gente e qualcuno forse sapeva
chi fosse il padrone del cane.
Cammina e cammina giunsero ad una casupola.
Qui abitava Muki, un esperto di miniere, di cave e di
caverne.
Era ancora sporco di carbone
perché era appena tornato da una delle sue
eplorazioni.
Aveva un barboncino assai simpatico e giocherellone, anche
lui sporco di carbone perché accompagnava sempre
il suo padrone.
Muki era molto amico del frate, che di lui si poteva
sempre fidare.
Conosciuto il motivo della visita Muki disse che aveva
un'idea.
Avrebbe chiamato tutti i suoi colleghi esploratori e,
insieme,
ciascuno con il proprio cane, si sarebbero dati da fare.
Flik disse che il suo padrone si chiamava Giorgio e così
tutti, ciascuno
per una strada diversa, si misero a chiamare a
gran voce:
"Giorgio, Giorgio, Giorgio!"
Ed i cani ad abbaiare.
Ad un certo punto si udì un lamento:
"Aiuto! Aiuto! Sono qui, in fondo
ad una caverna. Soccorretemi.
Non riesco ad uscire da solo! Ero svenuto"
Tutti si diressero verso quella voce
e fecero una catena legandosi per mano.
Il più piccolo, Duccio, si calò per primo
nella voragine con grande trepidazione di Nuccia. ma Muki la rassicurò:
"Vedrai che ce la farà. Adesso mi faccio calare
anch'io e, tra tutti, porteremo in salvo Giorgio.
Tu intanto prega"
Nuccia non se lo fece dire due volte e cominciò
a supplicare il buon Dio.
Flik intanto latrava per rassicurare il suo amato padrone
e ad un certo punto si udì un applauso: Giorgio
era stato liberato.
Flik cominciò a fare
salti di gioia, a dare leccatine,
cioè baci al suo padrone
e tutti insieme si unirono a far festa.
Giorgio era sano e salvo
eccetto qualche piccola escoriazione alle gambe
Così ringraziò i
suoi amici e cominciò a raccontare:
"Camminavo tranquillo per
la mia strada,
quando mi accorsi che non
avevo più accanto a me Flik.
Tornai sui miei passi ed
incontrai un brutto ceffo, che mi fece paura.
Iniziai a correre, a correre
a perdifiato smarrendo la strada, poi
inciampai in un sasso e finii
con il cadere nella grotta, senza riuscire ad uscirne.
Chissà come sarei
finito se voi non foste intervenuti.
Non finirò mai di
ringraziarvi"
Duccio e Nuccia salutarono i nuovi amici
e si allontanarono.
Volevano tornare accanto al mare
in quella spiaggia incantevole dove amavano soffermarsi.
Si stesero al sole per riposarsi dalle fatiche affrontate,
dalle paure subìte,
dalle emozioni provate.
Il sole splendeva nel cielo e li ristorava.
Ad un tratto videro poco lontano due orsetti innamorati
"Oh, guarda come sono carini!"
Esclamò Nuccia
"Sembrano a noi quando siamo sereni e tranquilli!"
Continuò Duccio.
Dopo qualche momento gli orsetti si accorsero
della presenza dei due amici e cominciarono
a conversare con loro.
"Da dove venite? Che cosa avete intenzione di fare?"
Nuccia rispose che venivano dal bosco di eucalipti,
che volevano riposarsi un po' per le fatiche sostenute
e raccontarono
quanto era loro capitato.
I due orsetti si complimentarono con loro e proposero
di
continuare la loro passeggiata insieme quando si fossero
riposati.
Duccio fu contento di trovare nuovi amici,
dato che era molto socievole.
Nuccia invece era un po' diffidente: temeva che i due
fossero troppo invadenti,
ma accettò anche lei.
Il bosco era poco lontano, così
si diressero verso quella parte per respirare aria buona e profumi deliziosi
di erba, di frutti degli alberi che, numerosi, ombreggiavano i sentieri.
Ad un tratto scorsero in distanza
Muki ed il suo barboncino.
Ormai erano diventati amici e lo
salutarono con simpatia.
Il barboncino cominciò a
saltellare di gioia, a correre felice della sua libertà
e correva a prendere i bastoncini
che riusciva a trovare per farseli lanciare e così giocare.
"Fermiamoci un po' qui, su questa
radura. - propose Nuccia - Io ho messo qualche provvista nel sacco
che porta Duccio e possiamo fare un picnic. Non avete anche voi un po'
di appeito?"
Tutti annuirono e si sedettero
nel prato.
Le provviste terminarono presto
e così si distesero sull'erba per un riposino.