La bellissima Biancaneve viveva da qualche tempo nella
casetta del bosco con i sette nanetti.
Già! Non se n'era andata subito subito, ma rimase qualche
tempo con i suoi amici prima che la cattiva matrigna la ritrovasse.
Accanto alla casetta dei nani ce n 'era un'altra più
grande,
Qui prese dimora la giovinetta.
Trascorreva le sue giornate tenendo in ordine la casa,
preparando il cibo per i nanetti, lavando e stirando i loro
vestitini,
mentre i nanetti andavano al lavoro nella miniera di diamanti.
I giorni passavano, così pure le stagioni e arrivò
l'inverno.
Ed ecco il giorno di Natale.
Biancaneve aveva imparato ad amare i suoi amici come
fratellini
e cercò di farli felici.
Ma che cosa poteva regalare loro per festeggiare il Natale?
Voleva fare un regalo adatto a ciascuno, secondo la loro indole.
Pensa e ripensa non riusciva a risolvere il suo problema.
A chi chiedere consiglio?
Nel bosco c'era un leprotto o coniglietto che fosse,
che era famoso per la sua saggezza.
Infatti con le sue grandi orecchie, ascoltava chi si rivolgeva
a lui
e pensava per rispondere adeguatamente.
Aveva una caratteristica: accompagnava i suoi pensieri con
la battuta di un piede.
Questo significava che la soluzione del problema era imminente.
Biancaneve si rivolse a lui e decise di seguire i suoi
consigli.
Vedremo come.
Intanto fin dalla vigilia Biancaneve addobbò un bell'albero,
un piccolo abete del bosco.
Gli mise vari oggettini come si fa solitamente,
le luci, la cometa su in cima e, ai piedi i doni.
Uno per ciascuno.
Incredibile lo stupore dei nanetti quando, al ritorno dal
lavoro,
videro quella novità.
Biancaneve raccomandò loro di non aprire assolutamente
i doni
fino alla mezzanotte, altrimenti sarebbero scomparsi.
I sette nani, ubbidienti, si ritirarono in casa,
consumarono allegramente la cena e poi subito a letto
per essere ben svegli a mezzanotte in punto.
Allo scoccare delle ore, una campanella diede l'avviso di
chiamata.
Svelti svelti si precipitarono tutti accanto all'albero.
Cominciarono così ad aspettare il proprio turno
per aprire. ciascuno, il proprio dono.
Dotto, Gongolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo,
Mammolo e Pisolo.
Per primo si avvicinò DOTTO
Manco a dirlo, trovò una bella chitarra, dato che
aveva sempre desiderato accompagnare i suoi fratellini durante i canti.
Poi toccò a Gongolo
Per lui, sempre allegro e buontempone, niente di meglio che
trovarsi un organetto da strimpellare a più non posso.
Ed ecco il turno di Eolo
A lui toccò un sacco pieno di ariette musicali da
rallegrare gli amici.
Cucciolo, il più piccino,
allungava il musetto per scoprire il suo dono.
Oh che bello!! Un piattino con bacchetta. Quanto lo desiderava.
Poi toccò a Brontolo
Come al solito, sempre imbronciato,
rimuginava già tra sé: "Per me non ci sarà niente...."
Invece nel suo pacco c'erano tanti dolcetti a forma di pietruzze.
Così veniva soddisfatta la sua golosità e le
pietre simboleggiavano le sue proteste.
A chi tocca ora?
A Mammolo.
Mammolo cercava
di nascondersi per la sua timidezza che lo caratterizzava, ma la curiosità
vinse sulla timidezza e scoprì il suo dono: era uno zufolo, con il
quale poteva farsi sentire senza timori e così accompagnare i suonatori.
Per ultimo arrivò Pisolo,
sempre in ritardo per i soliti sonnellini.