In un magnifico prato di montagna
pieno di fiori,
viveva, o meglio vegetava, un
albero secco secco,
Il suo tronco aveva l'aspetto
di un povero fantasma, spoglio.
Era invidioso della bellissima
fioritura ai suoi piedi.
Ed era anche invidioso del bellissimo
albero
che mutava ad ogni stagione.
Un giorno si lamentò
con lo spiritello del bosco.
"Perché io sono
così secco e brutto?
Da che cosa dipende?
Guarda come sono belli
gli altri alberi, pieni di foglie e di fiori!"
Lo spiritello rispose:
"Abbi pazienza, vedrai che anche per te verrà il momento buono e
ti trasformerai"
L'alberello sentì
qualcosa di vivo nei suoi rami.
Stavano spuntando alcune
gemme al tepore
del primo sole primaverile.
La pioggia aveva bagnato
la terra
e alimentato le radici
dell'albero triste.
La meraviglia e la gioia
scaldarono il cuore del nostro amico.
Già, anche gli
alberi hanno un cuore!!
A rallegrarlo ancora di
più arrivarono due uccellini e si posarono sui suoi rami per fare
il loro nido.
Nel nido deposero le uova, che, a suo tempo si schiusero.
Uno degli uccellini, che chiameremo Cip Cip, era allegro
e canterino.
Le sue melodie riempivano di gioia i dintorni ed anche
il nostro albero secco,
o meglio non più tanto secco, divenne gioioso.
Nella bella stagione arrivarono anche gruppi di bambini
schiamazzanti,
che si misero a fare un girotondo attorno al nostro alberello,
che nel suo cuoricino di legno ne godeva assai.
Mariolino si mise a giocare al pallone e presto fu imitato
dagli amici.
L'alberello godeva della gioia dei bimbi e così
non era più triste.
Le stagioni passavano velocemente e venne l'inverno.
Tutti gli alberi avevano perso le foglie in autunno ed
erano rimaste
solo poche sui "sempreverdi".
Il nostro alberello cominciò a commiserarsi.
Non aveva avuto una gran bella chioma,
ma almeno qualche fronda verde l'aveva rallegrato.
L'aria si faceva sempre più fredda e cominciò
a cadere la neve.
Tutto era ormai coperto da una coltre bianca:
i monti poi erano senza confini.
Una unica distesa bianca che uniformava tutto.
L'alberello intirizzito, era rimasto fuori da quella
coltre,
e venne scorto da uno di quei bambini che erano stati
a giocare a pallone
ai suoi piedi nell'estate precedente.
Ebbe compassione di lui e, invece di pensare di rivestire
un bel pino per Natale,
pensò proprio a lui.
Non volle sradicarlo per portarlo a casa,
ma cominciò ad addobbarlo sul posto.
Attorno alla chioma senza foglie avvolse della carta verde
impermeabile,
palloncini di vetro lucente, e sopra una stellina.
Il nostro alberello era irriconoscibile,
il più bello del prato.
Tutti
coloro che passavano di lì stentavano a riconoscerlo
e si
rallegravano con lui, che non poteva desiderare di più!
I ragazzini
si riunirono attorno all'alberello
e decisero
di recarsi ogni giorno a sciare ed
a giocare
sulla neve attorno a lui.
Costruirono un bel pupazzo di neve
con tanto di cappello rosso, il sigaro e la scopa.
era proprio grazioso.
Una notte...
per una strana magia il pupazzo
prese vita e
cominciò a danzare.
era proprio buffo e ridevano tutti
gli abitanti notturni,
compreso l'alberello che tentò
di imitarlo,
ma inutilmente!
Le radici lo trattenevano al suolo.
arrivò uno scoiattolo
Non era andato in letargo.
La sua dimora era sul ramo di un albero dei monti vicini.
Aveva ancora voglia di viaggiare prima di rinchiudersi
nel tronco del suo albero,
dove aveva riposto tante noccioline per trascorrervi
le giornate fredde.
Anche lui rimase stupito a vedere l'omino di neve danzare
accanto a quella pianta così bella.
Era la prima volta che vedeva un simile spettacolo e,
nonostante il sonno ed il freddo,
non riusciva a tornare al suo rifugio.
Le meraviglie non erano ancora terminate.
All'improvviso apparve un ometto vestito di rosso,
con stivali ed un gran sacco sulle spalle.
Canticchiava un'allegra canzone e procedeva alacremente.
"Ma chi sei tu, e da dove
vieni?"
Domandò l'alberello, che
in quella notte misteriosa aveva potuto parlare.
"Sono Babbo Natale e vengo
da molto lontano
per portare doni ai bimbi
buoni, ma anche agli abitanti di questo prato."
Gli abitanti di quel prato erano
bruchi, cavallette, e, nella loro tana,
ghiri, marmotte, già in
letargo.
Per ciascuno di loro ci fu un regalino
che, al loro risveglio,
avrebbero trovato.
Un regalino adatto per ciascuno.
Era una notte magica quella di
Natale e tutto poteva succedere!
Ma il Natale passò e tutto
tornò nella normalità.
Si fece un gran silenzio nel prato,
gli abitanti dormirono sonni profondi
sotto la coltre della neve.
I giorni passavano veloci finché
tornò il risveglio:
la neve a poco a poco si sciolse,
sugli alberi spuntarono le prime
gemme,
alcuni fiorellini occhieggiarono
fra l'erba:
era tornata la primavera.
Anche il nostro alberello, che
non aveva più la sua veste natalizia
ormai da tempo, si ritrovò
secco secco, ma a poco a poco,
le gemme ritornarono a dargli speranza
di una rifioritura
e non ebbe più da invidiare
gli altri alberi del prato e dei boschi.
Anche gli uccellini cantarono
le loro canzoni d'amore
e ricostruirono i loro nidi.
Un gallo si risvegliò
e, con il suo chicchirichì
raccontò a tutti:
LA PRIMAVERA E' QUI!
FINE