Il fantasma ballerino
Da una finestra esce del fumo. Pare che sia fumo, ma fumo
non è.
È un fantasma, un fantasma ballerino.
Quando appare sembra ti saluti e ti dica:
“Ciao, ci sono anch'io. Un
giorno ti racconterò la mia storia!"
Aspetto la buona occasione e un giorno, quando intorno
non c’è nessuno, mi avvicino a quella finestra ed aspetto.
“Fantasma, sono curiosa,
dimmi chi sei. Fatti vedere”
Non passa molto tempo che il fumo riappare e prende forma.
L’aspetto di quella forma è di un giovane sui
vent'anni.
È vestito per una festa in maschera. Sembra un
Arlecchino.
E proprio di un Arlecchino ha la spigliatezza, la vivacità.
“Come mai sei qui? Come mai
sei un fantasma? Mi sembra però che tu sia allegro, non certamente
triste per la tua situazione”
“Devi sapere che potresti
chiamarmi “Fantasma ballerino”. Il mio vero nome era Principino, perché
la mia mamma così volle chiamarmi nel suo grande amore.
Fin da bambino amavo
la danza.
Ogni volta che sentivo
suonare un organino,
mi mettevo a ballare.
Così nell’età
della scuola mi fecero frequentare un corso di ballo. Quanto mi piaceva!
Seguivo il ritmo della
musica e non mi sbagliavo nell’interpretarla.
Il mio maestro era
orgoglioso di me e ad ogni occasione mi presentava in pubblico.
Nella scuola di ballo
c’era una ragazzina, assai brava anche lei e sovente danzavamo insieme.
Mi innamorai e le
diedi il primo bacio che nona avevo ancora dieci anni.
Poi ci perdemmo di
vista.
Continuai gli studi,
mi diplomai e trovai anche un lavoretto come segretario di un uomo d’affari.
Volevo continuare
a frequentare l’Università.
Avrei voluto laurearmi
in medicina, ma non potei neanche iniziare a realizzare il mio sogno per
ciò che mi accadde.
Un giorno, ad una
festa fra amici, ritrovai Sandra, la mia amichetta di un tempo.
Si era fatta una bella
ragazza, bionda, slanciata, allegra.
Ci riconoscemmo subito
e fu una gioia grande.
Cominciammo a frequentarci
ricordando i tempi della fanciullezza e le domandai se avesse continuato
a danzare.
La risposta fu affermativa,
anzi mi disse che faceva parte di un corpo di ballo che si esibiva nel
teatro della mia città.
Aveva viaggiato molto
con la troupe, aveva molti amici, ma con nessuno si era impegnata.
Nel cuore aveva sempre
quel ragazzino che le aveva dato il primo bacio.
Ero felice e, con
lei, ripresi a ballare nei locali della città ma intanto correvo
a vederla in ogni spettacolo si esibisse.
Le proposi di sposarci
e volli parlarne con i miei genitori.
Appena ebbero saputo
che si trattava di una ballerina, scandalizzati, mi proibirono di vederla.
Figuriamoci se ubbidii!
La sera stessa ci incontrammo e decidemmo di vederci di nascosto dai miei.
Al matrimonio avremmo
pensato quando i tempi fossero stati maturi.
Sandra un giorno mi
comunicò che sarebbe dovuta partire per una lunga tournée
all’estero.
Avremmo dovuto rimanere
lontani per molti mesi.
Ero disperato.
Troppe cose potevano
accadere in quel periodo.
Avrei voluto seguirla,
ma come potevo fare?
Dovevo lavorare, studiare,
e accontentare le esigenze della mia famiglia.
Così non se
ne parlò affatto.
E Silvia se ne volò
via, mentre io la seguivo trepidante.
Per qualche tempo
continuammo a scriverci.
Io non smisi di ballare:
questa era la mia passione, ma senza Sandra non era più la stessa
cosa.
La sognavo, la vedevo
anche dove non era possibile ci fosse.
Ormai temevo che non
l’avrei rivista più
Le sue lettere arrivavano
con minore frequenza ed un giorno cessarono del tutto.
Chissà che
cosa poteva essere capitato, mi domandavo disperato.
La cercai a lungo
senza esito fino a quando seppi da un amico che si era sposata con un ballerino.
Addio speranze per
me.
Confesso che avrei
voluto scomparire dalla faccia della terra.
A consolarmi c’era
solo il ballo ed il ricordo di lei.
Ero sempre più
distratto e combinavo ogni sorta di guai per la mia distrazione.
Persi il lavoro, sospesi
gli studi, ma continuavo a ballare.
Frequentavo amici
che organizzavano festicciole e così una sera, mentre danzavo, forse
per uno svenimento o per un collasso, caddi e battei violentemente il capo
sul pavimento.
Non mi svegliai più
dopo quella caduta e morii con il nome di Sandra sulle labbra, danzando.
Ecco perché
sono ormai il “fantasma ballerino” e mi trovo in questa casa dove lo diventai
secoli fa.
Anche adesso continuo
a ballare e, ti dirò che sono felice”
Mi colpì la storia di Principino
e mi fece riflettere.