LA STORIA DI NELLINA

Viveva in un paesino di montagna una bimba di nome Nellina.
Era bionda, graziosa, timida e sempre sola.
La sua mamma era morta nel darla alla luce.
Il babbo era sempre fuori per il suo lavoro e si occupava poco di lei.
Non aveva né fratelli, né sorelle e neppure amici.
 
 

In questo paesino solitario Nellina aveva modo di fantasticare.
Immaginava di parlare con esseri fantastici, in parte conosciuti nelle favole.
Ricordava per esempio la favola di Aladino.
Pensava anche lei di strofinare la sua lampada e di vedere
apparire un folletto, uno spiritello, il genio.

"Io so chi sei - gli disse - so che puoi esaudire i miei desideri"
"Non hai che da parlare"  le fu risposto.

"Mi piacerebbe tanto viaggiare, visitare luoghi sconosciuti, non mi muovo mai da questi monti"

Detto fatto. In un batter d'occhio Nellina si trovò in groppa ad un cavallo alato, che la trasportò lontano, solcando mari, valicando monti e città.
Vide luoghi meravigliosi, reali ed incantati. Riconobbe città studiate sui libri, New York con tutti i suoi grattacieli, San Francisco con il lungo ponte.
Volle scendere e percorrerlo da un estremo all'altro, volle ad un tratto trovarsi in Olanda tra i bellissimi tulipani di ogni colore e fu esaudita.


Vide i mulini a vento e volle salire su di un'ala per osservare la distesa di fiori sottostanti.
Vide castelli incantati. Entrò nel più grande, che apparteneva ad una strega cattiva,
sentì il cigolio delle porte, che si aprivano e si chiudevano da sé.
Ebbe un po' di paura, ma lo spiritello la rincuorava, assicurandola che non le sarebbe accaduto nulla di male. Vide strani alberi in un bosco accanto al palazzo. Alberi che stridevano in un lamento allarmante. Udì delle voci: uscivano dai rami di quegli alberi e dicevano: "Eravamo uomini, donne, bambini e la strega Malì volle trasformarci così per punirci di non aver acconsentito a sue assurde richieste. Stai attenta, tu che passi di qui, perché non capiti altrettanto anche a te!"

"Ma che voleva Malì da voi?"- domandò Nellina spaventata.
"Per esempio dovevamo inginocchiarci ai suoi piedi, adorarla e lasciare che ci privasse di un pezzo del nostro corpo per cibarsene. Richieste assurde. Così punì la nostra ribellione."
"Ma non avete una speranza di ritornare come prima?"
"Ci sarebbe una sola possibilità, cioè che una bambina passasse di qui, salisse sulla nostra cima e di lì chiamasse a gran voce Fata Serena. Ma dove la troviamo una bimba così coraggiosa? Ed inoltre: dove sarà Fata Serena, come potrà sentirla e correre qui?"
"Un tentativo si potrebbe fare -suggerì coraggiosamente Nellina -Posso provare io." "Ma non hai paura?" "Sono ben protetta, mi salverò".


Intanto Malì
rientrava nel castello dopo la sua solita passeggiata alla ricerca di cibo e di stregonerie da compiere.
Non fece caso a Nellina, che il Genio aveva reso invisibile.
Così Nellina salì sull'albero più alto e, con tutto il fiato che aveva, si mise a gridare chiamando Fata Serena.
La sua voce, per un incantesimo, non poteva essere udita dalla strega,
MA......
 
 
 



L'arrivo di Fata Serena.

