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Benvenuti e buon divertimento

UNA GIORNATA DI PIOGGIA

Già! Dopo la pioggia spuntano i funghi nei boschi: portano gioia
allegria con il loro profumo e il loro aspetto.
In questi giorni però la pioggia si è fatta insistente,
violenta e incessante.
Ha allagato paesi per i torrenti e i fiumi straripati,
ha distrutto case, campagne riempiendole di fango e costretto gli abitanti
a sfollare abbandonando tutti i loro beni.
Anche Torino è rimasta isolata. Non era mai successo!
Il Po ha superato gli argini ed ha invaso alcune zone, come pure la Dora.

Ho visto il fiume da vicino e mi sono impressionata.
L'acqua avanzava violentissima
trascinando ogni cosa che incontrava sul suo cammino.
Avevo paura uscisse dagli argini!



La mia città, Torino, è rimasta isolata. Strade e ponti chiusi, bloccate le vie di uscita e di accesso: pareva una guerra scatenata dalla natura contro gli uomini impotenti.
Povero uomo, così presuntuoso,
che credi di tutto potere,
che ti atteggi a Dio tentando di creare,
di modificare, di clonare.
Vedi quanto sei meschino
quanto sei poverino.
La torre di Babele non puoi rifare,
la scalata al cielo non puoi attuare.
Sei così piccolo e misero
e ti devi rassegnare.
Lascia a Dio il suo Creato
e non lo profanare.
Godilo così come Lui te l'ha dato
vivi sereno e sappiti accontentare.


C'era una volta...
così cominciano le favole e proprio una voglio raccontare:


In una cittadina viveva una famiglia formata
dal padre Severino, dalla mamma Clara e dalla piccola Vittorina.
Vivevano in una rustica casa ai margini del bosco
e vivevano felici del loro amore pur nella povertà.
Un giorno capitò nel loro cortile, entrato chissà come,
un bellissimo cane, tutto bagnato ed affamato.
Era piovuto in quei giorni e il povero animale aveva vagato per strade e paesi senza un rifugio, senza un padrone.

Era un un cucciolone, grazioso con le sue moine.
Vittorina, come lo vide se ne innamorò e volle tenerlo con sé.
I genitori, che non le negavano mai niente acconsentirono.
Lo pulirono, lo rifocillarono, gli prepararono una cuccia con una cassetta e qualche straccio e così Furbetto rimase con loro.
Furbetto, così chiamato dalla bimba, non si staccava mai da lei e l'accompagnava dovunque, la proteggeva. Guai se qualcuno si fosse azzardato a farle del male. Era piccolo, ma minaccioso con il suo abbaiare e ringhiare.
Un giorno la bimba si avventurò nel bosco e si smarrì.
Vagava senza una meta e non sapeva come trovare la strada per tornare a casa. Fortunatamente aveva con sé Furbetto e si affidò a lui, al suo senso di orientamento. gli disse solo:
"Torniamo indietro" e lui si incamminò e lei lo seguì.
Ad un tratto, tra gli alberi, apparve la figura di un brutto ceffo, un omaccione che all'apparenza, non mostrava buone intenzioni.
Vittorina si spaventò e rimase impietrita. Il cagnolino capì: incominciò ad abbaiare minaccioso, a ringhiare senza temere nulla. L'uomo avanzava verso di loro e Furbetto, fingendo di andarsene l'aggirò e gli prese un lembo dei pantaloni per cui il poveraccio non riusciva più a camminare, così la bimba si mise a correre e presto fu raggiunta dal suo fedele coraggioso amico.
Arrivarono a casa ansimando e i genitori abbracciarono la loro bimba per consolarla e fecero una carezza a Furbetto.
Un'altra volta , durante una loro passeggiata, furono colti da un temporale. Sempre Furbetto intervenne sicuro accompagnando Vittorina in un rifugio, in una casupola tra gli alberi.

Solo quando fu tutto tranquillo Furbetto accompagnò a casa la sua padroncina.

Furono numerose le volte che avvennero cose simili: salvataggi, protezione, fedeltà, soprattutto fedeltà.

La loro amicizia fu lunga e serena ed i genitori di Vittorina furono premiati pe la loro disponibilità nell'accogliere quel povero cucciolo sperduto.


 
 
 
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