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Benvenuti e buon divertimento - Fiaba di Mariangela Vinci

FATA AZZURRINA

Nel mondo delle fate c'era anche lei:
FATA AZZURRINA.
La chiamarono così per il colore azzurro
dei suoi bellissimi occhi.
Bella, come sono tutte le fate,
buona, generosa, sempre disponibile.
Aveva una passione: i fiori!
Conosceva il nome di tutti, anche dei più piccoli
e, per molti, addirittura insignificanti.
Camminava svolazzando con una borsa a tracolla,
piena di semini da spargere nei prati e nei campi.
Fiori, che spuntavano in ogni stagione.
Nel mese di maggio godeva nel curare rose di ogni colore.

Era riuscita anche a far nascere una rosa blu, rarissima nei roseti degli uomini.
Ammirava i suoi fiori, li sfiorava con le sue ali.
Un giorno d'inverno la neve ricoprì
le aiuole, fata Azzurrina soffrì nel timore che potessero morire.

Sorpresa! Un bel giorno tra la neve ecco comparire un bellissimo fiorellino: il bucaneve. Questo rese felice la nostra fatina, che ritornò a sorridere aspettando di poter spargere ancora semi di pianticelle rare per la gioia di tutti.

Tutti? Ma proprio di tutti?
Purtroppo non fu così.
Anche le fate hanno dei nemici, degli esseri immondi,
che nella loro malvagità vorrebbero distruggerle.
Non potendo riuscirci cercano almeno di far loro dei dispetti
per farle soffrire.

Tra i più accaniti ecco Mago Azzurro.
Era un bel mago!
Portava sempre un mantello azzurro da cui il suo nome.
A dire la verità costui non era proprio malvagio,
era piuttosto dispettoso.
Era innamorato di Fata Azzurrina, ma non ne era corrisposto,
così si divertiva a farle piccoli dispetti visto che i regalini non servivano.
Un giorno, per esempio, le fece trovare nelle sue aiuole, un topo.
Sì, un topolino che si divertiva a scorrazzare fra i fiori
con il pericolo che questi si rovinassero.

Azzurrina capì subito che quello era uno scherzetto
di Mago Azzurro e non si spaventò.
Anzi. si avvicinò al topolino e cominciò a rabbonirlo
porgendogli un bel pezzo di cacio di cui i topi sono golosi.
Topo Tip (così fu chiamato) si comportò allora
come un gattino: non poteva fare le fusa come un gatto,
ma cominciò a sfiorare la fatina con le sue grandi orecchie
dicendole:
"Come sei gentile e bella.
Ti ringrazio per il buon bocconcino che mi hai offerto.
Sta tranquilla per i tuoi bellissimi fiori,
non li calpesterò certamente,
ma ti prego: regalamene uno,
piccolo, piccolo, così lo porto al mio padrone"
"Ma chi è il tuo padrone?"
"Non hai capito? è Mago Azzurro,
e, se gli porto un tuo fiore, ne sarà felice e non ti
molesterà più."
Azzurrina avrebbe voluto mandargli una pietra, ma
gentile com'era, per amore di pace, accontentò il topino.
Cercò tra le aiuole un piccolo garofano e lo porse a Tip
dicendogli:
"Dì al tuo padrone che gli mando un fiore profumatissimo
però deve lasciarmi in pace, altrimenti la prossima volta
gli manderò un fiore di cardo, così si pungerà"
Tip, felice, corse dal suo padrone mago e riferì quanto la fata gli aveva detto.
"Non finisce così."
Replicò Azzurro.
Visto che con Tip il suo scherzetto era fallito
pensò a lungo che cosa potesse combinare per disturbare
la tranquillità della sua vicina di casa.



Mago Azzurro viveva in un bellissimo castello
in mezzo al bosco.

