[Torna alle Fiabe di Cuoricina] Le Fiabe di Donna Mariangela

Benvenuti e buon divertimento

GIURIN GIURETTA

Questo è il nome dello scolaro qui presente.
Il ragazzino è vispo, intelligente, ma a volte si lascia distrarre
dagli avvenimenti e sembra perdersi.
Un colpo d'ala però lo fa riprendere
e risolve tutti i suoi problemi ed anche quelli degli altri.
E' furbo, pronto di spirito, capisce al volo le situazioni
e arriva alle conclusioni velocemente.
Coraggioso, non si lascia impressionare dalle difficoltà
e, come a scuola affronta i problemi matematici, così affronta quelli della vita.

Seguiamolo un po' nel suo cammino.


"Giurin- (così lo chiama la mamma per abbreviare)
Per favore mi fai qualche commissione?
Ho bisogno del latte, della farina e dello zucchero
per fare quei biscotti che ti piacciono tanto"

Il ragazzino ubbidisce con prontezza.
Scende in strada, fischiettando cammina svelto,
ma, ad un certo punto qualcosa lo distrae.

Si tratta di un bambino vestito da pagliaccio.
Appartiene ad un circo poco distante e Giurin Giuretta lo segue
per curiosare nella vita del circo.
Osserva gli animali, i clown, le ballerine

e soprattutto lo colpisce un prestigiatore, che si allena per il prossimo spettacolo.


Vorrebbe domandargli i trucchi del mestiere,
ma sente il campanile che suona le ore e si ricorda delle commissioni
per la mamma.
Svelto svelto si precipita nel negozio, compera l'occorrente
per i biscotti e arriva ancora presto a casa.
Non deve trovare scuse per giustificare il suo leggero ritardo.
Non gli piace doversi scusare e, tanto meno, dire bugie.


Il giorno del compleanno di un suo amichetto (tre anni)
la mamma aveva preparato una bella torta con tre candeline. Giurin Giuretta
doveva portargliela, ma ecco l'imprevisto.
Un ragazzaccio stava molestando un povero cagnetto. Giurin Giuretta, che amava
molto gli animali, intervenne in difesa del povero cane. Alle sue rimostranze quel ragazzaccio iniziò a menare le mani: ceffoni, pugni, calci e il nostro eroe non stava certo a subire, ma nella lotta, la torta volò via e, in men che non si dica, il cagnetto se la pappò, spegnendo s'intende le candeline.
Come fare? Giurin Giuretta non si perse d'animo e cercò un rimedio. In tasca aveva poche lire. Per acquistare un'altra torta non bastavano. Andò dal pasticciere che ben conosceva e cercò qualcosa per cui bastassero le sue lirette. Però il pasticciere, vedendolo così mal ridotto, volle conoscere l'accaduto e, impietositosi, gli regalò una bella torta da sostituire quella finita in bocca al cane.
Il ragazzino felice, lo ringraziò offrendosi di ricambiare il piacere con  qualche possibile servizio. E mantenne la promessa!




Sarebbe lungo raccontare
tutti gli imprevisti che contribuivano
a distrarre il nostro Giurin Giuretta.
Non che fosse un ragazzino distratto,
ma si lasciava attrarre dalle novità e
dimenticava i suoi impegni del momento.
Però riusciva sempre a riprendersi in tempo
e, un po' con la furbizia,
ma soprattutto con l'intelligenza,
riusciva a fare bene ogni cosa.

Amava molto la musica e stava imparando
a suonare il pianoforte, ma bastava che volasse una mosca
o trillasse il telefono, che perdeva il tempo e subiva un rimprovero.
Subito però si riprendeva e dava risultati brillanti.

Aveva molti amici, ma alcuni, come sempre capita ai migliori,
erano gelosi della sua bravura e,
volendolo mettere nell'imbroglio, gli tendevano tranelli.
Un giorno in classe un ragazzino, proprio quello con il quale Giurin Giuretta si accapigliò per via del cane, rubò la cioccolata di un compagno e diede la colpa a Giurin.
Nessuno poteva credere che Giurin avesse fatto una simile azione!
Tutti conoscevano la sua onestà e lealtà.
L'insegnante interrogò i ragazzi. Tutti muti.
Forse avevano paura di Michele, il ladruncolo,
perché era il più forte, essendo anche il più anziano dato che era ripetente.
Quando toccò a Giurin Giuretta, che sapeva benissimo chi era stato, non lo incolpò, non per paura, ma per non farlo castigare.
Disse soltanto: "Non avrei potuto rubare io la cioccolata, dato che ho l'acetone per cui in questo periodo non posso assolutamente mangiare dolci."
Michele ammutolì e, visto lo sguardo minaccioso degli amici di Giurin Giuretta,
fu costretto a confessare.
Ma...
Non poteva finire così.




