Questo è il nome dello scolaro qui presente.
Il ragazzino è vispo, intelligente, ma a volte
si lascia distrarre
dagli avvenimenti e sembra perdersi.
Un colpo d'ala però lo fa riprendere
e risolve tutti i suoi problemi ed anche quelli degli
altri.
E' furbo, pronto di spirito, capisce al volo le situazioni
e arriva alle conclusioni velocemente.
Coraggioso, non si lascia impressionare dalle difficoltà
e, come a scuola affronta i problemi matematici, così
affronta quelli della vita.
Seguiamolo un po' nel suo cammino.
"Giurin- (così
lo chiama la mamma per abbreviare)
Per favore mi fai qualche
commissione?
Ho bisogno del latte, della
farina e dello zucchero
per fare quei biscotti che
ti piacciono tanto"
Il ragazzino ubbidisce con prontezza.
Scende in strada, fischiettando
cammina svelto,
ma, ad un certo punto qualcosa
lo distrae.
Si tratta di un bambino vestito da pagliaccio.
Appartiene ad un circo poco distante e Giurin Giuretta
lo segue
per curiosare nella vita del circo.
Osserva gli animali, i clown, le ballerine
e soprattutto lo colpisce un prestigiatore, che si allena
per il prossimo spettacolo.
Vorrebbe domandargli i trucchi del mestiere,
ma sente il campanile che suona le ore e si ricorda delle
commissioni
per la mamma.
Svelto svelto si precipita nel negozio, compera l'occorrente
per i biscotti e arriva ancora presto a casa.
Non deve trovare scuse per giustificare il suo leggero
ritardo.
Non gli piace doversi scusare e, tanto meno, dire bugie.
Il giorno
del compleanno di un suo amichetto (tre anni)
la mamma aveva preparato una bella torta con tre candeline.
Giurin Giuretta
doveva portargliela, ma ecco l'imprevisto.
Un ragazzaccio stava molestando un povero cagnetto. Giurin
Giuretta, che amava
molto gli animali, intervenne in difesa del povero cane.
Alle sue rimostranze quel ragazzaccio iniziò a menare le mani: ceffoni,
pugni, calci e il nostro eroe non stava certo a subire, ma nella lotta,
la torta volò via e, in men che non si dica, il cagnetto se la pappò,
spegnendo s'intende le candeline.
Come fare? Giurin Giuretta non si perse d'animo e cercò
un rimedio. In tasca aveva poche lire. Per acquistare un'altra torta non
bastavano. Andò dal pasticciere che ben conosceva e cercò
qualcosa per cui bastassero le sue lirette. Però il pasticciere,
vedendolo così mal ridotto, volle conoscere l'accaduto e, impietositosi,
gli regalò una bella torta da sostituire quella finita in bocca
al cane.
Il ragazzino felice, lo ringraziò offrendosi di
ricambiare il piacere con qualche possibile servizio. E mantenne
la promessa!
Sarebbe lungo raccontare
tutti gli imprevisti che contribuivano
a distrarre il nostro Giurin Giuretta.
Non che fosse un ragazzino distratto,
ma si lasciava attrarre dalle novità e
dimenticava i suoi impegni del momento.
Però riusciva sempre a riprendersi in tempo
e, un po' con la furbizia,
ma soprattutto con l'intelligenza,
riusciva a fare bene ogni cosa.
Amava molto la musica e stava imparando
a suonare il pianoforte, ma bastava che volasse una mosca
o trillasse il telefono, che perdeva il tempo e subiva
un rimprovero.
Subito però si riprendeva e dava risultati brillanti.
Aveva molti amici, ma alcuni, come sempre capita ai migliori,
erano gelosi della sua bravura e,
volendolo mettere nell'imbroglio, gli tendevano tranelli.
Un giorno in classe un ragazzino, proprio quello con
il quale Giurin Giuretta si accapigliò per via del cane, rubò
la cioccolata di un compagno e diede la colpa a Giurin.
Nessuno poteva credere che Giurin avesse fatto una simile
azione!
Tutti conoscevano la sua onestà e lealtà.
L'insegnante interrogò i ragazzi. Tutti muti.
Forse avevano paura di Michele, il ladruncolo,
perché era il più forte, essendo anche
il più anziano dato che era ripetente.