Il bosco offriva molte occasioni per organizzare
un dispettuccio.
C'erano erbe, alberi, fiori e anche tanti animaletti.
Il mago burlone fece un bel mazzo di fiori profumati:
sapeva che piacevano molto ad Azzurrina,
ma dentro ci nascose un bruco parlante.
Gli aveva insegnato a dire:
"Bella Fatina, come vedi il buon Mago Azzurro
ti ama e sai che desidera sposarti.
Ti manda questi fiori espressione del suo amore,
ma bada bene: se ti ostini ancora a rifiutarlo
ci penserò io a farti cambiare idea.
Rosicchierò tutte le radici del tuo giardino
e non ti basteranno gli occhi per piangere
il tuo dolore"
Il bruco riferì parola per parola il discorsetto.
La fatina stizzita rispose:
"Questo è un ricatto!
Rispondi pure al tuo padrone che non mi conquista
con i dispetti ed i ricatti.
Torna pure da lui con i suoi fiori e digli che
non voglio più vederlo, altroché sposarlo!"




Un giorno passò accanto alla casa di Azzurrina uno gnomo.
Era grazioso, anche se non proprio bello,
ed era molto gentile.
Portava un vassoio di leccornie
e, quando vide la graziosa fatina,
gliene offrì con grazia.
Azzurrina, che era molto golosa,
gradì l'offerta e cominciò a chiacchierare
con lui.
Le solite domande: chi sei, da dove vieni,
come ti chiami e così via.
Lo gnomo rispose con gentilezza e disse di chiamarsi
Beldì, di abitare in una bella casetta nel bosco
e invitò la fatina a fargli visita.

La casetta era dentro un grande fungo.
Molto graziosa.
Era proprio adatta per Beldì.
Fata Azzurrina, quando la vide,
ne fu conquistata.
"Ma sai che hai proprio una bella casetta!
Piacerebbe fosse mia anche se la mia è graziosa,
ma questa è speciale"
"Vieni ogni volta che vuoi, sarai sempre la benvenuta.
E ti farò assaggiare dei dolcetti che so fare solo io
e sentirai che bontà!"
La fatina fu molto grata al nuovo amico
e gli promise di tornare presto a trovarlo.
Tornò infatti e non una sola volta.
Le piaceva conversare con quel simpatico
piccolo gnomo.
Volle chiamarlo Tintirì anche perché
lui canticchiava sempre un motivetto che faceva così:
"Tintirittì tintirittà
la bella fatina eccola qua
graziosa e bella più di una stella.
Tintirittì tintitittella!"
Passa un giorno, passa un altro,
i due amici si innamorarono.
Tintirì era molto dolce e premuroso,
certo non era da paragonare a mago Azzurro.
La cosa, risaputa dal mago, certo non gli andò a genio.
La prese male e cercò il modo di vendicarsi.
Avrebbe voluto distruggere la casetta di Tintirì,
ma non ne ebbe il coraggio.
Non era poi tanto cattivo, l'abbiamo già detto,
ma dispettoso sì.
Intorno al funghetto c'erano tante pietruzze.
Le trasformò in formiche.
Quanto erano fastidiose!
Si intrufolavano dappertutto:
in cucina, negli armadi, sulle vivande.
I due amici erano disperati,
ma non dimentichiamoci che Azzurrina era una fata!
Anche lei aveva dei poteri e con la sua bacchetta magica
raccolse in fila tutte le formicuzze e le guidò
in processione fino al bosco, ai piedi del castello
del mago.
"Formicuzze qua da me
tutte in fila tre per tre,
in allegria e felicità
tante leccornie vi aspettan già!"
Infatti al castello le graziose bestiole
avrebbero trovato tanto zucchero e miele da farne scorpacciate.



Come finirà questa storia mi chiederete...
Come ogni fiaba avrà un lieto fine:
si sposarono Azzurrina e Tintirì
il nostro caro gnomo Beldì.
Sempre felici vissero insieme in armonia
ed allegria.

             
 
 
 



 
 

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