[Torna alle Fiabe di Cuoricina] Le Fiabe di Donna Mariangela

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La breve storia di un albero

 
 
 
 
 
 


 

In un magnifico prato di montagna pieno di fiori,

viveva, o meglio vegetava, un albero secco secco,
Il suo tronco aveva l'aspetto di un povero fantasma, spoglio.
Era invidioso della bellissima fioritura ai suoi piedi.
Ed era anche invidioso del bellissimo albero
che mutava ad ogni stagione.



Un giorno si lamentò con lo spiritello del bosco.
"Perché io sono così secco e brutto?
Da che cosa dipende?
Guarda come sono belli gli altri alberi, pieni di foglie e di fiori!"
Lo spiritello rispose: "Abbi pazienza, vedrai che anche per te verrà il momento buono e ti trasformerai"
L'alberello sentì qualcosa di vivo nei suoi rami.
Stavano spuntando alcune gemme al tepore
del primo sole primaverile.
La pioggia aveva bagnato la terra
e alimentato le radici dell'albero triste.
La meraviglia e la gioia scaldarono il cuore del nostro amico.
Già, anche gli alberi hanno un cuore!!
A rallegrarlo ancora di più arrivarono due uccellini e si posarono sui suoi rami per fare il loro nido.

Nel nido deposero le uova, che, a suo tempo si schiusero.
 

Uno degli uccellini, che chiameremo Cip Cip, era allegro e canterino.
Le sue melodie riempivano di gioia i dintorni ed anche il nostro albero secco,
o meglio non più tanto secco, divenne gioioso.
Nella bella stagione arrivarono anche gruppi di bambini schiamazzanti,
che si misero a fare un girotondo attorno al nostro alberello,

che nel suo cuoricino di legno ne godeva assai.
Mariolino si mise a giocare al pallone e presto fu imitato dagli amici.

L'alberello godeva della gioia dei bimbi e così non era più triste.



Le stagioni passavano velocemente e venne l'inverno.
Tutti gli alberi avevano perso le foglie in autunno ed erano rimaste
solo poche sui "sempreverdi".
Il nostro alberello cominciò a commiserarsi.
Non aveva avuto una gran bella chioma,
ma almeno qualche fronda verde l'aveva rallegrato.
L'aria si faceva sempre più fredda e cominciò a cadere la neve.
Tutto era ormai coperto da una coltre bianca:
i monti poi erano senza confini.
Una unica distesa bianca che uniformava tutto.
L'alberello intirizzito, era rimasto fuori da quella coltre,
e venne scorto da uno di quei bambini che erano stati a giocare a pallone
ai suoi piedi nell'estate precedente.
Ebbe compassione di lui e, invece di pensare di rivestire un bel pino per Natale,
pensò proprio a lui.
Non volle sradicarlo per portarlo a casa,
ma cominciò ad addobbarlo sul posto.

Attorno alla chioma senza foglie avvolse della carta verde impermeabile,
palloncini di vetro lucente, e sopra una stellina.
Il nostro alberello era irriconoscibile,
il più bello del prato.
 
 


Tutti coloro che passavano di lì stentavano a riconoscerlo
e si rallegravano con lui, che non poteva desiderare di più!
I ragazzini si riunirono attorno all'alberello
e decisero di recarsi ogni giorno a sciare ed
a giocare sulla neve attorno a lui.

Costruirono un bel pupazzo di neve con tanto di cappello rosso, il sigaro e la scopa.
era proprio grazioso.

Una notte...

per una strana magia il pupazzo prese vita e
cominciò a danzare.
era proprio buffo e ridevano tutti gli abitanti notturni,
compreso l'alberello che tentò di imitarlo,
ma inutilmente!
Le radici lo trattenevano al suolo.
arrivò uno scoiattolo

Non era andato in letargo.
La sua dimora era sul ramo di un albero dei monti vicini.
Aveva ancora voglia di viaggiare prima di rinchiudersi nel tronco del suo albero,
dove aveva riposto tante noccioline per trascorrervi le giornate fredde.
Anche lui rimase stupito a vedere l'omino di neve danzare
accanto a quella pianta così bella.
Era la prima volta che vedeva un simile spettacolo e,
nonostante il sonno ed il freddo,
non riusciva a tornare al suo rifugio.



Le meraviglie non erano ancora terminate.

All'improvviso apparve un ometto vestito di rosso,
con stivali ed un gran sacco sulle spalle.
Canticchiava un'allegra canzone e procedeva alacremente.
"Ma chi sei tu, e da dove vieni?"
Domandò l'alberello, che in quella notte misteriosa aveva potuto parlare.
"Sono Babbo Natale e vengo da molto lontano
per portare doni ai bimbi buoni, ma anche agli abitanti di questo prato."
Gli abitanti di quel prato erano bruchi, cavallette, e, nella loro tana,
ghiri, marmotte, già in letargo.
Per ciascuno di loro ci fu un regalino che, al loro risveglio,
avrebbero trovato.
Un regalino adatto per ciascuno.
Era una notte magica quella di Natale e tutto poteva succedere!



Ma il Natale passò e tutto tornò nella normalità.
Si fece un gran silenzio nel prato, gli abitanti dormirono sonni profondi
sotto la coltre della neve.
I giorni passavano veloci finché tornò il risveglio:
la neve a poco a poco si sciolse,
sugli alberi spuntarono le prime gemme,
alcuni fiorellini  occhieggiarono fra l'erba:
era tornata la primavera.
Anche il nostro alberello, che non aveva più la sua veste natalizia
ormai da tempo, si ritrovò secco secco, ma a poco a poco,
le gemme ritornarono a dargli speranza di una rifioritura
e non ebbe più da invidiare gli altri alberi del prato e dei boschi.

Anche gli uccellini cantarono le loro canzoni d'amore
e ricostruirono i loro nidi.
Un gallo si risvegliò e, con il suo chicchirichì
raccontò a tutti: LA PRIMAVERA E' QUI!


 

FINE




 
 
 

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