C’era
una volta…
No,
stasera cambiamo tempo...
Perché
mi sono semplicemente stancata del fatto che le fiabe inizino sempre al
passato. Quasi che
le cose belle debbano necessariamente essere già avvenute. Come se
il futuro, anziché colorato e pieno di sorprese, dovesse per
forza essere grigio ed incombente come una spada di Damocle!
In questa
notte senza stelle mi va di sognare ad occhi aperti.
Lascio dunque tacere la memoria del cuore e attizzo il razzo
della fantasia che – è risaputo – non ha spazio né confini.
E ti consente di girare il mondo in un secondo...
Di farti piccino come un bambino...
Di prendere la mano ad un fratello lontano…
No, No, mi sto perdendo ancora!
Non è una poesia quella che ho in mente, ma una
filafiaba (una cosa a metà tra filastrocca e fiaba) o, meglio
ancora, una fiaba che verrà.
Raccontata al futuro, potrà forse essere accolta con
un “Non vedo l’ora che accada!” piuttosto che con un “Purtroppo queste
cose non succedono ai nostri giorni!”.
Ed ecco a voi, carissimi bambini, la storia del mago
Pitocchio e del paese Perdifiato.
STORIA DEL MAGO
PITOCCHIO
E DEL PAESE PERDIFIATO
Ci sarà,
in un futuro
vicino come la cruna di un ago,
lontano come un mare salato,
un mago di nome Pitocchio,
con un cappello alato
ed una stella per occhio.
Questo mago,
dal volto birichino,
avrà un’età di bambino
ed una barba lunga come la coda d’un serpente,
fatta di cose belle e gioiose
e di parole di niente.
Navigherà su un lenzuolo di lino,
solcando il cielo d’Oriente,
alla ricerca di un luogo
in cui chi urla non sente.
“E dove sarà mai questo posto?”,
chiederai tu con il braccio alzato a metà.
“Di sicuro – ti risponderò –
in un punto sospeso
tra sogno e realtà!”
E mentre penserai
Se esiste veramente,
il mago continuerà la sua rotta
verso quel paese incantato
che chiamerò Perdifiato.
Atterrerà all’imbrunire
tra le dune dorate
ed una sorgente in fiore
che attenderà da cent’anni
una promessa d’amore.
A questo paese,devi sapere,
una strega indispettita
toglierà un po’ di vita:
offesa per la grande confusione,
scatenerà un gran ciclone,
e rinchiuderà in un tuono
anche il più minimo suono.
La gente
non comunicherà che a gesti,
ma questo non sarà un dramma,
per certi versi.
Gli uccellini
cinguetteranno muti
e la cascata
non avrà più la sua risata argentina.
La mucca
muggirà in silenzio
e la sveglia
non trillerà alla mattina.
Niente avrà più voce,
in questo paese ovattato,
che da Son-Oro
sarà chiamato Perdifiato.
Ora la gente
si annoierà,
perché senza rumore
la vita nessun senso avrà.
Un piccolo bimbo,
dall’udito sopraffino,
sarà ancor più triste
del suo vicino.
E,
credendo nella magia,
affiderà al cielo stellato
una preghiera,
diretta al mago dal cappello alato.
“Liberaci,
o mago Pitocchio,
da questo terribile malocchio!
Restituisci ad ogni cosa
la propria voce,
trasformando però
l’assordante rumore
in un’oasi di pace.
In tal modo,
la strega Tranquillina,
vivrà serena
nella sua casa in collina.
E noi,
potremo vivere beatamente
al suono delle parole
che escono dalla nostra mente.”
A questo messaggio
senza suono
il mago risponderà
con un bel dono.
Si recherà tosto
nel luogo dell’incidente
e riporterà in vita
le orecchie otturate,
come fa l’oste
con le bottiglie stappate.
Improvvisamente,
con i suoi rumori,
il paese sembrerà avere più colori
e, da Perdifiato,
ritornerà Son-Oro,
come il cuore del bimbo che m’ascolta
e che io adoro!
FilaFiaba di Cadigia Hassan