Fata Serena udì il richiamo e, nella sua bontà, capì che era il momento di agire, e che certamente qualcuno era in pericolo.
Con un frullo d'ali, senza dimenticare la sua bacchetta magica, volò nel bosco della strega Malì. Per avvicinarsi agli alberi stregati dovette compiere un incantesimo.
Con la sua bacchetta magica dovette colpire tre volte il muro di cinta, ripetendo una formula magica: "Muro, grande muro, apriti a me. Muro, grande muro, apriti a me. Muro, grande muro, apriti a me". Come per incanto, nel muro si aprì una porta ed ella vi entrò. Capì che aveva vinto i poteri di Malì e che poteva agire indisturbata.
Per prima cosa ordinò a Nellina di uscire dal bosco, altrimenti non poteva sentirsi libera nella sua azione.
Nellina non vide nulla, ma sentì un forte stridio come di rami spezzati, un boato simile ad un tuono e, poco alla volta vide uscire dal bosco uomini, donne, bambini, che gridando "Grazie, grazie Nellina, ti saremo sempre riconoscenti" presero il volo e scomparvero,
Nellina non stava più in sé per l'emozione, mista a timore per quanto le stava accadendo, ma si fece coraggio e chiamò il suo nuovo amico:
"Genio, amico mio, dove sei?"
Lo spiritello riapparve accanto a lei e, con un inchino, l'invitò ad esprimere un altro desiderio.
Prima però che Nellina aprisse la bocca comparve Malì: non vide la bimba, ma si rese conto di ciò che era accaduto. Capì che c'era stato l'intervento della fata Serena e urlando contro di lei promise di vendicarsi.
Nellina, appena riuscì a calmarsi, così si espresse:
"Vorrei che uno di quei bimbi rimanesse insieme a me, per avere un compagno con cui giocare e chiacchierare"
"Farò di più. Sai, quei bimbi hanno la loro famiglia, la loro casa, non possono restare con te, ma io ti metterò al fianco un angioletto e tu lo vedrai senza che altri lo vedano e con lui sarai felice". Assicurò il buon Genio.


Il nuovo amico.

  Apparve subito Belviso,
il più bell'angelo del Paradiso.

"Io sono il fratellino del tuo Angelo custode ed ho la proprietà di rendermi visibile, mentre Custode non può.
Con lui ti sarò sempre accanto e mi vedrai."

Nellina felice lo prese per mano e l'accompagnò nel suo luogo preferito: un angolo del bosco accanto ad un ruscello chiacchierino.
"Ora ti farò conoscere i miei amici più cari. Non sono umani, ma creature del bosco." E cominciò a chiamare: "Cip, Cip, corri, vola da me".

Arrivò immediatamente un bellissimo pettirosso, che cantò una delle sue più allegre canzoni.
Nellina lo presentò all'angioletto e cominciò una danza con lui accompagnata dalla melodia.
Chiamò poi gli altri uccellini, le farfalle, le formicuzze a cui non faceva mai mancare le briciole di pane.
Per ultimo chiamò Pussi, il suo criceto preferito.
Pussi sembrava ad un marmottino.
Era sempre allegro e pronto a fare le sue moine,
Si presentò sull'attenti e salutò tutti con un bell'inchino.

Terminate le presentazioni, dopo aver giocato un po' insieme, Nellina con Belviso si avviò verso casa. Voleva arrivarci prima del babbo per fargli trovare pronta la cena.
E Genio? Dopo l'apparizione di Belviso se n'era andato, ma prima promise a Nellina che sarebbe tornato ogni volta che lei l'avesse desiderato.
"Ma io non ho la lampada come Aladino!" - esclamò la bimba.
"Basterà che tu mi chiami ed io sarò da te. Puoi gridare: Genio della lampada, ho bisogno di te, ma sappi che ora sarai in buona compagnia."
Così dicendo scomparve.