Ed ecco l'episodio più clamoroso.
Michele si era formato una piccola banda di ragazzi discoli come lui.
Si pavoneggiava come capo e dava ordini.
Tutti lo ubbidivano, un po' per paura, un po' perché dello stesso stampo.
Ragazzi così certamente non erano brillanti nello studio.
Preferivano divertirsi anziché studiare.
Qualcuno fumava già lo spinello e lo proponeva ai compagni.
Per conseguenza i loro voti sul registro di classe erano assai scadenti.
Così decisero un giorno di farsi chiudere nella scuola per poter accedere ai registri quando gli insegnanti e gli alunni erano a casa.
Riuscirono a cancellare i loro voti, ma ancora non soddisfatti
decisero di distruggere addirittura la scuola.
Si accordarono con altri monelli più vecchi e si provvidero di vernici,
di pennelli, taniche di benzina.
L'intenzione era di dipingere le pareti delle aule con vernici e frasi insolenti.
Ma perché la benzina?
Volevano dare fuoco ai documenti scolastici per loro compromettenti.
La cosa non passò sotto silenzio. Qualcuno parlò per farsi bello.
Così Giurin Giuretta venne a saperlo.
Iniziò a controllare i loro movimenti e, senza farsi accorgere,
si fece rinchiudere in un'aula dove nessuno lo vide.
Giunta la sera, i monelli riuscirono ad entrare nello scantinato
portando con sé vernici, taniche, fiammiferi.
Purtroppo, o per fortuna, accadde l'imprevisto.
Inavvertitamente uno della squadra versò una tanica e, dato che maleducatamente uno di loro aveva gettato a terra un mozzicone di sigaretta acceso,
la benzina prese fuoco ed i ragazzi rimasero intrappolati nello scantinato.
Le vernici erano facilmente infiammabili.
La distruzione della scuola era imminente,
con danno gravissimo per tutti gli scolari e per tutto il paese.

Erano disperati e gridavano AIUTO! AIUTO!
Nessuno li avrebbe sentiti e sarebbero certamente morti
se Giurin Giuretta, nascosto poco lontano, non li avesse sentiti.
Piano piano salì in direzione, si attaccò al telefono e chiamò i pompieri.
Poi discese in cantina e si diede da fare per aprire le porte che erano rimaste inchiodate.
Si scottò le mani, si bruciò un pochino la maglietta,
ma riuscì a liberare i monellacci.
Stupiti della sua presenza non sapevano più come fare per ringraziarlo.

I pompieri accorsi domarono l'incendio, portarono in Questura quei monelli,
che già con lo spavento provato avevano avuto una bella lezione.
I genitori, chiamati dal Commissario di Polizia,
rimasero stupiti, come sempre accade, che i loro figli fossero così discoli
e potessero arrivare a tanto.
Li riportarono a casa promettendo loro un bel castigo.
Infatti, il giorno seguente li accompagnarono a scuola e li mortificarono davanti agli  scolari di tutte le classi radunati insieme e raccontarono le loro malefatte,
i pericoli corsi da loro e da tutto il paese, che poteva essere privato della scuola per la loro imbecillità.
Come era prevedibile furono sospesi dalle lezioni per una settimana.
Chiusi in casa, costretti a meditare sul loro comportamento,
dovettero anche studiare.
Niente videogiochi, niente TV, niente divertimenti.
Questa volta i genitori furono implacabili.
Sarà servita loro la lezione?



Intanto Giurin Giuretta fu considerato un eroe
Fu elogiato da tutti e premiato con un segno di vera riconoscenza:
UNA MEDAGLIA AL MERITO
PER AVER SALVATO LA SCUOLA
ED I COMPAGNI.

 
 
 
 
 
 
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