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LA FIABA DEL RE GIARDINIERE
di Adelio Schieroni
Tutti i diritti sono riservati all'autore ©
E' consentita la sola consultazione OnLine
C'era una volta, tanto
tempo fa, un vecchio re che viveva nel suo castello ... chissa'
perche' le favole iniziano tutte cosi`? Eppure si tratta solo di
finzione, niente di quello che si va raccontando risponde a verita` e
nessun personaggio e` mai esistito. Tutti i riferimenti che un lettore
(o ascoltatore) potra` fare sono solo il frutto di un suo sillogismo
mentale, nulla piu`.
C'era una volta,
dicevamo, un anziano re che viveva solo nel suo castello.
Egli
non aveva eredi a cui lasciare i propri possedimenti e questo lo
rattristava, ma la cosa che maggiormente recava sconforto al suo debole
cuore era il fatto che, dopo la sua dipartita, nessuno avrebbe piu`
avuto cura del suo giardino.
Questo re regnava da buon padre di famiglia, era
un poco disordinato nelle sue cose, questo si`, pero` ci metteva tutta
l'anima nell'arricchire di nuove varieta` botaniche il Palazzo ed ogni
anche piccolo fazzoletto di terra.
Nel
regno di ....., cosi` si chiamava, la primavera era la stagione piu`
attesa. Il re, i cortigiani, le dame e persino i servi erano come rapiti
dal meraviglioso, anche se leggermente caotico, insorgere della vita.
I
fiori con i loro vividi colori ed i loro conturbanti profumi rendevano
di buon umore persino i Consiglieri di Corte, brava gente, ma dallo
scarso sorriso.
Il
re, ahime`, diveniva sempre piu` vecchio; le sue giornate si
accorciavano inesorabilmente sempre di piu`.
Decise
allora di organizzare un torneo.
I
banditori di corte, preceduti dal tamburino, girarono per tutte le
strade del contado al fine di annunciare la felice novella: chi avesse
vinto in tutte le gare della tenzone, risultando il cavaliere piu`
bravo del reame, avrebbe acquisito il diritto a succedere al re nel
governo del regno.
Inutile
dire che tutti i piu` valenti cavalieri si presentarono alla gara.
Le
dame erano tutte concitate. Il popolo fremeva.
Le
gare, secondo il piu` classico stile cavalleresco, fecero gioire tutti
per giorni e giorni, finche` Lui vinse.
Era
giovane, forte, ma aveva anche grazia e distinzione di modi. Era
proprio un degno successore dell'anziano monarca che, finalmente
rincuorato dall'avere trovato un proprio successore, volle aspettare
ancora una primavera poi diparti` per sempre.
Anche
il giovane re amava i fiori.
Curava
il giardino e tutti i suoi sudditi con eguale amorevole attenzione.
Egli
era, a differenza del suo predecessore, ben ordinato e questo sua
attitudine, a poco a poco, si ando` manifestando anche nelle sue opere.
Egli pero`, aveva un piccolo problema: era daltonico. Non che la cosa
lo infastidisse piu` di tanto, ma certamente questa lieve menomazione
lo condizionava un poco.
Non
era un fatto conscio, ma egli necessitava, per gustare al meglio quanto
poteva distinguere dei colori, di fiori rossi, rose scarlatte, garofani
dai mille ricami, papaveri, e cosi` via. Anche nei frutti questa sua
forzata inclinazione lo spingeva a preferire le fragole alle
albicocche, i mirtilli alle prugne, le mele alle pere. E cosi`, man
mano che passavano gli anni, la primavera nel reame si trasformo` da
multicolore a fiammeggiante.
Certo
era bellissimo osservare da lontano quella macchia di colore, ma i
comuni cavalieri ben vedevano su tutta la gamma cromatica ed anche i
Consiglieri di Corte, brava gente, ma dallo scarso sorriso, erano un
pochino annoiati da cio`.
Un
giorno, pero`, accadde una cosa molto singolare. Il parroco vocifero`,
poi, che si fosse trattato di un miracolo; il farmacista disse che era
stata la sua cura ricostituente; il re che era stata quella gran botta
in testa!
In
effetti egli era uscito con il suo leggiadro destriero a far fare una
gran bella corsa alla sua muta di vivaci cani da tartufi.
Era
in mezzo ad un folto boschetto quando il cavallo, forse spaventato
dall'inaspettata vista di un serpentello, scarto` di colpo facendo
sbilanciare il re dalla sella.
Disgrazia
volle che, essendo assai piovuto nei giorni antecedenti al fatto, il
terreno fosse particolarmente scivoloso. Il destriero perse
l'equilibrio quel tanto che basto` per disarcionare il forte re che,
cadendo, colpi` con la fronte una nodosa radice.
Vassalli
e Cavalieri prontamente lo soccorsero, ma egli era svenuto e solo
parecchie ore dopo riusci` a rinvenire.
Era
nel suo letto graziosamente avvolto da un lenzuolo di seta
magistralmente tinta, d'un rosso fuoco che mandava riflessi in ogni
dove, quando si sveglio`.
Dapprima
non se ne rese nemmeno conto, ma piu` le forze gli ritempravano il
fisico piu` notava una diversita`: egli ora poteva distinguere tutti i
colori dell'universo. Un arcobaleno di sensazioni gli si apri` davanti
ed egli capi`!
Ora,
quando in primavera la vita con generoso slancio torna a rallegrare i
cuori degli umani, dopo il lento inverno, mille colori irraggiano
l'ambiente.
Il
giardino e` tornato a rifiorire nel suo splendore, anche se il re,
nella sua lungimiranza, ha voluto riservare abbondanti aiuole tutte
esclusivamente rosse: a memoria della gioia che gli avevano dato
quando, la tiranna malattia, lo costringeva a poter gioire solo grazie
a quel colore!.
fiaba scritta da Adelio Schieroni - Dicembre 1991
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