La
casa nel bosco
Per una strada di campagna,
costeggiata da un bosco di betulle, passa una macchina con a bordo Giusi
e Sonia.
Si stanno recando in un
paesino della zona,
per incontrare una loro
amica che non vedono da tempo.
La strada non è
asfaltata, ma di facile scorrimento.
Il sole splende nel cielo
e gli alberi riparano,
con la loro ombra, dai
raggi troppo luminosi del sole.
Le due ragazze sono allegre
e parlano dei loro ricordi legati alla comune amica.
"Ricordi Giusi quando
insieme a Lori ci recammo
in Svizzera? Ci trovammo
una sera
in un paese da fiaba.
Mi pare si chiamasse
Gruvière.
Arrivammo sull'imbrunire
e lo spettacolo
che si presentò
ai nostri occhi ci fece strabiliare!
Nella penombra sul
fondo si stagliava un castello,
Eravamo in una piazza
con al centro una fontana.
Intorno tanti negozietti
con le proprietarie
in costume sulla porta, prima di chiudere.
Ci ripromettemmo di
cercare un albergo per la notte
e tornare poi al mattino
seguente.
Così facemmo
e ricordo il nostro stupore
nell'osservare quanto
già avevamo pregustato
la sera precedente."
I ricordi si accavallano
e le ragazze non si accorgono
del tempo che scorre.
Ad un tratto la macchina si blocca.
Le due ragazze sono sbalordite.
La benzina non manca, errori di guida non sono stati
fatti,
sono lontane dall'abitato,
neanche l'ombra di un meccanico e non passano altre
auto.
Che fare?
L'unica cosa suggerita dal buon senso è scendere
ed incamminarsi a piedi alla ricerca
di una risposta.
Il cammino è faticoso.
La sera avanza e le due ragazze cominciano ad avere
paura.
Ma forse la fortuna viene loro incontro.
Un lumicino appare all'orizzonte. Sì: è
proprio una casa!
Le ragazze cominciano a sperare.
La casetta veramente è un po' strana: sembra
ballare.
Il desiderio però di trovare un riparo è
forte.
Affrettano il passo e finalmente arrivano.
Sono un po' stupite per il fatto che, proprio nel
bosco, ci sia un'abitazione.
Bussano alla porta di legno e si affaccia
un vecchietto.
Un tipo strano, rosso in viso, capelli folti, occhi
vivaci.
"Finalmente siete arrivate!
Vi aspettavo"
Ma come, pensano le ragazze, come sapeva che saremmo
venute?
Cominciano a tremare.
Ma il vecchietto le rassicura, o, almeno, tenta di
farlo.
"Sono stato io a fermare la vostra macchina!"
Sempre più stupite le giovani si domandano
chi possa essere quel tipo misterioso.
Il vecchietto si accorge del loro stupore e comincia
a presentarsi:
"Mi chiamo Berto ed abito qui da parecchi anni.
Tempo fa una fatina: non stupitevi, le fate esistono.
Dicevo: una fatina molto graziosa mi raccontò
una strana storia.
Mi disse che, quando stavo per nascere,
era apparsa alla mia mamma.
La rassicurò e disse che si sarebbe presa
cura lei del bimbo
che doveva nascere e che gli avrebbe fatto un grande
dono:
la chiaroveggenza!
Quando ebbi sei anni la mamma mi raccontò
il fatto.
Mi rese consapevole del dono che avevo ricevuto
e che, senza accorgermene, già avevo esercitato.
Ma in che cosa consisteva questo dono?
"Adesso ve lo spiego:
posso sentire anche a distanza se qualcuno si avvicina
alla mia casa
Intuisco se le persone sono possibili amici oppure
no.
Se gradisco la loro venuta faccio in modo che possano
raggiungermi.
Quando ho sentito nel mio cuore che eravate voi.
ho fermato la vostra macchina e vi ho guidate fino
a me."
Perché proprio noi? E che cosa volete farci?
"Non abbiate paura, volevo conoscervi,
capire il vostro modo di vivere, se siete felici
o infelici,
volevo solo aiutarvi."
Ma noi desideriamo raggiungere la nostra amica
e trascorrere con lei qualche ora.
Non ci occorre altro.
Non deve trattenerci qua.
Le ragazze avevano timore
di essere plagiate.
Si raccontavano tante
storie in giro!
Nel bosco, intorno
alla casetta, vivevano molte creature da fiaba.
C'erano fate, gnomi,
elfi, ma non si facevano vedere se non
da chi poteva essere
preparato ad accoglierli.
Berto li conosceva
e, diceva lui, li poteva vedere e farsi aiutare da loro.
Raccontò che
un giorno aveva assistito ad una scena divertente.
Un piccolo gnomo correva
felice tra gli alberi
quando ebbe il desiderio
di mangiare.
Gll gnomi amano le
cose dolci, ma lì non ce n'erano.
Incontrò una
fatina e ls pregò di prestargli la sua bacchetta magica.
Quella bacchetta in
mano a lui non faceva altro che roteare
come una girandola
e non ubbidiva affatto ai suoi comandi.
Lo gnomo si spazientì
e avrebbe voluto rompere
quella ribelle.
Ma come tentò
di spaccarla ecco apparire una tavola imbandita
con sopra ogni sorta
di dolciumi.
C'erano pasticcini,
cioccolate, creme.
Il piccoletto stupito,
ma felice, cominciò a mangiare
un po' di tutto, tanto
che il suo pancino quasi scoppiava!
La fatina si divertì
e cominciò a ridere di cuore saltando e danzando.
Era uno spettacolo
veramente incredibile!
La fatina spiegò
quanto era accaduto:
la bacchetta è
magica solo in mano ad una fata,
ecco perché
la bacchetta si ribellava al comando e roteava.
Allora lei le ordinò
di ubbidire al desiderio del piccoletto.
Tutto chiaro!
Le ragazze ascoltarono incredule
e chiesero a Berto di permettere loro
di proseguire il viaggio interrotto.
Berto non era d'accordo, ma, alle suppliche delle
due giovani,
cedette e promise di aiutarle purché lo avessero
accontentato esaudendo un suo desiderio.
"Promettetemi di tornare qui al vostro ritorno.
Sono sempre solo e sento che la vecchiaia sta arrivando
per cui non ho più tante possibilità
di usare il dono
che mi fece la fatina.
La durata del dono è limitata.
Presto terminerà!"
Quasi piangeva il meschino!
Le ragazze promisero e in un attimo
si ritrovarono sedute nella loro auto.
Questo fu l'ultimo intervento magico di Berto.
Le giovani, al ritorno, non dimenticarono la promessa
fatta,
si fermarono accanto alla casetta, ma Berto non c'era
più.
Era morto qualche giorno dopo l'ultima magia.