In casa

Nellina era una brava bambina. Sapeva accudire alla casa, cucinare, tenere in ordine le cose del babbo e le sue: lavare, stirare e così via. Erano soli loro due, un po' isolati dal paese e dalla scuola.
Nellina aveva potuto frequentare le classi elementari e riusciva bene nello studio. La scuola media però era troppo lontana, così doveva rassegnarsi ed accontentarsi di fare qualcosa da sé. Leggeva molto: libri del tempo di scuola,  libri di fiabe, che il babbo le aveva regalato. Ecco perché conosceva Aladino e la sua storia.
Belviso le stava accanto e l'aiutava con il suo sorriso, la sua presenza e con lui poteva parlare.
Gli confidava i suoi desideri, i suoi piccoli segreti.
Un giorno gli disse quanto le sarebbe piaciuto continuare gli studi e Belviso le propose, dato che lui non aveva questo potere, di chiamare Genio e vedere che cosa lui avrebbe potuto fare.
Nellina colse di buon grado la proposta e subito, appena il babbo fu uscito per tornare al lavoro, chiamò il suo amico Genio, come lui le aveva insegnato: "Genio della lampada ho bisogno di te".
Improvvisamente ecco ricomparire il folletto: "Eccomi ai tuoi comandi. Che cosa desideri, bella bambina?"
"Vorrei tanto continuare gli studi"
Non ci fu bisogno di ripetere la richiesta che Nellina si trovò in una scuola, dove poteva ascoltare, vedere, senza essere vista.
Sentì alcune cose che cercò di memorizzare e che si ripromise di cercarle sui libri. Pensò di chiedere altri libri al babbo e così fece.
Nellina però sapeva tante cose che gli altri ragazzi non conoscevano. La sua vita accanto al bosco le aveva fatto conoscere i segreti della natura. Parlava con i fiori, con le erbe, con gli animali ed i piccoli esseri abitatori del bosco.
Sapeva per esempio che alcune erbe erano medicinali e le distingueva fra le altre senza sbagliarsi. Così poteva fare tisane per curare certi malanni, pomate per curare le ferite, ecc. ecc.
Un giorno, nel bosco trovò un piccolo cane randagio.
Probabilmente era stato abbandonato da qualche uomo cattivo, oppure si era perso. Subito lo accarezzò e divennero amici.
  Era un cane giocherellone, tanto è vero che presto si mise a giocare con una pallina offertagli da Nellina.
Così Bobi si aggiunse agli amici di Nellina, che non si sentì più sola.
Insieme correvano nel bosco, si rotolavano nell'erba con buffe capriole e con gran divertimento di Belviso, che si univa sempre a loro.



E la strega cattiva?
A lei Nellina non pensava più, ma un giorno sentì un rumore come uno stormire di fronde. Alzò il capo e vide passare in volo, su una scopa, proprio Malì. Per fortuna non era per Nellina che si avvicinava, ma cercava Fata Serena per farle pagare l'affronto subito. Nellina capì al volo l'intenzione della strega e si mise a chiamare a gran voce il suo amico Genio perché corresse ad avvisare la buona fata.
Genio arrivò prima di Malì al castello delle fate e le invitò a fare un incantesimo per proteggersi.
Fata Sapiente organizzò presto un consiglio di stato e decisero di fortificare il castello con un muro di vetro resistente ad ogni magia.
Quando arrivò Malì, cercando di entrare, andò a sbattere contro quel vetro invisibile e si fracassò il capo, così morì. Anche le streghe possono morire se sono state soggette ad un incantesimo fatto dalle fate.
Nellina fu presto informata da Genio e ne fu felice. Ormai poteva sentirsi tranquilla senza più gravi pericoli.


Verso la fine
Passarono i giorni, i mesi, gli anni, Nellina crebbe circondata da tanti amici, che non la lasciarono mai. Bobi divenne il suo compagno fedele e le rimase sempre vicino.
Genio scomparve. Ormai non c'era più bisogno di lui. Belviso, dopo alcuni anni, se ne tornò in paradiso, ma la seguì sempre con il suo gemello Custode. Fata Serena si occupò sempre dei poveretti che si trovavano in pericolo, libera di fare i suoi incantesimi ora che non c'era più la strega Malì.

Dopo alcuni anni passò per il bosco un cavaliere. Forse l'aveva mandato Genio, o forse Fata Serena o forse Belviso. Incontrò Nellina, se ne innamorò e si sposarono felici del loro amore.
Finisce così la storia di Nellina, bimba buona, sensibile e piena di fantasia.


FINE


 
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Fiabe di Cuoricina

 

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Mariangela