Quando toccò a Giurin Giuretta, che sapeva benissimo
chi era stato, non lo incolpò, non per paura, ma per non farlo castigare.
Disse soltanto: "Non avrei
potuto rubare io la cioccolata, dato che ho l'acetone per cui in questo
periodo non posso assolutamente mangiare dolci."
Michele ammutolì e, visto
lo sguardo minaccioso degli amici di Giurin Giuretta,
fu costretto a confessare.
Ma...
Non poteva finire così.
Ed ecco l'episodio più clamoroso.
Michele si era formato una piccola banda di ragazzi discoli
come lui.
Si pavoneggiava come capo e dava ordini.
Tutti lo ubbidivano, un po' per paura, un po' perché
dello stesso stampo.
Ragazzi così certamente non erano brillanti nello
studio.
Preferivano divertirsi anziché studiare.
Qualcuno fumava già lo spinello e lo proponeva
ai compagni.
Per conseguenza i loro voti sul registro di classe erano
assai scadenti.
Così decisero un giorno di farsi chiudere nella
scuola per poter accedere ai registri quando gli insegnanti e gli alunni
erano a casa.
Riuscirono a cancellare i loro voti, ma ancora non soddisfatti
decisero di distruggere addirittura la scuola.
Si accordarono con altri monelli più vecchi e
si provvidero di vernici,
di pennelli, taniche di benzina.
L'intenzione era di dipingere le pareti delle aule con
vernici e frasi insolenti.
Ma perché la benzina?
Volevano dare fuoco ai documenti scolastici per loro
compromettenti.
La cosa non passò sotto silenzio. Qualcuno parlò
per farsi bello.
Così Giurin Giuretta venne a saperlo.
Iniziò a controllare i loro movimenti e, senza
farsi accorgere,
si fece rinchiudere in un'aula dove nessuno lo vide.
Giunta la sera, i monelli riuscirono ad entrare nello
scantinato
portando con sé vernici, taniche, fiammiferi.
Purtroppo, o per fortuna, accadde l'imprevisto.
Inavvertitamente uno della squadra versò una tanica
e, dato che maleducatamente uno di loro aveva gettato a terra un mozzicone
di sigaretta acceso,
la benzina prese fuoco ed i ragazzi rimasero intrappolati
nello scantinato.
Le vernici erano facilmente infiammabili.
La distruzione della scuola era imminente,
con danno gravissimo per tutti gli scolari e per tutto
il paese.
Erano disperati e gridavano AIUTO! AIUTO!
Nessuno li avrebbe sentiti e sarebbero certamente morti
se Giurin Giuretta, nascosto poco lontano, non li avesse
sentiti.
Piano piano salì in direzione, si attaccò
al telefono e chiamò i pompieri.
Poi discese in cantina e si diede da fare per aprire
le porte che erano rimaste inchiodate.
Si scottò le mani, si bruciò un pochino
la maglietta,
ma riuscì a liberare i monellacci.
Stupiti della sua presenza non sapevano più come
fare per ringraziarlo.
I pompieri accorsi domarono l'incendio, portarono in
Questura quei monelli,
che già con lo spavento provato avevano avuto
una bella lezione.
I genitori, chiamati dal Commissario di Polizia,
rimasero stupiti, come sempre accade, che i loro figli
fossero così discoli
e potessero arrivare a tanto.
Li riportarono a casa promettendo loro un bel castigo.
Infatti, il giorno seguente li accompagnarono a scuola
e li mortificarono davanti agli scolari di tutte le classi radunati
insieme e raccontarono le loro malefatte,
i pericoli corsi da loro e da tutto il paese, che poteva
essere privato della scuola per la loro imbecillità.
Come era prevedibile furono sospesi dalle lezioni per
una settimana.
Chiusi in casa, costretti a meditare sul loro comportamento,
dovettero anche studiare.
Niente videogiochi, niente TV, niente divertimenti.
Questa volta i genitori furono implacabili.
Sarà servita loro la lezione?
Intanto Giurin Giuretta fu considerato un eroe
Fu elogiato da tutti e premiato con un segno di vera
riconoscenza:
UNA MEDAGLIA AL MERITO
PER AVER SALVATO LA SCUOLA
ED I COMPAGNI.
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